Finire morto per mano di un coltello: memoriale su Elliott Smith

Elliott Smith nel 2003 a Los Angeles, Foto di Wendy Redfern/Redferns

Di chi fosse la mano che ha ficcato un coltello nel petto di Elliott Smith il 21 Ottobre del 2003 non lo sapremo mai, ma ci piace pensare all’idea del suicidio. E poi cosa conta? Il fatto è uno solo: Elliott è morto, e non avremo più sue canzoni, a meno che non si tratti di vecchie registrazioni ritrovate in cantina che servono solo a vendere per la nostra cara industria discografica.

È il 1994 l’anno in cui esce Roman Candle, l’album d’esordio solista: la ragazza di Elliott spedisce una cassetta con le registrazioni in chitarra acustica alla Cavity Search Records, e le siamo grati. A quei tempi Elliott suonava ancora con gli Heatmiser, che avevano dato alle stampe Dead AirCop and Speeder, e Yellow N5. Con Roman Candle la musica di Smith cambia direzione e diventa più intima: è come guardare Kurt Cobain durante l’unplugged che tenta di trasformarsi nel Neil Young della generazione post-grunge, o almeno è come immaginare che l’avrebbe fatto prima o poi, se non avesse sparato quel colpo di fucile. In Elliott Smith sentiamo riecheggiare certe melodie dei Beatles e l’intimismo di Nick Drake.

And I wanted her to tell me that she would never wake me

L’anno dopo esce anche Elliott Smith, che parte diretto con quella che ormai è una canzone memorabile, Needle in the Hay. Sono pezzi come questi a dimostrare la genialità melodica di un cantautore che ci ha lasciato troppo prematuramente. Ma è tutto il disco a possedere l’inconfondibile mood elliottsmithiano.

L’ultimo album degli Heatmiser (Mic City Sons) è un compromesso tra la nuova vena solista-intimista di Elliott e l’approccio duro di Neil Gust prima dell’inevitabile scioglimento della band. “Recitavo un ruolo che non era il mio“, commentò poi Smith; del resto era difficile per Neil Gust convivere con quello che i giornalisti chiamavano il Soren Kierkegaard della chitarra.

A questo punto Elliott è pronto a dedicarsi solo al suo progetto solista, e così esce Either/Or, mixato dal suo tormentato amore del periodo, Joanna Bolme. Avete presente la ballata del grande niente? O cosa è capace di farvi Cupido? Non si sa cosa abbia fatto Joanna Bolme a Elliott in quel tormentato periodo, però non rimpiangeremo certo Between the bars per questo. Monumentale.

I’m in love / With the world / Through the eyes of a girl

Con l’uscita di Either/Or Smith si supera: una concentrazione di piccole perle come Picture of me, Angels e No Name No. 5 tutti nello stesso album consacrano il suo talento. Con questo capolavoro è facile farsi notare, e il regista Gus Van Sant contatta Smith per la colonna sonora di Will Hunting. Paradossalmente è un periodo di profonda depressione per Elliott Smith, che inizia a darci dentro con l’alcool e la droga. Tuttavia ci regala un piccolo gioiello lo-fi, Miss Misery.

Di chi fosse la mano che ha ficcato un coltello nel petto di Elliott non è necessario sapere per sopravvivere, anche perché nel 1998 esce XO, che ha regalato alle nostre orecchie l’immortale Waltz#2 (I’m never going to know you now /But I’m going to love you anyhow), e ancora una volta lo ringraziamo del disturbo di aver composto per noi come un piccolo eroe in disparte. È così che quel coltello perde d’importanza, sparisce insieme al corpo di Jeff Buckley annegato e agli antidepressivi di Nick Drake. Nessuna traccia, perché tutte le tracce importanti sono dentro i dischi, nel fuckin’ gospel di I didn’t understand, e nelle notti d’autunno di Tomorrow, tomorrow.

Figure 8 apre il nuovo secolo, parzialmente registrato negli Abbey Road Studios inglesi. È il periodo in cui E.S. inizia a dare segnali di paranoia, come il pensiero monomaniacale di essere inseguito in tour da un furgoncino bianco. “I have become a silent movie“:in Can’t make a sound sta già scritto tutto, la notte del coltello, la morte, i dischi postumi, la depressione, la rabbia: è il testamento. Anche se poi nel 2004 arriva come una botta sulla testa From a basement on the hill, a cui il cantautore stava lavorando prima di morire. E allora sì, possiamo ancora perderci nel meraviglioso mondo di Smith.

See you later
If I see you at all

Exit mobile version