John Grant – Love Is Magic

Hey John, dove sono finite le tue sofisticate ballate al pianoforte straccia-anima-e-cuore? E da dove hai tirato fuori questi esplosivi guizzi electro al ritmo anni Ottanta, disseminati per tutta la durata di Love Is Magic, che finiscono per evocare insieme maestri come David Bowie e John Carpenter? Probabile che il nuovo album di John Grant vi solleticherà con queste domande, e non è un caso se il brano di apertura del disco si chiami Metamorphosis, come se lo stesso Grant ci tenesse a rimarcare una cesura compositiva per quello che definisce «il mio miglior album». Queen of Denmark, il disco del 2010 con cui il cantautore statunitense aveva cominciato l’avventura solista dopo i The Czars, ci aveva emozionato per lo stile: bellissime ballate al piano come Where Dreams Go to Die, una voce perfetta e testi letali. Il flirt con l’elettronica di John Grant era iniziato invece con lo splendido secondo album Pale Green Ghosts, che conteneva pennellate electro-pop come GMF, e lanciava Grant nell’empireo dei grandi cantautori: liriche portentose, capaci di alternare e mescolare i due mondi di tragedia e commedia. Tuttavia, dopo Grey Tickles, Black Pressure, la metamorfosi era nell’aria e pareva quasi doverosa: così ecco il disco più sperimentale di John Grant (che osa già dalla copertina) — e pazienza se ai più conservatori non piacerà.

Sono tanti i mondi da cui il compositore americano pesca per questo nuovo lavoro, tuttavia la sua impronta e il suo stile non vengono fuori sminuiti, semmai si amplifica il suo raffinato talento da ricercatore. E così, più che una citazione di Bowie, l’effetto è quello di assistere a una sorta di miracolosa collaborazione con l’oltre-mondo: una rottura di tempo e spazio in senso classico, in cui si fondono un’elettronica lontana, un sapiente uso degli effetti più contemporanei, e il talento da songwriter di Grant. L’attacco di Metamorphosis è una vera e propria orgia disturbante, domande provocatorie come “Who created Isis” fanno sconfinare la scrittura di Grant verso gli orizzonti della prediletta comicità à la Woody Allen. La title-track Love Is Magic e Tempest appaiono invece sintesi perfette della ricerca che Grant si è prefisso per questo nuovo album: una rivisitazione di un’ideale collezione dei suoi lavori più vecchi, reinterpretati lanciandoli direttamente nello spazio. Così, quando ricompare il piano su Is He Strange, ritroviamo il nostro “greatest motherfucker” alle prese con i suoi dèmoni — ora rimodulati sulla base di una dolorosa ballata senza tempo.

Ritiratosi a vivere in Islanda con i suoi tormenti privati («qui mi sento al sicuro»), tra la continua lotta con l’HIV e una fuga dall’ansia post-moderna, il mondo di John Grant è oscuro e incontaminato proprio come la terra in cui vive — un mondo popolato di folletti misteriosi che sono il riflesso più diretto della sua straripante creatività. Non è certo un lavoro facile all’ascolto, Love Is Magic: contiene insieme la provocazione e la scommessa di un cantautore che negli anni ha collezionato direzioni sonore e ascolti privilegiati. Così vi capiterà di ritrovare echi degli Einstürzende Neubauten nella traccia conclusiva The Common Snipe. O di ballare in preda alla possessione dello spirito di David Byrne su pezzi come He’s Got His Mother’s Lips.

Un disco frastagliato e denso insieme: la più diretta conseguenza di un talento che a 50 anni suonati continua a rinnovarsi per evitare il rischio di citarsi all’infinito. L’amore è sempre magico, ci dice John Grant: etero, omo, queer non importa — il messaggio è per tutti. Nessun barocchismo, nessun compromesso: Love Is Magic disturba come un pugno allo stomaco. Diretto. Sincero. Un nuovo piccolo miracolo a firma John Grant.

Qui il contest che mette in palio due biglietti per il live di John Grant a Milano il 17 Novembre

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