Unions vs Jobs Act

Mentre la minoranza del Pd continua balbettante la pantomima dell’opposizione interna al conte Mascetti della politica italiana, sabato scorso la Fiom e la Cgil sono scese in piazza a Roma per fare esperimenti di Coalizione sociale.

Maurizio Landini, leader operaio, si pone alla guida del corteo e di un nuovo progetto politico di sinistra trasversale, come puo’ esserlo un esercito di sfruttati non tutelati: lavoratori, disoccupati, studenti e precari che hanno marciato sotto lo slogan “Unions!”.

Uniti nell’occasione contro il Jobs Act approvato dal governo. Una riforma del lavoro che il presidente del Consiglio Renzi in una recente intervista al New York Times rivendica e definisce: “La cosa più di sinistra che ho fatto”.

Di cose sinistre Renzi in effetti ne ha fatte molte da quando è in carica, bisogna dargliene atto e tutte accompagnate da una fanfara propagandistica imbarazzante.

Come non citare il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che rilasciava soddisfatto dichiarazioni sulla crescita dell’occupazione cingendosi la testa con una corona d’alloro: “Nei primi mesi del 2015 ci sono 79mila occupati in più rispetto allo stesso periodo del 2014”. Poi certo andrebbe spiegato che quei dati più che altro si riferiscono alle stabilizzazioni di contratti già esistenti, che sono l’effetto degli sgravi fiscali decisi nella legge di stabilità e che non si sa se saranno permanenti.

Per fortuna ci ha pensato l’Istat con la diffusione dei dati provvisori a far calare un maggiore senso della realtà sulla discussione: il tasso di disoccupazione è tornato a salire al 12,7% a febbraio, dopo il ”forte calo” di dicembre e l’ulteriore diminuzione di gennaio. I disoccupati sono, dunque, 23 mila in più. A febbraio diminuisce il numero di occupati di 44 mila unità rispetto al mese precedente ma aumenta di 93 mila unità rispetto a febbraio 2014. I dati peggiori riguardano il tasso di disoccupazione giovanile e quello femminile.

Pero’ l’importante è essere risoluti e promettere un cambiamento millantandone i benefici. “Per l’Italia, è il tempo delle decisioni. Sono il più giovane leader che l’Italia abbia mai avuto. Sto usando la mia energia e il mio dinamismo per cambiare il mio Paese” ha dichiarato il premier.

Se per Renzi questo significa “cambiare verso” molto meglio mettersi di traverso.

Landini lo fa provando a ripartire dalla piazza, da sempre laboratorio prediletto di ogni sussulto politico e sociale.

Certo per ora si naviga a vista e non ci sono ad oggi i presupposti né la volontà di ricreare un nuovo soggetto politico di sinistra, ma ripartire dal basso e dai problemi reali dei cittadini che stanno soffrendo maggiormente gli effetti della crisi è imprescindibile e Landini questo lo ha capito.

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