La BELLA ADDORMENTATA di Bellocchio è l’Italia

La disabitudine al cinema che fa riflettere, in molti casi la considerazione che si ha del cinema come puro intrattenimento in un paese come l’Italia, rende film come Bella Addormentata di Marco Bellocchio un fulmine a ciel sereno. A tre anni e mezzo di distanza dalla vicenda che portò alla conclusione dell’accanimento terapeutico nei confronti di Eluana Englaro, il regista piacentino torna a quei giorni, per la precisione dal 3 al 9 febbraio del 2009, non per raccontare la storia di Eluana ma per renderla protagonista occulta di avvenimenti conseguenti o paralleli a quel dramma.

Le storie narrate sono tre: un senatore di origine socialista, aderente al partito di Berlusconi per opportunismo, è chiamato al voto, quel fatidico 9 febbraio, per una legge che si opponga alla sentenza a favore dell’interruzione della nutrizione artificiale, ma la sua coscienza e l’esperienza di vita glielo impediscono e a lui si contrappone la figlia, attivista cattolica, che prega e protesta all’esterno della clinica dove è ricoverata Eluana. Nel frattempo in Veneto, in una villa sfarzosa una attrice famosa passa le sue giornate attendendo e pretendendo con tenacia e con preghiere continue il risveglio della figlia dal coma profondo, rinunciando a sé stessa e a tutto quello che la circonda compreso il marito e il figlio maschio. In un ospedale romano si svolge la terza storia che vede una tossicodipendente desiderosa di farla finita, di non combattere più una battaglia che l’ha sempre vista perdente e non trova altra soluzione che ammazzarsi ma sulla sua strada incontra un medico caparbiamente intenzionato ad opporsi a questa volontà, pronto a fare qualsiasi cosa pur di non lasciarla morire.

Nessun intreccio tra le storie, nessun meccanismo di sceneggiatura che permetta richiami tra i vari personaggi: unico punto in comune i giorni in cui si svolgono le vicende, quella settimana di follia collettiva che contagiò un paese che prese a pretesto quell’avvenimento drammatico che si perpetrava da 17 anni per un destino infame che aveva tolto ad una ragazza la possibilità di vivere. Il film è intenso, è toccante,  per nulla partigiano; le storie immaginarie che si legano a quella reale hanno trama indipendente ma grazie ad un montaggio oculato e non frenetico diventano componenti ideali di un unico filo di diverse tonalità.  Merito da suddividere tra il regista e un cast di notevole bravura con in testa Toni Servillo, Isabelle Huppert, una eccezionale Alba Rohrwacher, i sorprendenti Fabrizio Falco e Michele Riondino (fratelli che si contrappongono alla figlia del senatore fuori la clinica), Brenno Placido, Maya Sansa, Piergiorgio Bellocchio, Gianmarco Tognazzi, Roberto Herlitzka e Gigio Morra. In alcuni momenti il ritmo del racconto è addirittura delicato nonostante la crudezza di molte scene, e viene interrotto bruscamente dalle immagini invasive che in quei giorni rimbalzarono da canali televisivi con politici ed esperti di ogni genere a discutere sulla vicenda di Eluana.

Marco Bellocchio accomuna le storie portandole a diventare parte integrante di ciò che sta succedendo in quel momento nel paese; le contrapposizioni ideologiche, le convinzioni sviscerate nell’arco del film vengono tutte trattate alla stessa maniera, con lo stesso rispetto e l’evoluzione della sceneggiatura non permette una lettura morale di parte che non sia quella di una presa di coscienza comune, lontana dall’imposizione della ragione degli uni sugli altri.  Ciò che vuole evidenziare nella sua opera Bellocchio pare essere l’inconcepibilità della continua guerra di religione che avviene nel nostro paese, la eccezionalità di ciò che può capitare nelle storie di ogni essere umano a prescindere dall’inutile bailamme che ammorba l’opinione pubblica quotidianamente.

La Bella Addormentata del film è l’Italia, sopita nella sua inconcludenza perenne da decenni, scossa da un torpore di vergognoso quanto inutile caos ideologico di tanto in tanto da uomini come Peppino Englaro, il papà di Eluana che ha vissuto per diciassette anni al fianco di una figlia senza vita a cui voleva dare l’ultimo saluto rispettando le leggi di uno Stato in cui ha sempre creduto, senza sotterfugi e scorciatoie tipiche della peggiore italietta che quando deve ripulirsi la coscienza si appella all’eccesso di regole e alle lungaggini della burocrazia, pronta a prostrarsi e a battersi il petto invocando in pubblico un dogma religioso di convenienza puntualmente tradito nel privato.

La Bella Addormentata Italia ha bisogno certamente e con maggiore frequenza di opere come quella di Bellocchio che scuotano le coscienze, che facciano riflettere, ma necessita principalmente che dalle discussioni nascano decisioni concrete che cambino le situazioni, partendo dai diritti di un vivere civile di ogni cittadino che deve avere la possibilità di scegliere o meno di lasciare un testamento biologico che lo preservi da calvari come quello di Eluana Englaro. La Bella Addormentata Italia ha bisogno di svegliarsi dal sonno profondo, e simbolicamente il bacio che Bellocchio mostra alla fine del film rappresenta la speranza da alimentare.

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