La Chiesa alle prese con il referendum in Irlanda

Sarebbe noioso e poco calzante fare l’elenco di errori e orrori della Chiesa cattolica nei confronti dell’umanità che dice di amare, le tremende lacune nell’accettazione della realtà, che hanno portato al rogo grandiose menti delle trapassate generazioni. La Chiesa è abituata a fare ammenda, chissà se esiste un confessore per Papi e alti prelati, e chissà quanti Ave Maria assegna in cambio della penitenza. Solo dopo un lungo processo di segreti e bugie, per esempio, la Chiesa è riuscita ad accettare di parlare di preti pedofili al suo interno. Eppure accettare la realtà è uno dei primi passi per rendersi credibili.

Dopo il referendum irlandese che ha sancito la legalizzazione dei matrimoni gay con ampia partecipazione popolare, l’arcivescovo di Dublino ha utilizzato parole forti nei confronti del Vaticano:”La Chiesa deve chiedersi quando è cominciata questa rivoluzione culturale e perché alcuni al suo interno si siano rifiutati di vedere questo cambiamento. È necessario anche rivedere la pastorale giovanile: il referendum è stato vinto con il voto dei giovani e il 90 per cento dei giovani che hanno votato sì ha frequentato scuole cattoliche”. L’arcivescovo evoca un’incapacità da parte della Chiesa di accorgersi della realtà in cui vive, un’incapacità millenaria per altro.

La rivoluzione sociale e culturale di cui parla l’arcivescovo sarebbe una valanga per la Chiesa, che preferisce il silenzio perché si trova sotto scacco matto: qualunque cosa il Papa dicesse oggi alla finestra potrebbe essere usata contro di lui. Tuttavia le conseguenze di questa piccola rivoluzione sono già all’ordine del giorno, e il Vaticano si trova di fronte a due opzioni che metterebbero in difficoltà qualsiasi Papa. Apertura? Grande fermento in tutto il vescovado, che dovrebbe rivedere un po’ tutte le clausole sul sesso come attività riproduttiva (che dire della masturbazione?). Chiusura? La Chiesa resta – come suo uso – al palo della storia, nel fanalino di coda della difesa dei diritti degli altri. Non una gran novità, se si pensa a quanto poco ha mostrato coraggio storicamente il Vaticano nei confronti dei diritti altrui in real time (per parlare e denunciare pare arrivare sempre con mezzo secolo di distanza dalla storia).

Il futuro sembra terribilmente prevedibile.

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