Fischi e silenzi all’Olimpico

 

Si fa presto a dire “sono degli incivili”, si fa presto a dire “sono tifosi è normale”, si fa presto a dire “la mia città è bellissima ma i tifosi…”, si fa presto a sputare sulla propria cittadinanza dall’alto della propria cattedra morale, qualunquista e superficiale. Nessuno che si interroga sulle cause, nessuno in fondo le vuole vedere perché “lo scranno del giudizio verso gli ignoti tifosi” (questi mostri orribili) è una poltrona comoda. Chi si è mai veramente interrogato sul perché di certi gesti?

I fischi all’olimpico sono cominciati nel momento in cui sul maxischermo  è stato inquadrato Schifani – un altro dalla indignazione facile che dopo la partita si è dichiarato “sconvolto” – e sono esplosi nel momento dell’inno nazionale. Bene, la tifoseria napoletana ha fischiato ed ha anche urlato in coro “a voi l’Italia a noi la coppa”.

Che incivili eh? Peccato che non si parla mai dei vari striscioni delle tifoserie del nord. Quella sera all’olimpico erano esposti striscioni del tipo “Benvenuti in Italia”, “Vesuvio wash it” e altre schifezze razziste che per qualche motivo non vengono mai menzionate. Tra l’altro la controprova dell’inciviltà viene dal minuto di silenzio in cui nessuno ha fischiato. Quindi la volontà di fischiare l’inno era ferma e cercata e non dettata dalla barbarie incivile che invece è diventata eleganza impeccabile nella commemorazione dei corpi ancora caldi di Brindisi e dei terremotati.

Perché sputare sempre sulle tifoserie? Perché in molti casi sono un bello specchio dell’Italia e si cerca di non farlo passare per tale – il sentimento di indignazione collettiva “vuota a perdere” nei confronti delle tifoserie e dei gruppi organizzati è di quanto più facile e veloce si possa volere dal popolino.

Chiedere “senso dello stato” da uno stato che il Sud lo deruba da centocinquant’anni  mi sembra un po’ pretenzioso.

(Foto presa da Facebook)

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