Alla ricerca del profumo dei libri | Intervista a Desy Icardi

Durante la scorsa edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino che vi abbiamo raccontato in un report, abbiamo avuto la possibilità di incontrare diversi autori e di intervistarli. Con Desy Icardi, la scrittrice de L’annusatrice di libri, pubblicato per Fazi, ci siamo introdotti in punta di piedi nel mondo di Adelina, anche grazie alle descrizioni di una Torino magica, fatta di percezioni e odori e a un tour letterario che ci ha portato a scoprire da vicino, passo dopo passo, il Quadrilatero Romano, uno dei quartieri in cui è stato ambientato il romanzo. Tornati tra i padiglioni del Lingotto, abbiamo chiesto direttamente all’autrice di spiegarci la genesi di questo libro e il motivo per cui ha affrontato il tema della lettura attraverso un approccio sensoriale.

Chi è Adelina, la protagonista de L’annusatrice di libri e come è nato il suo personaggio?

Adelina è nata in tram. Ho problemi di vista e faccio fatica a leggere libri cartacei, così sono stata costretta a passare agli ebook. La gente che non conosceva il mio problema spesso mi diceva: “Certo che ti perdi il profumo dei libri”. Molto poetico, ma non posso leggere con il naso, ribattevo. Mi sono immaginata la storia di Adelina in risposta a questa affermazione. Lei è una quattordicenne che a un certo punto della sua vita perde misteriosamente la capacità di leggere. Scopre casualmente che, anche se non riesce a mettere le parole insieme, riesce a farlo con l’olfatto. Iniziano così le sue avventure e cerca in tutti i modi di tenere nascosto questo suo segreto. Ogni adolescente si sente diverso a prescindere. Adelina poi un motivo per sentirsi diversa ce l’ha perché viene da un paesino di campagna e va a studiare in città a Torino. Ha i suoi problemi da gestire, a partire dai calzettoni di lana e dalle berrette che le fa la mamma o il rapporto con la zia che non le fa mettere i vestiti buoni perché altrimenti si sciupano. Pertanto cerca di tenere nascosto questo suo segreto legato alla lettura olfattiva anche se qualcuno vede delle potenzialità da sfruttare.

Gli odori insieme ad Adelina sono al centro del romanzo. Perché ruota tutto intorno a loro e perché proprio Torino è lo sfondo di questa vicenda?

Sono sempre vissuta a Torino e per questo motivo qui ero in grado di gestire bene un romanzo dove ci fosse una buona dose di realismo. Ci tenevo che fosse, fatta eccezione per la parte di Adelina, tutto estremamente plausibile e attendibile. Ho scelto Torino che per fortuna è una città piena di suggestioni, ma credo comunque che non avrei potuto ambientarla in un’altra città italiana. Gli odori di Torino, specie una volta, soprattutto dalle parti del Quadrilatero, sono stati sempre molto intensi. Torino era una città molto olfattiva, c’erano le caffetterie, le cioccolaterie e le torrefazioni. C’era la fabbrica delle pastiglie Leone e a una certa ora arrivava la colata di anice, poi quella di violetta e così via. Questi effluvi odorosi quasi scandivano il tempo.

Adelina è una ragazzina alla fine degli anni Cinquanta, ma se lo fosse stata oggi come sarebbe?

Non sarebbe la stessa e probabilmente non avrebbe neanche avuto la possibilità di analizzare il suo dono. Adelina sarebbe diventata da subito oggetto di studi. Una ragazza che di colpo perde la capacità di leggere oggi sarebbe portata da logopedisti, psicologi, specialisti di vario genere. Forse non avrebbe fatto in tempo neanche ad accorgersene di avere la facoltà di leggere con il naso. La storia di Adelina non sarebbe stata possibile nel presente.

Leggendo la vicenda di Adelina ho pensato proprio a quei ragazzi che oggi, di fronte alla prima difficoltà a scuola o all’interno della società, vengono portati da uno specialista. Come potrebbe intervenire la scuola per incentivare i giovani a leggere rendendoli un domani degli adulti consapevoli? E cosa può fare, invece, per quanto possibile, per eliminare le etichette?

Se Adelina esistesse nella realtà farebbero bene a portarla da un medico perché una ragazza di quattordici anni che improvvisamente non ha più la capacità di leggere ha un problema dovuto a un trauma psicologico, fisico o celebrale. Per quanto riguarda le etichette la cultura italiana ha la tendenza alla lagna e alla colpevolizzazione altrui. Basti pensare che noi abbiamo coniato l’espressione “piove governo ladro”. La nostra cultura tende continuamente a colpevolizzarsi e a scagionarsi. Esiste una sorta di deresponsabilizzazione del singolo. Questi comportamenti rappresentano lo specchio della nostra società e la diagnosi precoce di alcune malattie o di disturbi del comportamento sono l’ennesimo atto di deresponsabilizzazione. Non sempre, ma in diverse situazioni sì. Il problema non è tanto l’etichetta, ma il fatto di nascondercisi dietro. Se una persona ha bisogno di aiuto può sopportare l’etichetta, l’importante è essere in grado di dare quell’aiuto a chi ne ha bisogno. Sono molto lontana dal mondo scolastico, anche se so che questo libro è piaciuto nelle scuole e lo stanno adottando sempre più spesso. Non pensavo che avrei scritto un libro per ragazzi.

Desy Icardi al Salone Internazionale del Libro di Torino

Se Adelina fosse rimasta in provincia sarebbe cambiato qualcosa nella vicenda?

Non ci ho mai pensato a dire la verità. Non so se si sarebbe resa conto del dono che aveva all’interno del suo ambiente. Magari nessuno avrebbe tentato di approfittarsene, non si può sapere. Non è stata, però, sicuramente la città l’elemento scatenante. Torino mi serviva per distanziarla dal nucleo famigliare e creare una sorta di solitudine dentro la quale si potesse muovere liberamente, cosa che in effetti succede spesso ai protagonisti giovani dei romanzi o dei cartoni animati perché così si consente una certa libertà d’azione.

La lettura può creare legami tra le persone e insegnare il valore dell’amicizia?

La lettura generalmente è un atto solitario, io credo che la narrazione però possa aiutare in diversi modi. Banalmente, seguire una serie televisiva e discuterne può essere un modo per rafforzare un rapporto. Alla fine cambiano i mezzi, ma i rapporti umani rimangono gli stessi. Io credo che non si possa insegnare a qualcuno il valore dell’amicizia, ma il valore della lettura. La lettura può arricchire le persone, dando uno spettro più ampio dei propri sentimenti. Il valore dell’amicizia, però, si impara vivendolo.

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