Giorgio Canali plays Joy Division (ft Angela Baraldi) @ Mumble Rumble

30/12/2012 – Mumble Rumble, Salerno

A fine anno è difficile trovare in giro un po’ di buona musica perché tutti sono presi dai regali da scartare, da quelli già scartati o da organizzazioni di eventi di fine anno-inizio anno. Regalarsi una serata di buona musica nel periodo natalizio potrebbe essere un’idea consumistica  epotrebbe risultare una vera e propria impresa in quanto bisogna andarsi a cercare un localino dove suonano un po’ di musica dal vivo, quella che non ascolti tutti i giorni. E così una volta trovato il Mumble Rumble, in quel di Salerno, ti ritrovi a fare un salto nel passato di oltre 30 anni e più: signori finalmente ho avuto modo di ascoltare dal vivo un po’ Joy Division. Lo so, non erano proprio loro; non c’era Ian, non c’era Peter, non c’era Bernard e neanche Stephen, però c’erano i loro pezzi.

La sala che doveva ospitare il live era capace di creare sia l’atmosfera giusta che l’ambiente accogliente da clima natalizio da cui, la maggior parte di noi, ogni anno cerca di sfuggire. Così , la stanzona dapprima vuota, ma piena di strumenti impazienti di stare là ad aspettare sul palco, s’è vista piano piano riempirsi: c’era chi era attratto dalla gigantografia “temperata”di Jimi con faretto ad intermittenza pronto a far saltare in aria il passante di turno, chi si accomodava nelle prime file pavimentate per godersi meglio lo spettacolo e chi come me sorseggiava la sua birra di turno, incuriosito dalla storia di quelle quattro mura.

Quand’ecco che accade l’irreparabile: alcuni tipi si guardano intorno in cerca di qualcuno che li aveva sfiorati sgusciando rapidamente; poi vedi tre tizi che velocemente si vestono sul palco: gli abiti sono particolari: due chitarre e un’altra…la voce. In un primo istante ho pensato ad una presa della Bastiglia da parte di una platea stanca che non voleva più aspettare, cosa che non sarebbe mai potuta accadere in un posto così tranquillo, dove tutti stavano in santa pace a raccontarsi le imprese eroiche a tavola dei giorni precedenti. E difatti mi ero sbagliato; quelli sul palco non erano facinorosi attaccabrighe ma gli appartenenti al trio Canali-Dal Colle-Baraldi, con i primi due alla chitarra e la terza pronta ad emulare il nostro Ian Curtis. E non prendetevela a male se all’inizio ho pensato che la voce non fosse all’altezza  in quanto, essendo una donna a cantare sarebbe stata più adatta in una performance della famosa Polly Jean Harvey. Era la mia prima volta ad un suo/loro concerto ed in più ero stato colpito da mancanza emotiva pregiudizievole dovuta a fanatismo curtisiano (non tutti ne soffrono).

Il suono ipnotico che attacca Disorder mi provoca subito qualche piccolo sussulto, così decido di allacciare la cintura, perché penso proprio che il viaggio durerà un bel po’con la fantasia dato che la timida chitarra comincia a riscaldarsi come la voce di Angela Baraldi. E proprio i suoi nervi saldi, la sua voce cattiva, ripetuti pure in She’s lost control, hanno fatto capire subito che lei, perdonatemi il giochetto di parole, il controllo non lo avrebbe mai perso creando un bel feeling con il pubblico. L’ambiente s’è riscaldato in tutti i sensi, la gente esce un po’ a prendere aria, chi con e chi senza sigarette però c’è sempre qualcuno che rimpiazza chi s’è appena allontanato. Ad un certo punto del concerto stavo quasi convincendomi a salire sul palco perché sentendo l’incipit di Atrocity Exhibition, mi ero accorto che mi mancava tanto quello strumento che ti bombarda continuamente a suon tocchi saltellanti e nevrotici di bacchette battenti, ma qualche forza oscura mi ha trattenuto e nonostante la mancanza del continuo tamburellare tutto è andato secondo i piani, il pubblico stava dalla loro parte e se ti giravi intorno vedevi qualche testa che dondolava (compresa la mia), qualcuno che seguiva il ritmo muovendosi disarticolato e qualcuno che muoveva le mani a mo’di cobra ipnotizzati al suono del flauto dell’incantatore. Incantati e non solo quando la chitarra del Giorgio in collaborazione con il basso hanno cominciato a suonare Love will tear us apart again: qualcuno ha urlato, è volato fuori qualche“wohooo” ma fortunatamente nessuno s’è fatto male. Era del tutto innocuo come gli applausi che sono seguiti alla fine del brano. Non che agli altri brani non siano stati applauditi dagli ascoltatori-“joy”dipendenti ma questo s’è sentito qualcosa di diverso, forse perché la serata era stata ispirata a quest’ultimo brano. Senza dimenticare Transmission dove il chitarrista di turno ogni tanto duettava in quasi “falsetto”accompagnando la cantante che passava di lì. E scusate se dimentico qualche brano, ma la memoria a volte gioca brutti scherzi (è già passato un anno da quando sono andato ad ascoltare quel trio) e, a volte, ti fa dimenticare qualcosa. Logicamente i pezzi che ti fanno venire la pelle d’oca e/o i brividi non li puoi dimenticare e penso che quando i nostri eroi hanno fatto Atmosphere, non so voi, ma qualche brivido io l’ho sentito e forse, anche se sono un bravo e un po’ troppo sognatore, per un attimo ho pensato davvero che lassopra sono venuti i joy division con il loro e il nostro Ian Curtis.

Buon anno

a cura di Francesco Di Lione

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