His Clancyness – Isolation Culture

A tre anni di distanza da Vicious, uscito nel 2013 per Fat Cat Records, torna la band capitanata da Jonathan Clancy con Isolation Culture, secondo album uscito il 14 ottobre, su Maple Death Records e Tannen Records in Europa/Regno Unito e Hand Drawn Dracula nel resto del mondo. Se gli His Clancyness ci avevano già convinto con il loro disco d’esordio con questo lavoro non deludono le aspettative riconfermandosi una delle formazioni italiane più esportabili a livello internazionale. Dopo una breve pausa dal lunghissimo tour di Vicious che ha toccato più di 160 città in tutto il mondo Isolation Culture è stato concepito agli Strange City Studios, quartier generale del quartetto bolognese, e registrato negli Invada Studios di Bristol con la collaborazione di Stu Matthews (Beak, Portishead). Anche questa volta sono 12 tracce e si aprono con Uranium che ci immerge immediatamente nel mood generale del disco con atmosfere cupe e lo-fi, loop infiniti e synth analogici. Watch Me Fall che segue è uno dei pezzi più riusciti, una ballad perfetta che sa di America e che potremmo trovare nella soundtrack di un film di Sofia Coppola. Il singolo estratto, Pale Fear, in apertura ricorda vagamente i Black Keys di Weight of Love prima di lasciare spazio a una chitarra fuzz sporca e al ritmo incalzante del ritornello. Il video ufficiale, uscito a luglio, è stato diretto da Giulia Mazza che oltre a far parte della band (tastiere e sintetizzatori) ha curato, come ormai d’abitudine, anche la grafica della copertina.

La quarta traccia è quella che dà il titolo all’album, un pezzo dal sapore 80’s e dalle sonorità dream pop in cui la voce ricorda alle volte Beck e Echo and the Bunnymen. Con Dreams Building Dreams, sarà per il tema che è una denuncia esplicita a una società castrante e claustrofobica o per l’outro di sax che fa subito giornata grigia e uggiosa, la malinconia autunnale di questo disco prende definitivamente il sopravvento e non ci molla più fino alla fine facendoci respirare soltanto con la psichedelia della successiva Isolate Me e con Cuuulture, la penultima, che sembra un’improvvisazione post-punk in studio perfettamente riuscita e spezza il ritmo generale prima della chiusura. Calm Reaction è l’altra grande ballad del disco, nostalgica e meno convincente di Watch Me Fall ma ponte perfetto per scivolare fino alla più ritmata Xerox Mode che più di tutte strizza l’occhio al loro precedente lavoro riprendendone la spensieratezza e l’apertura, merito anche di un suono decisamente più limpido. Quasi senza poter tirare fiato siamo travolti da Impulse, un crescendo in cui sembrano convergere tutti i tratti più caratteristici dell’album, dalle ripetizioni ipnotizzanti del testo al basso insistente di Nico Pasquini. In Nausea la voce, distortissima fino a metà pezzo, si fa spazio come un fruscio lontano tra chitarra e la batteria di Jacopo Borazzo e il risultato è un suono dal gusto retro che sembra provenire da un vecchio impianto stereo abbandonato. Isolation Culture si chiude con Only One, la più ritmata del disco, che dopo Cuuulture attacca a sorpresa e sfuma in dissolvenza quasi a voler concludere delicatamente lasciandoci sospesi. Un’ultima traccia in cui troviamo forse la più esplicita ondata di positività in quella che gli stessi componenti del gruppo definiscono una canzone d’amore dedicata a quel qualcuno (o qualcosa) che, nel caos, ci fa sentire meno soli e alienati.

Nel complesso è un lavoro ben riuscito in cui l’home-recorded e le atmosfere dark autunnali si amalgamano a suoni puliti e freschi che alleggeriscono il disco. E’ un album fluido e compatto in cui grandissimo spazio viene lasciato alla parte strumentale e i pezzi si susseguono naturalmente come fossero un’unica traccia, rendendolo quasi un concept che riflette su quell’isolamento culturale di cui siamo, spesso inconsapevolmente, preda. Un monito alla condivisione asettica e fine a se stessa di esperienze ed emozioni che ostacola la contaminazione di idee, unico terreno fertile in cui l’arte (ma non solo) nasce e fiorisce e senza il quale, alla fine del giorno, ci si sente comunque soli.

Exit mobile version