30/12/2012 – Mumble Rumble, Salerno
La sala che doveva ospitare il live era capace di creare sia l’atmosfera giusta che l’ambiente accogliente da clima natalizio da cui, la maggior parte di noi, ogni anno cerca di sfuggire. Così , la stanzona dapprima vuota, ma piena di strumenti impazienti di stare là ad aspettare sul palco, s’è vista piano piano riempirsi: c’era chi era attratto dalla gigantografia “temperata”di Jimi con faretto ad intermittenza pronto a far saltare in aria il passante di turno, chi si accomodava nelle prime file pavimentate per godersi meglio lo spettacolo e chi come me sorseggiava la sua birra di turno, incuriosito dalla storia di quelle quattro mura.
Il suono ipnotico che attacca Disorder mi provoca subito qualche piccolo sussulto, così decido di allacciare la cintura, perché penso proprio che il viaggio durerà un bel po’con la fantasia dato che la timida chitarra comincia a riscaldarsi come la voce di Angela Baraldi. E proprio i suoi nervi saldi, la sua voce cattiva, ripetuti pure in She’s lost control, hanno fatto capire subito che lei, perdonatemi il giochetto di parole, il controllo non lo avrebbe mai perso creando un bel feeling con il pubblico. L’ambiente s’è riscaldato in tutti i sensi, la gente esce un po’ a prendere aria, chi con e chi senza sigarette però c’è sempre qualcuno che rimpiazza chi s’è appena allontanato. Ad un certo punto del concerto stavo quasi convincendomi a salire sul palco perché sentendo l’incipit di Atrocity Exhibition, mi ero accorto che mi mancava tanto quello strumento che ti bombarda continuamente a suon tocchi saltellanti e nevrotici di bacchette battenti, ma qualche forza oscura mi ha trattenuto e nonostante la mancanza del continuo tamburellare tutto è andato secondo i piani, il pubblico stava dalla loro parte e se ti giravi intorno vedevi qualche testa che dondolava (compresa la mia), qualcuno che seguiva il ritmo muovendosi disarticolato e qualcuno che muoveva le mani a mo’di cobra ipnotizzati al suono del flauto dell’incantatore. Incantati e non solo quando la chitarra del Giorgio in collaborazione con il basso hanno cominciato a suonare Love will tear us apart again: qualcuno ha urlato, è volato fuori qualche“wohooo” ma fortunatamente nessuno s’è fatto male. Era del tutto innocuo come gli applausi che sono seguiti alla fine del brano. Non che agli altri brani non siano stati applauditi dagli ascoltatori-“joy”dipendenti ma questo s’è sentito qualcosa di diverso, forse perché la serata era stata ispirata a quest’ultimo brano. Senza dimenticare Transmission dove il chitarrista di turno ogni tanto duettava in quasi “falsetto”accompagnando la cantante che passava di lì. E scusate se dimentico qualche brano, ma la memoria a volte gioca brutti scherzi (è già passato un anno da quando sono andato ad ascoltare quel trio) e, a volte, ti fa dimenticare qualcosa. Logicamente i pezzi che ti fanno venire la pelle d’oca e/o i brividi non li puoi dimenticare e penso che quando i nostri eroi hanno fatto Atmosphere, non so voi, ma qualche brivido io l’ho sentito e forse, anche se sono un bravo e un po’ troppo sognatore, per un attimo ho pensato davvero che lassopra sono venuti i joy division con il loro e il nostro Ian Curtis.
Buon anno
a cura di Francesco Di Lione