La poesia di un concerto tra i trulli | Farm Festival

Tutte le foto sono di Federica Danzi

Sono le 20.13 quando il sole cala alle spalle dei trulli della Masseria Papaperta, e le prime luci del Farm Festival iniziano ad accendersi. Immaginate una grande distesa di prato verde, decorata dalla presenza di un trullo al suo centro e contornata dalla struttura della masseria e da una serie di coni che ne definiscono i contorni. Aggiungete ora a tutto questo un grande palco illuminato: siete al Farm Festival! Il Farm Festival ormai da sei edizioni propone l’unione di varie forme d’arte sempre innovative e interessanti per allestire all’interno della struttura varie mostre di ogni genere. Fotografia, pittura, scultura, proiezioni cinematografiche, musica e danza non sono mai state più in stretto legame come tra gli odori e i colori della Masseria Papaperta. Il Festival, di due giorni, sembra avere come priorità la totale immersione dei suoi partecipanti in un’atmosfera magica immersa nell’arte.

Camminando tra i diversi spazi della masseria è possibile immergersi nella mostra di Massoneria Creativa, formata dall’unione di professionisti nell’ambito della comunicazione e nel design, il progetto espone all’interno del festival una mostra chiamata “40 carte”. Riprendendo le 40 carte regionali, i talentuosi artisti hanno ricreato su pannelli sospesi in aria i disegni che ne rappresentano il numero e il seme. In modo originale fanno rivivere le carte, scardinandole dall’immagine classica conservata nella mente di ognuno di noi. Straordinario e fuori dagli schemi.
Continuando il tour da trullo a trullo, ci si inoltra nella mostra fotografica di Michele Battilomo che tramite le sue immagini ci racconta il disagio e la solitudine che si concentra nel centri di accoglienza, frutto di un sistema italiano fallimentare che tende ad estraniare l’ospite.

Il progetto di istallazioni luminose creato da Antonio Zappone e intitolato “Lumen” crea all’interno di uno dei coni un’atmosfera magica, con un gioco di luci ed ombre ci regala un forte e coinvolgente impatto visivo. La luce che incontra la pietra viva, tipica dell’antica abitazione pugliese, intreccia la tradizione e l’innovazione. Un ambiente simile ma al contempo molto diverso viene dato dal trullo occupato dall’associazione Cinethic, che proietta 15 cortometraggi italiani e internazionali che fanno leva sui diritti delle persone con disabilità, seguendo un percorso di sensibilizzazione attraverso la comprensione emotiva e concettuale. Il tour non finisce qui, ma continua con il trullo dedicato ai lavori di Mario Red De Gabriele, pittore e scultore che dedica la sua arte ad una forma di denuncia sociale, la sua mostra intitolata Black to Black ci propone diverse immagini create con smalti neri che giovano con il controluce per risplendere rimanendo nell’ombra.

Le mostre del Farm Festival – Foto di Federica Danzi

Ma l’arte, all’interno del festival, sembra più che mai viva, grazie al lavoro di tre artiste che con un operazione di Artfusion hanno piazzato al centro nella distesa di prato un enorme cubo bianco che con il passare delle ore diventa sempre più un opera d’arte tridimensionale. Lavorando durante lo svolgersi del festival le illustratrici Paola Rollo, Valentina Lorizzo e Carla Indipendente, ci hanno permesso di assistere alla nascita della loro creazione, con il suo evolversi, dalla matita all’uso colore fino al completamento finale. Rilasciando alla fine dei due giorni una magnifica opera d’arte illuminata e colorata di sfumature fresche, come le sere passate sul prato di quella Masseria.

Ad aiutare le tre artiste allo scopo di animare l’arte c’è la compagnia di danza Eleina D, che volteggiando nell’aria e sul prato ci hanno incantato. Mostrandoci una forma di danza contemporanea e quasi recitativa, i ragazzi della compagnia, hanno approfittato degli intermezzi tra le band per esibirsi, lasciando sempre il pubblico in balia delle emozioni trasferitevi dalla musica e dalla coreografia.

Le illustratrici – Foto di Federica Danzi

E infine, per i più romantici, l’organizzazione ha creato un angolo dedicato all’osservazione degli astri, accompagnata dalla sapiente guida dell’astronomo Rizzo.

Day 1: 

Caratteristica immancabile del festival è stata la musica. Ogni anno il Farm festival sceglie i suoi musicisti con in mente un tema, questo era l’anno della musica indipendente. L’organizzazione del Farm ha fatto in modo che dalle 20.45 si accendessero gli amplificatori che ci avrebbero abbandonato solo a fine serata. Ad aprire il Festival dall’alto di un trullo è stato Andrea Nabel, presentando alcuni pezzi del suo album di esordio intitolato Punto e basta. Andrea ci tiene a specificare che il nome del suo album sta a rappresentare l’imposizione che spesso prendono i bambini quando decidono di dover fare qualcosa, e di doverla fare per forza.

Nabel – Foto di Federica Danzi

La sua voce e il suono della sua chitarra rompono il silenzio nella Masseria e da lì la palla passa al palco principale dove ad esibirsi questa volta sono i Blindur. I Blindur sono un gruppo composto da due musicisti, che anche soli hanno saputo riempire, con i loro suoni, l’atmosfera. Impregnando la Masseria con le loro atmosfere folk e post rock incontrando anche la lunga tradizione del cantautorato italiano.
A dare loro il cambio è Colombre alias Giovanni Imparato, che con la sua maglia a righe e i suoi capelli scompigliati è salito sul palco affascinandoci con la sua musica pop psichedelica.

Colombre – Foto di Federica Danzi

E dopo si ritorna a guardare la cima del trullo, dove è posizionato Salahaddin Roberto Re David e l’armonia mistica portata dalle sue dita che velocemente scorrono sulla tastiera, muovendo a proprio ritmo i ballerini della compagnia.

A chiudere il Main Stage è stato Giorgio Poi, che ci ha narrato la visione della musica italiana che ha avuto solo una volta lasciato il paese alle sue spalle. Ci parla di una musica con suoni esotici, diversi e originali della nostra terra, permeati di cultura e tradizione che lui ha deciso di riscoprire dedicandosi ad una musica italiana ma apportandone diverse modifiche interessanti. La sua voce acuta e di impatto ha decretato la fine della musica live del primo giorno di un fantastico Farm Festival.

Giorgio Poi – foto di Federica Danzi

DAY 2

Il secondo giorno si svolge esattamente come il primo, l’unica differenza sono i musicisti che si alternano tra il grande palco e il trullo centrale della masseria. Ad aprire le danze questa volta sono i Senhal, che con l’uso di due chitarre, uno xilofono, un tom, una tastiera e la voce hanno riscaldato l’aria con ritmi dolci e malinconici.  La band ha preparato l’atmosfera per l’arrivo sul palco principale dei Persian Pelican. La band e il suo frontman Andrea Pulcini hanno presentato il loro nuovo album uscito lo scorso aprile ed intitolato Sleeping Beauty. Ricco di sonorità psichedeliche che accompagnano un ritmo folk solare ed intenso.

Persian Pelican – Foto di Federica Danzi

Il ritmo del Farm festival sembra andare per grado e aumentare di velocità e intensità artista dopo artista, partendo dal cantautorato al folk psichedelico per arrivare al rap di Dutch Nazari che ha movimentato la serata coinvolgendo il pubblico con le canzoni di Amore povero, il suo ultimo album. Amore povero si presenta con i suoi diversi temi sociali e personali, quotidiani ma caratterizzati da una critica sociale. Tutto questo è accompagnato da un mix di musica acustica ed elettronica che si sposa perfettamente con i testi scritti da Duccio.

Dutch Nazari – Foto di Federica Danzi

L’atmosfera si fa sempre più viva sul prato del Farm, dopo il breve intermezzo di Michele Jamil Marzella che, con il suo trombone, ha accompagnato una performance della compagnia Eleina D, è arrivato sul palco il tanto atteso Clap! Clap! Cristiano Crisci, in arte Clap! Clap! ha trasformato il festival in una giungla di balli e musiche frizzanti e senza tempo, con la sua miscela di suoni globali e naturali ha infiammato letteralmente l’atmosfera, trasformando e coinvolgendo l’intero pubblico a ritmo dei suoi suoni esaltanti e danzerecci.

Foto di Federica Danzi

Il Farm Festival, anche quest’anno, si è concluso in bellezza, chiudendo i battenti della sua magica location, con un pubblico già nostalgico dell’atmosfera che gli organizzatori del festival sono riusciti a creare. Per ultimo va un ringraziamento proprio a loro, che ormai da sei anni fanno risplendere questa terra, dando spazio ad artisti più o meno conosciuti e affermati, concedendo loro una magnifica copertina per mostrare se stessi e la propria arte. A presto Farm, continua a splendere per noi nelle future sere d’agosto!


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