Ho vissuto una settimana senza ascoltare il disco dei Verdena

L’idea che si potessero scrivere pezzi interessanti sul racconto di una settimana vissuta pericolosamente non è mia: Vice ci ha insegnato come vivere una settimana con 2 euro al giorno, o come fosse il 1996, o senza orologio (che poi le settimane di Vice siano più brevi e durino sempre 4, 5 giorni è un’altra storia). I reporter di Vice però non si sono mai spinti così all’estremo per una settimana intera: come sopravvivereste senza ascoltare il disco con l’hype (scusate la parola) più portentoso della settimana?

Insomma: ho vissuto una settimana intera senza ascoltare il nuovo disco dei Verdena. È stata dura e intensa, come ci si aspetterebbe per tutti, ma alla fine sono riuscita a sopravvivere. Per farlo ho dovuto bere molto e ascoltare spesso Valvonauta ricordando vecchi falò. Ma andiamo con ordine.

Verdena, ‘Endkadenz’ (27 gennaio)

Martedì 27 Gennaio

Il martedì 27 è uscito Endkadenz (volume 1) dei Verdena. La recensione de L’indiependente è veramente bella, di quelle che ti fan venire voglia di mettere subito il disco, ma il problema iniziale – quello che poi condannerà l’intera settimana – è stato non avere un pc a portata di mano al momento giusto. Il disco si può ascoltare solo su Deezer, e sul cellulare non avevo nessuna intenzione di scaricare la app di Deezer, ché tanto in un anno scarso le due uniche anteprime che ha distribuito rispetto a Spotify sono i Verdena e Damon Albarn.

Il primo giorno quindi ho deciso di dedicarmi ad altre attività: tipo soccombere all’influenza. Intanto internet era già invaso di spoiler: il disco dei Verdena è bellissimo, il disco dei Verdena fa cacare, il disco dei Verdena è quello dove non si capisce niente nei testi (ah, ma questo lo sapevo), il disco dei Verdena è un capolavoro, il disco dei Verdena Verdena Verdana (come li chiama qualche giornale).

Durante la notte mi è capitato di svegliarmi in preda a un incubo: non ho ancora ascoltato il disco dei Verdena.

Mercoledì 28 Gennaio

”Che te ne pare del disco dei Verdena?”, qualcuno ha iniziato a chiedermelo. Per l’imbarazzo dovuto al fatto di non averlo ancora ascoltato ho provato a sparire per un po’ rinchiudendomi a Big Sur. In fondo è la settimana della pioggia nel Sud Italia, e quella del Presidente della Repubblica, e così l’hype un poco cominciava a smontarsi: si poteva sempre esercitare il diritto di cambiare discorso.

”Hai sentito il disco dei Verdena?”

”Dai, mi sembra molto più importante parlare delle elezioni del Presidente della Repubblica.”

”Hai visto che stronzi con la storia del Nazareno?”

”No. Non sto seguendo. Ma sai piove da giorni, mi distraggo.” Pausa drammatica per rincarare la dose: ”E comunque è uscito su Deezer.”

Giovedì 29 Gennaio

La situazione è diventata sempre più pericolosa, evitare le domande non era più possibile. Per fortuna il mondo della musica indipendente ha cominciato a provare una certa attrazione per la politica grazie a Magalli.

”Hai sentito il nuovo dei Verdena?”

”Hai visto Magalli?”

”Ahah, sisi.” Bene.

Giancarlo Magalli è riuscito a distrarre l’attenzione dai punti fondamentali. Per un attimo pensare a lui ha fatto metter da parte persino l’esistenza di un nuovo album dei Verdena dal nome impronunciabile. Ti dimenticavi che stesse piovendo, e facevi persino fatica a credere che aleggiasse il nome di Mattarella nell’aria. Il giovedì 29 Gennaio è stato quello in cui il picco di popolarità di Magalli è salito alle stelle, ed è riuscito per poco pure a superare i Verdena.

Intanto sono uscite allo scoperto le prime lamentele: ma i testi di Alberto?, ma cos’è questo disco?, ma questi Verdena! Io ho continuato a ignorare tutto, non potevo sapere di cosa stessero parlando. Ma riuscivo a immaginare che saremmo arrivati presto al prossimo step.

”Hai sentito che merda il nuovo album dei Verdena?”

”Hai visto Magalli?”

”Ahah, sisi.”

Magalli metteva d’accordo tutti: verdeniani e anti-verdeniani. Per un attimo ho pensato che fosse un dio intervenuto dal cielo a salvarmi, ma poi ho visto una sua intervista in cui si auto-proclamava il paladino della protesta anti-sistema e l’ho mandato a cagare col pensiero.

Venerdì 30 Gennaio

Qualcuno mi ha contattato per chiedermi se avessi sentito il nuovo dei Pond, ho tirato un sospiro di sollievo e mi son detta ”ora vanno i Pond?!”. Insomma, era la settimana del disco dei Verdena e la domanda non aveva alcun senso.

”Almeno avrai sentito il nuovo di Bjork.”

”Ehm, no.”

”I Belle and Sebastian?! I Decemberist?! Almeno Carmen Consoli?”

”No…”

”Ma cosa cazzo ascolti, Elliott Smith?”

Sono questi i momenti in cui ti si raggela il sangue. Mi aveva persino sgamato. Sì, stavo sentendo per la quindicimillesima volta Between the Bars di Elliott Smith al posto di ascoltare il nuovo dei Verdena. Ho abbassato il volume con la paura che qualcuno potesse sentirmi. Era tutto senso di colpa e non avevo più scuse davanti all’umanità. Dovevo mettere quel dannato disco e mollare Elliott Smith. Ho premuto play su Ho una fissa ma poi ho iniziato a canticchiare Say Yes di E. Smith, e non so come a un punto stavo ascoltando Benjamin Clementine. Ho iniziato a elaborare una teoria dei momenti musicali: non possiamo mica essere sempre predisposti allo stato d’animo delle nuove uscite, insomma io in quel momento particolare volevo sentire Clementine. Forte di questa teoria, e di qualche pizza, ho affrontato il resto della settimana con spirito positivo.

Sabato 31 Gennaio

Ho pensato che non potevo permettermi di perdere entrambi gli eventi clou della settimana, e visto che avevo rinunciato ai Verdena dovevo almeno sapere il nome del nuovo Presidente della Repubblica. Il problema era che avevo le idee un po’ confuse tra On. Prof. Sergio Mattarella, S. Mattarella, On. Sergio Mattarella e Mattarella secco. I pezzi di Verdena mi sembravano meno della quantità di versioni del nome del neo-Presidente. A un tratto ho addirittura ricordato che in fondo il singolo lo avevo ascoltato, e che il senso di colpa è un retaggio della Democrazia Cristiana a cui non dovevo cedere. ”Un po’ esageri”, mi dicevo. Il cross-over però continuava a perseguitarmi.

Domenica 1 Febbraio

La domenica è il giorno perfetto per recuperare tutto quello che hai rimandato durante la settimana. Però ti dimenticherai di farlo. A un certo punto della giornata ho scoperto di non essere sola. Ho ricevuto outing privatissimi in forma anonima: ”anche io non ho sentito l’ultimo dei Verdena”. Non preoccuparti, manterrò il segreto, pensavo ascoltando qualcosa di John Grant. A un tratto mi è arrivato anche un coraggioso messaggio: ‘‘Ma nessuno lo dice pubblicamente che il disco dei Verdena fa troppo cagare per sentirlo davvero?’‘.

Ho iniziato a pensare che ci fosse un sottotesto, che tutti lo sapessero, che qualcuno mi stesse minacciando velatamente: ascolta i Verdena, premi quel play e senti tutte le 13 tracce. Non toglierlo, e non divagare. Elliott Smith è morto, i Verdena sono vivi, e John Grant non vale. Se proprio, ascolta l’ultimo di Colapesce.

Alla fine ho messo Valvonauta. E ho ricordato di come avessi sentito WOW con mesi di ritardo.

Lunedì 2 Febbraio

E così arriviamo alla mia settimana estrema di astinenza dal nuovo album dei Verdena, Endkadenz Vol 1.

Una settimana in cui i social sono stati letteralmente invasi dai Verdena, e un’ossessione culturale così non si vedeva dai tempi di Je Suis Charlie. Persino l’élite culturale romana ha condiviso pezzi dei Verdena elogiandone il ritorno. Ragazze e ragazzi incantati e delusi, un mondo intero in visibilio di discussioni sulla nuova fatica di Alberto e co., addetti ai lavori che sentivano l’urgenza di parlare e rompere il silenzio, un po’ come la Fallaci dopo l’11 Settembre.

Poi a un tratto mi hanno mandato il video con cui mi accorgo di essere totalmente dalla parte del torto: è lì che ho capito che le mie colpe non si riducevano al non aver ascoltato il disco, ma si estendevano anche a quella di aver bigiato la presentazione di Endkadenz in Feltrinelli. Cosa penseranno di me le generazioni future? Nel video, girato in una pizzeria di Napoli, è lampante che persino i ”suonatori” napoletani di una certa età hanno messo su Endkadenz almeno una volta nello stereo di casa.

A quel punto mi sono arresa: ero letteralmente fuori dal mondo. Ma poi a conti fatti in nessun bar mi è capitato di ascoltare il nuovo dei Verdena in sottofondo. O forse ho solo sbagliato bar e pizzeria.

Nota: Ad oggi il disco è presente anche su Spotify.

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