Guida all’ascolto dei Breeders nell’epoca dei millenials

Di recente mi è capitato di ascoltare quasi per caso All Nerve, l’ultimo disco dei Breeders. Sul momento non mi ero accorto, anche perché mi suonava bene e di mio gusto, ma riflettendoci, un attimo dopo mi sono reso conto di star ascoltando qualcosa di più.

Mi è parso anche quasi strano dopo averci pensato, il fatto che questo disco sia stato prodotto da 4AD, etichetta britannica tra le più influenti negli ultimi 30 anni, lavoro di una band che esordisce nel 1990 con l’album Pod, figlia di una costola (e che costola) dei Pixies, e di sua sorella gemella membro dei Throwing Muses, una band alt-rock tutta al femminile che ha all’attivo una mole imponente di lavori e collaborazioni. Situazione scomoda per ascoltare All Nerve con leggerezza, quasi come un primo album qualunque.

Il ritorno di Kim e Kelley Deal è un vero e proprio secondo esordio dopo 10 anni di inattività, da quel Mountain Battles che è ancora troppo legato a quel decennio passato, che sembra vicino ma suona già troppo diverso per l’epoca. Un ritrovarsi con gli altri, dopo una lunga pausa creativa fatta di collaborazioni, nuove conoscenze e altri progetti paralleli e che certo ha giovato, per presentare un disco ben fatto che suona nuovo e nostalgico allo stesso tempo. La reunion è quella tra i membri che hanno partecipato alla creazione di Last Splash del 1993, il vero successo, quello che contiene Cannonball, il vessillo delle Breeders; quel disco, disco di platino, di cui qualche anno fa è uscito LSXX, edizione speciale per i 20 anni. La formazione era composta da Josephine Wiggs al basso, Jim Macpherson alla batteria, voce e chitarre Kelley e Kim.

Kim che alla fondazione della band nel 1990, era stata un po’ messa ai margini dei Pixies, dopo il grande successo di Doolittle, inizio della fine a causa delle numerose tensioni per la leadership della band che si erano create con il frontman, Black Francis. Liti che portarono all’interruzione dell’attività alla fine del tour promozionale Fuck or Fight. “Kim era testarda e voleva inserire le sue canzoni, per esplorare il suo mondo” ricorda Joey Santiago intervistato. Tanto testarda che decise di riprendere in mano la chitarra, il suo primo vecchio strumento, abbandonando il basso. Non andò così male, la base c’era già, quell’alt rock era perfetto, in quegli anni del Loollapallooza, della depressione giovanile e della rabbia sociale. Anni descritti benissimo dalla frase di Bart Simpson che in un episodio ammette con Zero degli Smashing Pumpkins come sottofondo “Deprimere i teenager è più facile di sparare a dei pesci in un barile”, anni in cui le Breeders spaccarono e ora ritornano, in un mondo musicalmente parlando totalmente diverso.

Definirei All Nerve come un bel dialogare tra la contemporaneità e quegli anni novanta di cui si sta vivendo un precoce revival ma che già sembrano mancarci così tanto. Suona fresco, ma alcuni stilemi rimangono come il basso, così grave e ripetitivo che è un ottimo contraltare alle voci femminili che sono diventate sicuramente più mature, delle quali si sente la padronanza acquisita in alcuni acuti struggenti. Dal punto di vista estetico si tratta di un album che sembra uno sfogo, cupo e a tratti goth ma in cui c’è spazio anche per momenti più dolci e più soft come in Spacewoman. Giocano molto di più con le influenze, riscoprono una sorta di blues riletto in chiave alt con le chitarre distorte. Nervous Mary e Wait In The Car i primi due brani sono quelli più attuali, suonano davvero bene e si sente che c’è ancora molta voglia di dire, restando fedeli a sé stesse ma rinnovandosi, credendoci ancora come da giovani.

The Breeders, 1993

Certamente ha alcuni punti di debolezza, alcuni effetti psichedelici risultano un di più non necessario e ogni tanto si ritorna troppo uguali a se stessi, ma credo si possa sorvolare, visto si tratta comunque di una buona produzione e di un lavoro che può sembrare nostalgico, ma che in realtà non suona così vecchio. Forse a tratti un po’ scontato, ma è ottimo se lo si considera un ritorno sulle scene quasi da debuttanti, ricordandosi da dove sono venuti ma con la continua voglia di mutare e che sicuramente non deluderà in versione live.

The Breeders, Kim e Kelley piaccia o no sono pezzi storici di valore, provenienti da un periodo aureo per questo tipo di genere e che la sua stessa floridità forse, ha fatto in modo che si bruciassero tutti troppo in fretta. Sono certo non si trattasse di una psicosi di massa e che qualcosa di buono e valido anche per i posteri ci fosse, per cui mi auguro che con il contributo di questi artisti si possa anche influenzare in positivo le giovani produzioni, facendo in modo che quel periodo non resti cristallizzato in quei 10 anni. Penso sia questo il motivo per cui abbia ancora senso ascoltare gruppi come The Breeders oggi, e vederli dal vivo potrebbe risultare una di quelle sorprese da non perdere.

Qui il nostro contest che mette in palio due biglietti per il live dei Breeders al Ferrara Sotto Le Stelle

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