“Non ho mai mollato la musica” | Intervista a Margherita Vicario

Il 13 marzo dopo l’esibizione dei 6 semifinalisti che parteciperanno alla seconda serata del Premio Buscaglione (Fanoya, I Cieli di Turner, Malamore, Martiny, Nervi e Nòe), si esibirà Margherita Vicario, cantautrice e attrice che da poco ha compiuto trentadue anni. Nell’ultimo anno la sua voce e i suoi pensieri sono arrivati alle orecchie del grande pubblico e i numeri delle visualizzazioni dei video su YouTube e dei singoli su Spotify sono aumentati a dismisura. Anche se è costantemente divisa tra tv e teatro, Margherita non molla un istante la musica. Ha pubblicato numerose canzoni che sono rimaste impresse al primo ascolto come ABAUE’ (Morte di un Trap Boy), Mandela e Giubbottino e ha firmato un contratto con l’etichetta Island Records. Ora scopriamo insieme in quali circostanze la musica la accompagnerà ancora nel 2020.

Salirai sul palco dell’Hiroshima Mon Amour in occasione della seconda serata delle semifinali del Premio Buscaglione, il premio che si rivolge ai giovani talenti musicali. Ripercorrendo la strada che hai fatto fino a oggi, c’è un consiglio che credi possa essere prezioso per chi vuole emergere e far diventare la musica la propria professione?

Consiglio di fidarsi delle persone seguendo le proprie intuizioni. Nel mio caso è stato proprio grazie ad alcuni se sono riuscita a realizzare dei progetti che volevo portare a termine. Al contrario, però, bisogna stare attenti e circondarsi di persone con cui lavorare bene. In un percorso comunque serve tutto: sia le esperienze positive che quelle negative. Io all’inizio volevo fare tutto da sola, invece è molto più figo avere una squadra intorno.

A distanza di un anno dall’ultima intervista che ti abbiamo fatto su L’indiependente in cui ci raccontavi di come non sempre è facile dividersi tra musica, teatro e tv e di quanto avresti voluto scrivere il più possibile, cosa è cambiato? Sei riuscita a focalizzarti verso un’unica direzione o continui a giostrarti tra mille progetti?

Mi giostro sempre tra mille progetti e cerco di impegnarmi il più possibile. Il desiderio di un anno fa è lo stesso, ovvero scrivere tanto perché comunque più produci, più scarti e cerchi di avere il materiale migliore. E’ anche vero che dal punto di vista musicale ho avuto una progettualità tale che quest’estate mi porterà a dedicarmi alla dimensione live e a far uscire ancora altra musica.

Tra i produttori che hanno lavorato con te alla realizzazione dei tuoi singoli Abaué (Morte di un Trap Boy), Mandela, Romeo e Giubbottino ci sono i torinesi Davide Pavanello e Dardust. Quanto e come hanno influenzato le tue canzoni?

Davide Pavanello (Dade) fin dall’inizio in INRI e Dardust per Giubbottino mi hanno influenzato tantissimo. Io mi occupo al 100% dei testi e delle melodie però dal punto di vista musicale lavoriamo tutti insieme. Per esempio Dade mi sottopone dei beat o viceversa. Poi avviene una scrematura naturale e rimane soltanto quello che a entrambi piace molto. Anche se sono testarda, quando lui mi conduce verso una direzione io ci vado e troviamo una soluzione insieme.

 

Rispetto al tuo primo album Minimal Musical e al tuo Ep Esercizi liberatori, si è trasformato il tuo modo di approcciarti non solo alla musica, ma sono cambiate anche le tematiche dei tuoi testi, molto più focalizzati sulla società in cui viviamo. Cosa credi che dovrebbe dire un cantautore nel 2020 per dare un messaggio importante?

Un cantautore non ha un dovere, ma può parlare di quello che vuole, nel modo che preferisce. Non c’è bisogno che racconti il mondo circostante. Anzi penso che ogni bella canzone sia un po’ politica, anche una bella canzone d’amore. Io affronto determinati temi che riguardano la società perché ci sono aspetti che mi fanno soffrire. Ho sempre parlato d’amore, di storie, di tradimenti e di fidanzati, ma ultimamente mi fanno soffrire soprattutto l’ignoranza e il razzismo.

Tu sei romana, ma Torino è una città molto presente nella tua vita. Se dovessi descrivere con un aggettivo il tuo rapporto con il capoluogo sabaudo quale useresti?

Torino è una città a cui sono legatissima perché il mio amico Bianco, che è appunto di Torino, mi ha introdotto al suo giro di musicisti e amici che sono diventati per me una famiglia. E’ una città estremamente seria e affidabile: mi mette sicurezza. E’ una città rispettosa del lavoro di tutti. Non c’è molto pregiudizio anche dal punto di vista artistico. C’è rispetto di ognuno e questo mi è sempre piaciuto.

A proposito di passato c’è un momento in cui hai capito quale sarebbe stato il tuo percorso?

Io sono molto fiera del mio percorso musicale e in qualche modo la musica ha sempre fatto parte della mia vita. Sono otto anni che suono, ho fatto un disco, un Ep, un altro Ep e ho prodotto un disco che non è mai uscito. Ho fatto ore e ore di prove e tutto quello in cui si cimentano quelli che vogliono fare questo lavoro. L’ho sempre fatto dicendo a me stessa: “un giorno vivrò di questo”. Appena finivo il mio lavoro da attrice, mi prendevano a un provino di un film o di una serie, iniziavo a suonare. Forse l’ho capito solo adesso che sto cominciando ad avere dei riscontri fighi con un po’ di numeri, ma la musica davvero c’è sempre stata. Non l’ho mai mollata neanche quando mi pagavano cinquanta euro a concerto o quando io pagavo di tasca mia i musicisti. Quello che mi riconosco è stata ed è la determinazione.

 

C’è un cantautore o una band del passato che secondo te è ancora attuale?

L’ho già detto più di una volta, ma a me piace molto Fiona Apple per la sua storia con la Sony che non voleva pagarle il disco e i suoi fan hanno fatto un sit-in. E’ una che fa un disco ogni cinque anni e lo fa esattamente come le pare. Con Fiona Apple sono cresciuta e l’ho sempre vista come una grande artista. Però ci sono grandi artisti anche da noi oggi. Personalmente stimo molto Iosonouncane. Per esempio io in questo momento sto facendo un percorso molto più pop e ne vado fiera, ma non è detto che tra qualche anno non faccia un disco completamente strumentale, perché alla fine un musicista deve saper fare di tutto. Mi piacciono le persone che fanno esattamente quello che gli pare e a mio modo insieme al mio produttore Dade lo sto facendo.

Fred Buscaglione è il nume telare di questo concorso, nonché il protagonista della finale del premio, quando i 4 artisti ancora in gara saranno chiamati sul palco per riproporre un brano del cantautore torinese. Tu quale canzone sceglieresti e perché?

Sarebbero tutte perfette per me perché la sua musica è teatro puro, soprattutto quelle con i dialoghi diretti perché è più farina del mio sacco. Quel mondo gangster anni ‘40 che lui racconta è fighissimo.

Come vedi il tuo futuro? Cosa dobbiamo aspettarci?

Adesso dovete aspettarvi delle canzoni nuove. Tratto ogni canzone con molta cura e preferisco che tutti ascoltino bene una canzone alla volta. Penso che ci saranno altre collaborazioni come quella con Elodie per Sposa. Il prossimo autunno uscirà una serie di Rai Uno dove recito, ma soprattutto quello che dovete aspettarvi sono tantissimi concerti quest’estate.

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