Scrittura e lettura | Intervista a Orazio Labbate

La lettura, tutto nasce da lì. Lettura, selezione, editing. Sogni che diventano realtà, testi in bilico tra diventare romanzo e finire in un cestino. La gloria e l’oblio. La macchina di produzione del libro funziona grazie a molti ingranaggi. Editor, consulente, lettore e non solo. Ognuno ha un ruolo determinante.

Orazio Labbate, attraverso la sua esperienza nel mondo editoriale, ci racconta le diverse facce di un settore complesso e affascinante. Laureato in giurisprudenza alla Bocconi, Orazio Labbate, siciliano, naviga da anni ormai nell’oceano dell’editoria. Lettore per Solferino, consulente per il direttore editoriale Antonio Franchini di Giunti, oltre che per Rizzoli e per l’Agenzia letteraria Kalama, Labbate scrive su la Lettura del Corriere della Sera. A ciò si aggiunge la sua esperienza di scrittore. Lo Scuru (2014) e Suttaterra (2017) conducono nelle viscere di una Sicilia gotica, attraverso le vicende della famiglia Buscemi, padre e figlio, rispettivamente nel primo e nel secondo libro. Entrambi i romanzi sono stati pubblicati per Tunué. Nel 2017 la raccolta di racconti Stelle ossee (LiberAria) è risultata finalista al Premio Leonardo Sciascia. Ha pubblicato due enciclopedie illustrate Piccola enciclopedia dei mostri (Il Sole 24 Ore Cultura) e Atlante del mistero (Centauria). Mentre suoi racconti sono stati pubblicati altresì negli USA, tradotti da Anne Milano Appel, presso le riviste Pen America, Guernica e The Shoutflower.


Sei laureato in giurisprudenza, hai frequentato un master in Giornalismo economico presso la Business School del Sole 24 Ore. Da lì sei entrato nel mondo dell’editoria. Quali fattori hanno inciso in questo cambio di direzione? E come sei arrivato poi alla scrittura del tuo primo romanzo?

Ha inciso il mio desiderio di dare professionalità e continuità, rigorosa, all’attività di scrittura. Ho provato, in sostanza, a lavorare con essa in territori che la vedono come motore fondamentale (fluido ed eclettico), lavorativo. Mi riferisco, appunto, al mondo del giornalismo. Grazie, adesso, alla Lettura ho la possibilità di farlo con costanza e continuo esercizio.

Sono arrivato alla scrittura del mio primo romanzo, Lo Scuru, soprattutto costellando le mie giornate con numerose e diverse letture. La lettura è la prima forma di proto-scrittura per un autore, aspirante esordiente. Dopodiché – nel frattempo – lavorando su taccuini, solo poi su computer trascrivendo le pagine a mio avviso maggiormente compiute. Con estremo metodismo, sacrificio e realismo.

La Sicilia è sfondo prediletto dei tuoi romanzi. Una Sicilia gotica, a tratti crepuscolare, intrisa di cultura americana. Sei stato uno studente fuori sede e ora vivi fuori. Che rapporto ti lega alla tua terra? E come quell’isola terra calda e viva diventa una terra di mostri nelle tue pagine?

Un rapporto di notevole malinconia, sensibilità e nostalgica tristezza. È un simbolo realistico, insieme recondito, ma altresì oscuro per costante attrazione immaginifica e creativa. Porto con me la Sicilia, ovunque decida di trovarmi.

Diventa terra di mostri per motivi letterari e inventivi, per ragioni spesso non mortificate da una razionale giustificazione. Questa trasformazione la sento mia, pertanto mi completa e risponde con giustizia alla mia idea di letteratura.

Non è la prima volta che un esponente del mondo dell’editoria si dedichi alla scrittura creativa. Penso ai casi eccellenti di Rollo e Postorino. Come riesci a conciliare le due esperienze? E come la tua formazione di editor ha condizionato la scrittura dei tuoi romanzi?

Cerco di farle compenetrare senza lasciar prevalere nessuna delle due. Bisogna mantenere un atteggiamento estraneo e insieme intraneo. Essere una sorta di iper lettore specialistico, addentro, il più possibile, lo sfaccettato e diverso sistema narrativo dei libri. Un atteggiamento non da mero scrittore che consiglia o che obbliga a traghettare verso i suoi confini letterari.

Sulla formazione di consulente/editor nei confronti della mia scrittura, uno scrittore deve essere editor di sé stesso, sempre. Deve farlo con estrema severità, senza sconti, a costo di tradire il proprio egoismo verso una pagina trascritta da lungo tempo. Uno scrittore deve giudicare sé stesso con costanza, anche offendersi, senza aver paura di tradire la propria innata tracotanza.

Puoi spiegarci in cosa consiste il lavoro del lettore editoriale. Attraverso quali canali ti giungono i testi in lettura e in che modo ti approcci al testo? Preferisci all’inizio la lettura di una sinossi, di alcuni capitoli o del testo nella sua interezza?

Un lettore editoriale deve esprimere un parere compiuto e massimamente professionale su un manoscritto. Un parere critico e nitido globale sulla lingua, sulla struttura, sui personaggi, sulle atmosfere, sull’aura, sulla tensione, sulla suspense, sul pathos e non solo. Dipende dal genere di cui fa parte il romanzo.

Mi approccio ai testi alla stessa maniera, con lo stesso rispetto. Li leggo interamente e con precisione. La sinossi non è indispensabile, preferisco costruirmela passo dopo passo.

I canali sono quelli ufficiali: direttori editoriali, interni organizzativi della redazione o direttamente dall’agenzia letteraria.

Cosa cerchi ogni volta in un testo in lettura? E quali sono gli errori più comuni, che detesti maggiormente, degli aspiranti scrittori?

Non c’è qualcosa che cerco specificamente. Piuttosto mi aspetto di trovare la compattezza della lingua, l’integrità della struttura e la bravura descrittiva, di mantenimento, dell’atmosfera. Per compattezza mi riferisco non per forza a un preciso stile perseguito, o che prediligo, bensì a una possibile sicurezza continuativa e complessiva. Avverto da subito quest’ultima macro qualità, per via del numero sostenuto di manoscritti che ho valutato e letto nel tempo.

Sono invece felice ed entusiasta quando riscontro una voce originale e peculiare nell’autore.
Non detesto nessun errore, semmai prendo atto di numerosi e costanti difetti funzionali (direi basici) nei manoscritti, spesso ingenui, che fanno crollare il testo da subito.

Tra scrittura ed editoria, che progetti hai per il futuro?

A maggio uscirà per Italo Svevo Edizioni, collana Incursioni, il mio nuovo romanzo Spirdu, mentre a giugno uscirà nella collana Passaggi di dogana, Giulio Perrone editore, un saggio narrativo sulle città nei romanzi di Stephen King.

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