Grizzly Bear – Shields

Voto: 7,5/10

L’orso grizzly si è risvegliato, in tutta la sua consueta eleganza musicale, dopo tre anni di “letargo” seguiti all’acclamato “Veckatimest”, terzo album in studio che aveva confermato il quartetto di Brooklyn come una delle più interessanti novità del panorama internazionale.

Dopo tante attenzioni da parte degli addetti ai lavori, il rischio di voler strafare e bruciarsi era evidentemente dietro l’angolo ma la band guidata da Edward Droste non tradisce le aspettative, con un lavoro che ne conferma l’indiscutibile vena creativa mescolando l’accessibilità del pop, la raffinatezza del folk e le intuizioni geniali del miglior rock alternativo. “Shields” continua il percorso tracciato dai suoi predecessori e ne diventa una naturale prosecuzione, un’evoluzione fatta di arrangiamenti sempre curatissimi, sonorità vellutate ed un marchio di fabbrica ormai consolidato, dentro il quale i Grizzly Bear fanno sfociare tutta la loro intelligenza artistica.

Che i nostri siano ancora musicalmente fertili, lo si capisce sin da subito, già sulle note di “Sleeping Ute”, brano dal retrogusto blues in cui gli arpeggi di sottofondo che si inseriscono tra un’esplosione e l’altra tratteggiano i chiaroscuri ormai tipici dei quattro Grizzly. Se i cambi di rotta rappresentano sempre un punto forte della band (la ritmata “Speak In Rounds”, “What’s wrong” o “Half Gate”, per esempio), i Grizzly Bear dimostrano un’abilità ormai ben solida anche nel muoversi su territori più marcatamente pop. Di classe, s’intende, ma pur sempre pop.

“Yet Again”, epico e minimale al tempo stesso,  è uno di quei pezzi destinati a non invecchiare mai e, mentre per “A Simple Answer” non pare azzardato scomodare un paragone con alcune invenzioni di stampo beatlesiano, la morbida e ipnotica “Gun-Shy” rappresenta un vero e proprio tocco di eleganza senza tempo.

Ispirati e poliedrici i Grizzly Bear giocano bene le proprie carte anche quando i ritmi calano e si entra in “zona-ballata”, in molti casi un riempitivo in cui si corre il serio rischio di scadere nel banale: eppure la maliconia che pervade in particolare “The Hunt” e la traccia di chiusura “Sun In Your Eyes”, ben si amalgama al resto del lavoro, andando a completare un quadro già di per sé impeccabile.

Di certo non una sorpresa inaspettata dal punto di vista qualitativo, “Shields” trasmette l’impressione che la band newyorkese riesca ancora a dar sfogo al proprio estro naturale senza caricarsi di quelle eccessive preoccupazioni o patemi, che a lungo andare finiscono per portare fuori strada anche gli artisti migliori.

Un lavoro eccellente col dono della sincerità, il che non guasta mai.

Tracklist:

  1. Sleeping Ute
  2. Speak In Rounds
  3. Adelma
  4. Yet Again
  5. The Hunt
  6. A Simple Answer
  7. What’s Wrong
  8. Gun-Shy
  9. Half Gate
  10. Sun In Your Eyes
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