FILL Festival of Italian Literature in London | Tra Brexit e Good Vibrations

Il 2 e 3 di Novembre ci aspetta la nuova edizione del FILL, il festival di letteratura italiana a Londra. Nel momento di incertezza che avvolge chi vive nel Regno Unito nelle fasi altalenanti della Brexit, il Festival of Italian Literature in London diventa un hub vitale di incontro e discussione. Nato nel 2017 e con la forza di un eclettico programma — che ha visto susseguirsi sul palco del Coronet Theatre di Notthing Hill autori come Giancarlo De Cataldo, Iain Sinclair, Olivia Laing, Ali Smith, Michela Murgia e Nicola Lagioia — il FILL giunge ora alla sua terza edizione. A pochi giorni dall’evento, che si svolgerà il 2 e 3 Novembre, abbiamo raccolto le sensazioni e le attese che animano il dietro le quinte del festival, grazie alla disponibilità dello scrittore Paolo Nelli, tra gli organizzatori e animatori dell’evento.

«In questi anni post referendum la Brexit ha avuto effetti anche psicologici e sociali sulla percezione di noi come cittadini in un luogo che ci vive e in cui viviamo. Difficile sentire che l’osmosi è la stessa e quindi è difficile sentirci noi gli stessi di prima in un luogo che non lo è più», ci racconta Paolo Nelli. Brexit non finirà mai, così ha titolato pochi giorni fa Il Post ben descrivendo l’altalena di emozioni a cui ci ha ormai abituato la psicosi d’Oltremanica – la data fissata per Brexit è slittata proprio alle porte di FILL dal 31 di Ottobre al 31 di Gennaio. «Chiedere agli ospiti italiani di venire, se è possibile, col passaporto e non con la carta d’identità, è qualcosa che nessuno di noi avrebbe considerato fino a poco fa», aggiunge Nelli. Una delle conseguenze di Brexit in effetti è proprio la confusione e l’equivoco che trascina con sé non solo a Londra ma in giro per l’Europa.

Eppure proprio questo dà ancora più senso a un evento come FILL, dove tra gli organizzatori e animatori resiste una sorta di spirito carbonaro in direzione del tutto contraria a Brexit. Riesce a descriverlo benissimo Paolo: «Rimane ancora in noi un animo carbonaro negli incontri che adesso avvengono all’India Club sullo Strand. Un posto che è lì, nel centro di Londra, dagli anni ’50 e ha resistito a progetti che lo volevano debellare. Un posto un po’ fuori posto e per questo che ha ragione di esistere. Un po’ ci sentiamo così. Abbiamo creato un festival che, viste le premesse e le difficoltà, soprattutto economiche, non dovrebbe esistere e in noi rimane la soddisfazione di averlo fatto e il piacere di incontrarci per organizzarlo. Siamo tutti volontari, ma il lavoro di squadra, l’esserci conosciuti, ha di suo una forza che ci fa continuare.» Ma chi c’è dietro FILL? «Nel gruppo che organizza il FILL ci sono giornalisti, traduttori, agenti letterari, insegnanti e scrittori che, oltre che a scrivere, in genere, fanno almeno una delle dette professioni. Il punto è che lavoriamo tutti e il Fill si aggiunge ai nostri impegni prendendo, in queste ultime settimane, nel piccolo gruppo che lo coordina, il totale spazio mentale. E anche di tempo.»

Quello del FILL è un programma che prevede incontri con autori italiani e internazionali: «La lingua ufficiale del festival è l’inglese» – ci dice Nelli – «All’interlocutore di lingua non inglese viene lasciata la scelta di come esprimersi e se avere o no un interprete. Capita che un ospite parli inglese, ma preferisca esprimersi nella propria lingua madre. Ciò che a noi importa è che trovi il modo per essere appieno a suo agio. Dopo il lancio del programma comincia tutto un lavoro perché del festival si sappia, perché tutto funzioni. Comincia anche la vendita dei biglietti, con la sorpresa che certi eventi hanno un riscontro immediato, magari inaspettato, e altri invece sono più lenti. Non c’è ragione per cui il teatro resti vuoto, lo sappiamo, ma la preoccupazione, si sa, non segue le statistiche del tutto esaurito degli anni precedenti, neppure il controllo della razionalità. Ora che siamo a meno di una settimana e i numeri sono alti, questa preoccupazione è stata rimpiazzata da altre. Tra cui quella di non poter garantire l’ingresso a chi ce lo chiede per alcuni eventi già esauriti da tempo».

Sono molti infatti gli appuntamenti che anche quest’anno registrano il tutto esaurito: a partire dal workshop di traduzione con l’autrice e traduttrice Livia Franchini, passando per il talk Working Class, Writing Class con Anthony Cartwright e Alberto Prunetti, fino alla comedy night My Personal Brexit con Francesco De Carlo. L’edizione 2019 del FILL si preannuncia una delle più interessanti; basti citare i talk Where No Novel Has Gone Before in cui Rachel Cusk e Edoardo Albinati si confronterano sul ruolo del romanzo nella contemporaneità, e On Writers and Spinning Vynil dove lo scrittore Matteo B. Bianchi e il critico Ian Penman rifletteranno sull’influenza della musica nel loro lavoro.

Una delle caratteristiche principali del FILL è quella di proporre eventi legati non solo al mondo letterario, ma che vanno a toccare temi entrati a far parte della nostra quotidianità: in The Future of Democracy ad esempio – che vedrà protagonisti la giornalista Ece Temelkuran e lo storico Andrea Mammone – gli speakers si concentreranno sulla delicata questione di una possibile scomparsa della democrazia. In programma anche Epic Diego, dedicato alla controversa figura di Diego Maradona, in cui interverranno il documentarista Asif Kapadia (regista del film dedicato a Maradona presentato alla scorsa edizione del Festival di Cannes) e lo scrittore napoletano Alessio Forgione.

«Quest’anno, grazie al maggiore coinvolgimento di università, istituti di cultura e altri canali di diffusione, pensiamo che i non italiani aumentino. Il programma è molto più internazionale che nei due anni precedenti», commenta Paolo Nelli.

FILL non è solo la due giorni di festival, ma anche la serie di appuntamenti che fa da ouverture alla manifestazione principale. Spiega Nelli: «Quest’anno abbiamo organizzato eventi extra FILL, cioè eventi nostri, ma fuori dal fine settimana del festival. È un progetto che stiamo pensando di continuare durante l’anno. Per lanciare il programma, ad esempio, abbiamo avuto una festa tra i tetti di Dalston. Era fine settembre e, in un cielo senza neppure una nuvola, guardando le performance, faceva pensare a qualcosa di simile a quello che poteva succedere sui tetti newyorkesi negli anni ’70, senza droghe, per il vero, e un po’ mi piaceva pensare di essere dentro a un romanzo di DeLillo.»

Ha fatto da apripista al FILL anche la proiezione al Regent Street Cinema del documentario sull’immigrazione Dove bisogna stare, di Daniele Gaglianone: «Ci è dispiaciuto non aver invitato almeno una delle donne protagoniste della pellicola, ma in fase di organizzazione dovevamo fare i conti con i soldi a disposizione. E in quel momento, facevamo programmi senza avere ancora i soldi per coprirli. Per noi era importante mostrare una realtà italiana che va contro la narrazione ufficiale. Se non fosse stato per questo documentario nessuno avrebbe parlato di queste quattro donne fantastiche e noi ci tenevamo a far arrivare il loro operato a Londra

Il primo di Novembre ad anticipare ufficialmente l’apertura del festival avrebbe dovuto esserci anche l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano, purtroppo però Lucano ha dovuto rinunciare per circostanze personali e l’evento è stato annullato. Questo non ferma FILL, semmai rafforza la sensazione che sia un festival di cui c’è bisogno. Se l’appuntamento al King’s College è saltato, quelli di sabato e domenica al Coronet Theatre di Notting Hill sono confermatissimi. Così Paolo Nelli descrive la suggestiva location del festival.

«Il Coronet Theatre è il teatro dove, nella commedia Notting Hill, il personaggio interpretato da Hugh Grant, va a vedere un film con Julia Roberts, di cui è innamorato. Il bar del teatro non appare nel film ma è un posto unico ed è uno dei locali più belli di Londra. Non c’è nessuno degli invitati o del pubblico che non ne rimanga sorpreso e di certo ha favorito a creare l’atmosfera del festival, dove si incontrano gli autori. » Anche quest’anno al bar del Coronet, tra un bicchiere di vino con cui intrattenervi e qualche chiacchiera di rito, vi attendono cannoli, arancini e melanzane fritte da gustare.

E naturalmente non possono mancare i grandi protagonisti del festival: i libri – che arrivano direttamente dalla libreria italiana di Ornella grazie alla compagnia di trasporto ecologico e sponsor del festival Ecofleet. Di fronte a un programma come quello di quest’anno, non ci resta che attendere con trepidazione la terza edizione del FILL, a cui noi de L’Indiependente non mancheremo.

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