Intervista ai Thegiornalisti

Venerdì 26 Ottobre scoppia La Guerra Fredda. Apriranno la prima battaglia i Thegiornalisti. Li abbiamo intervistati per farveli conoscere.

In un’epoca in cui la retromania la fa da padrone, il vostro nuovo album “Vecchio” appare come una forte dichiarazione d’intenti, quella di tuffarvi nella musica del passato (il beat anni 60, lo swing e il rockabilly) ed attualizzarla. Qual è il vostro rapporto con la contemporaneità e la musica che gira intorno?

È vero quello che scrivi, cioè che la retromania la fa da padrone. Ma tu dimmi se sono più belle un duetto spider e una mercedes pagoda di 30 o 40 anni fa,  o una qualsiasi macchina giapponese tonda o un cassettone di qualsiasi marca di macchine fatte oggi! Una casa cementata a forma di tumore gigante oggi o la periferia di Madrid che si vede in “Altrimenti ci Arrabbiamo”. Mi dici uno che scrive meglio di Lennon, Dalla, Morricone? Era meglio “Quelli della notte” o “tale e quale show”? Ci dici una cazzo di cosa che oggi è fatta secondo un gusto e un canone migliori di quelli del passato? Ma perché ci dobbiamo abbrutire pure noi! Noi non scriviamo musica retrò o del passato, noi la scriviamo secondo quel gusto, che secondo noi è universalmente riconosciuto come migliore di questo. Il trash di prima è considerato capolavoro oggi, il trash di oggi… bah.. .Tutti conosciamo a memoria dischi, canzoni, film, opere del passato, perché erano fatte per rimanere, oggi una bella cosa dura una giornata massimo. Persino gli anni 90′ oggi ci sembrano migliori di oggi. Siamo esseri umani che abbiamo perso la consapevolezza e la dimensione tipica dell’essere umano e abbiamo assunto la dimensione  e la consapevolezza dei computer. E no, cazzo! Il nostro tempo di vita, di quello che facciamo, scriviamo, pensiamo, non può essere quello di un computer. “Diamo tempo al tempo” appunto! Tra passato, presente e futuro, è tutta una questione di gusto, di saper scegliere, ci dobbiamo ritrovare e dare una qualità e il giusto prezzo e la giusta attenzione alle cose che facciamo. Quindi non è che guardiamo al passato e rimaniamo ancorati al passato, siamo incollati alle cose che reputiamo siano migliori  e che queste cose, stili, gusti, sono trasversali nelle varie epoche storiche, e non circoscrivibili solo per dire agli anni ’60. Uno studente di filosofia del 2012 si sente molto più vicino a Socrate come persona che a un bamboccio qualsiasi della televisione.

Nel vostro album la tradizione cantautorale italiana (da Vianello a Bennato per intenderci) si sposa con le schitarrate à la Libertines e Strokes, in che modo conciliate questa vostra doppia natura?

Sono tutte le nostre influenze che vengono a galla in un sol colpo. Siamo tanto fedeli alla linea di un certo tipo di musica italiana quanto a quella di un certo tipo di musica internazionale. Pazzi di Dalla quanto degli Strokes. Più di Dalla ovviamente.

Cosa cantano sotto la doccia i Thegiornalisti?

Dipende dalla fissa del mese. Tommaso adesso tutto Vasco dal 1978 al 1983, Marco P. solo Radiohead e musica classica, Rissa si canta i riff di chitarra dei nostri pezzi altrimenti se li dimentica.

La vostra musica fa venire in mente in molti passaggi un certo cinema all’italiana di qualche anno fa, qual è il vostro rapporto con il cinema?

Siamo di quelli che si emozionano eccessivamente quando parte la canzone giusta al momento giusto nel film. Qualche sera fa, a proposito di Lucio Dalla, trasmettevano “Borotalco” di Verdone.. beh, è tutto perfettamente armonico: “La settima Luna”, la fotografia tipicamente anni 80′ italiana di quel film, l’impaccio di Verdone, i dialoghi, la moto, il mare del litorale laziale abbastanza abbandonato. È così che si deve muovere l’arte ed è così che l’arte fa muovere.

Avete mai immaginato qualche vostra creazione a far da colonna sonora per un film?

Tutti i santi giorni.

Non possiamo non farvi una domanda sui 40 insulti più divertenti alle band dell’indie italiano. È stata probabilmente un’ottima trovata pubblicitaria. Come vi è venuta quest’idea?

Col cavolo. L’abbiamo scritta alle 2 e mezza di notte per farci qualche risata, dopo aver letto i 40 insulti di Liam Gallagher su Rolling Stone. Ha avuto un’esposizione esagerata. Ti rendi conto quanto vanno il gossip e il parlar male di qualcuno?

Qualcuno dei vostri colleghi se l’è presa o sono stati tutti al gioco?

Quelli che ci hanno scritto sono stati tutti al gioco, per esempio Lodo de Lo Stato Sociale si è divertito un sacco e l’ha anche condivisa, a Carnesi gli è piaciuta, Alessandro Raina degli Amor Fou ci ha anche dato ragione per quello che abbiamo scritto su di loro. Ovviamente era tutto ironico, tutti gli artisti insultati hanno successo più di noi. Incredibile è stata la reazione di alcuni addetti ai lavori tipo alcuni boss di altre etichette che si sono veramente indignati. bah… E anche di alcune persone che ci volevano mandare affanculo da tempo e che hanno avuto l’occasione giusta per farlo. L’ironia e l’autoironia sono forse il più grande sintomo di intelligenza e in pochi ce l’hanno.

Ad ogni modo non credo che odiate davvero tutti… fateci il nome di qualche band della penisola che vi piace particolarmente.

Noi non odiamo proprio nessuno. Anzi, in quei 40 insulti abbiamo messo forse quelli che ci piacciono di più e a cui siamo più legati. Dobbiamo dire che fanno tutti musica molto diversa dalla nostra, però sono tutti bravi a scrivere canzoni, questo è il punto.

Dateci un buon motivo per vedere i Thegiornalisti dal vivo!

Non siamo brutti.

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