Pronti ad approdare a Castelbuono | Intervista Ypsigrock Festival

Il mare della costa siciliana, la ricotta di pecora, la meravigliosa location di Piazza Castello, e un cast che quest’anno raccoglie nomi come Beach House, Ride, Car Seat Headrest e Cigarettes After Sex. L’Ypsigrock si conferma come l’isola felice dell’estate italiana votata ai festival, e non è un caso se quest’anno è riuscito quasi a strappare la targa di Best Small Festival agli European Festival Awards di Groningen.
Abbiamo raggiunto gli organizzatori del festival per qualche domanda alle porte di quest’edizione, e loro ci hanno dato la carica per fare subito le valigie. Siamo pronti a raggiungerti, Ypsigrock! Dal 10 al 13 Agosto a Castelbuono (PA)

Fotografie di Alessia Naccarato


Ormai manca davvero poco all’inizio di un festival che amiamo definire come una delle piccole perle dell’estate italiana. Come vi state preparando a quest’edizione?

Come succede sempre in questi periodi concitati: dormendo poco e male, accumulando stress e stanchezza.
La verità però è che ci prepariamo al festival negli 11 mesi precedenti l’evento stesso. Sotto data c’è da tirare, chirurgicamente, le somme di tutto ciò che è stato fatto e mettere a punto tutti gli aspetti logistici del caso. Gli ultimi giorni sono giusto un misto di imprecazioni, scaramanzie e formalità. Lavoriamo sugli ultimi aspetti della comunicazione, l’infoline è caldissima, ci dedichiamo alla chiusura degli allestimenti dei quattro palchi e all’organizzazione e il coordinamento dello staff in tutti i settori del festival. Questa però è solo la punta dell’iceberg che portiamo sulle spalle. Rome wasn’t built in a day, no?

Chi è stato al festival conosce l’atmosfera che c’è all’Ypsigrock. Provate a descriverla per chi non è ancora mai venuto.

Ypsigrock è un festival che è esclusivo eppure fortemente inclusivo. Esclusivo perché è per pochi, di certo non per tutti, è solo per veri sognatori, per chi è in grado di guardare con gli occhi di un bambino con sempre rinnovata curiosità. Inclusivo, invece, perché appena varchi la soglia di Castelbuono in occasione del festival, fin dalla prima volta che ci metti piede, puoi sentirti subito all’interno di una famiglia allargata, con tanto di nonni e prozii acquisiti al seguito, in un turbinio di ricordi e storie condivise. Una situazione surreale ed improbabile, eppure possibile ad Ypsi, dove tutto diventa magico. Per cui vedi, per esempio, gli anziani del circolo della piazza che condividono il loro spazio con gli ypsini, suonando qualcosa insieme, come successe con Caribou. In sintesi l’accoglienza e l’ospitalità tipica siciliana diventa il perno di quest’atmosfera che porta i fruitori a condividere ogni momento della loro esperienza con gli abitanti del posto anche se, mediamente, per formazione musicale e culturale l’ypsino e il castelbuonese stanno su punti diametralmente opposti.

Foto di Alessia Naccarato

Anche quest’anno la line up raccoglie nomi importanti, voi siete bravissimi a fare proposta. A parte i grandi nomi come i Beach House, cosa consigliate di vedere? c’è qualche band che avete proprio amato al punto da consumare gli album nel cartellone 2017?

Ovviamente consigliamo a chi verrà di non perdersi nessuno degli act in programma, visto che il nostro festival non prevede sovrapposizioni! Ma all’interno della lineup ci sono delle chicche per veri intenditori: in primis senz’altro Aldous Harding, cantautrice neozalandese, prodotta da un gigante come John Parish per la prestigiosa 4AD, un’artista dalla forte personalità, all’estero già tutti parlano di lei e delle sue esibizioni piene di pathos. E poi Adam Naas, giovanissimo artista parigino dalla voce davvero incredibile e che ha appena firmato per la Virgin e Mercury, ma anche Rejjie Snow, uno dei rapper più promettenti che ci sono in Europa, che inanella un successo planetario dopo l’altro, e ancora i Cabbage già “New band of the week” su The Guardian, e nella lista “Sound Of 2017” della BBC, i Klangstof che sono sicuramente tra le più interessanti band della scena alternativa europea e per finire Bry, che in Italia è ancora poco conosciuto, ma in Inghilterra è già un vero fenomeno pop. Senza dimenticarsi degli Amnesia Scanner, una vera potenza.

Una delle cose belle di Ypsi è che c’è un’intera cittadina che si mobilita per il festival intorno al suo Castello. Ci raccontate un po’ l’idea della location, e come reagì all’epoca della prima edizione Castelbuono?

Le venue sono il vero punto di forza di questo festival. Se spostassimo tutto al campo sportivo, per esempio, Ypsi perderebbe la sua aurea magica. Sono i luoghi che assumono nuova forma durante il festival che rendono Ypsigrock un gioiellino. Noi, per esempio, vediamo il castello ogni giorno, ma gli artisti che suonano in quel contesto sono elettrizzati dall’atmosfera che si crea, con il pubblico che si trova quasi a contatto a interagire emotivamente con loro. Quando Ypsigrock è stato fondato, ovviamente è stato visto come un atto sovversivo alla quiete e ai ritmi di un tranquillo paese di origini medievale. Ed in effetti, durante le prime edizioni, il castelbuonese aveva di che dire vedendo gente scapestrata che minava questo stato di cose. Poi, con il tempo, la crescita e la maturità organizzativa hanno selezionato un target di pubblico altamente fidelizzato. Tra pubblico e castelbuonesi si è creato un legame empatico per cui è possibile vedere l’anziano del circolo riaccogliere un ypsino come un nonno abbraccia il nipote dopo un anno di lontananza.

Foto di Alessia Naccarato

Un altro dei vostri marchi di fabbrica è quello di non riproporre mai lo stesso gruppo o progetto al festival per più di un’edizione. È difficile o è uno stimolo in più di anno in anno?

Sicuramente è uno stimolo alla ricerca, ma nel corso degli anni, soprattutto per le band di una certa portata, (i cosiddetti headliner, anche se noi detestiamo questa parola e il concetto che ci sta dietro), diventa sempre più complesso fare i conti con la regola dell’Ypsi Once, posto che non abbiamo certo la disponibilità economica dei colossi europei.
Tra di noi ci diciamo sempre che se non ci complichiamo la vita non siamo contenti. Già scontiamo il fatto di essere lontani dal circuito degli addetti ai lavori per ovvie distanze fisiche, se poi ci mettiamo anche la regola dell’Ypsi Once… si arriva quasi al masochismo. Ma in fondo tutto questo, oltre ad essere un fatto che ci distingue e ci consente, di anno in anno, di dare originalità alla nostra proposta.

Per molti festival, piccoli o grandi, anche in Sicilia, ormai siete un modello di riferimento. Ci sono state negli anni piccole realtà italiane che vi hanno chiesto consigli su come organizzare un festival?

Molti organizzatori negli anni ci hanno chiesto ogni tipo di informazioni o consigli, anche in tempi più lontani, e comunque fa sempre molto piacere poter aiutare altre realtà delle quali conosciamo benissimo le difficoltà.
Altri invece abusano del modello di riferimento scopiazzando senza timor di plagio Ypsi che infoltisce sempre più l’agenda di azioni di disconoscimento di paternità.

Le Savages ad Ypsigrock 2016, foto di Alessia Naccarato

Quest’anno eravate anche in lizza agli European Festival Awards di Groningen come Best Small Festival. Che esperienza è stata? – che dite, riusciamo a strapparlo questo premio il prossimo anno?

Essere il primo festival italiano ad arrivare in finalissima è stata sicuramente una grossa soddisfazione per un evento come il nostro. L’ingresso nella short list degli EFA dello scorso anno è un ulteriore richiamo ad essere sempre di più precisi da ogni punto di vista, per confermare tutto quello che si è scritto sul festival. Come per gli chef è più difficile ma nello stesso tempo stimolante, confermare la famigerata stella Michelin che è stata attribuita l’anno precedente. Se dovessimo nuovamente ritrovarci in lizza per quello stesso premio europeo sarebbe un onore. Vedremo.

YPSIGROCK 2017: cosa dobbiamo attenderci.

L’inatteso e l’inaspettato, se siete disposti a farvi sorprendere dal bello che si nasconde, emozioni forti, il cuore gonfio di gioia e qualche lacrima di commozione.

Giant Sand ad Ypsigrock 2016, foto di Alessia Naccarato

Visto che siamo in Sicilia, consigliate tutto quello che c’è di buono da mangiare a Castelbuono per accompagnare i beat di Ypsigrock.

A Castelbuono si mangia bene ovunque e per tutte le tipologie di portafoglio. Puoi mangiare un panino con le panelle o delle arancine, tipico street food siciliano, come fare un’esperienza gourmet con le prelibatezze del territorio. È il senso di ospitalità che cambia tutto: l’ospite è trattato sempre con grande riverenza perché l’obiettivo è farlo ritornare e non spennarlo.
Alcuni must: brioche col gelato, granite, antipasti locali, testa di turco (è un coloratissimo dolce tipico castelbuonese) e da non dimenticare le ormai celebri creme spalmabili di Fiasconaro (imperdibili quella al pistacchio e quella alla manna). Innaffiare tutto con varie Biciclette.

Insomma, siamo parte degli ypsini carichissimi! A presto Castelbuono.

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