L’addio di Elio e le storie tese: supergiovani allo sbando

La vita istruzioni per l’uso, l’iper-romanzo di Georges Perec ha fatto anche danni, è vero: qualche milione di barbose lezioni di Baricco (a Baricco piace “barboso”, fa letterato ironico in t-shirt) barbosamente tenute negli anni . Anni di club fintamente democratici per pochi eletti innamorati di se stessi: “sanguisughe che vengono a vedere se i calzini del poeta sono sporchi”, come fa dire Carver a Bukowski. Oltre a magnificare giustamente Perec, Baricco lo prende e lo frulla con Calvino Melville Conrad. Nasce lo stucchevole Oceano Mare, dove l’anafora si fa tragedia umana, “però: delicatissima”.

Affascinato dalla nobile arte dello spreco, la metafora delle metafore esistenziali che il grande Perec cuce addosso a Bartlebooth, Baricco baratta al ribasso la solennità del mostrare senza dire con il dire e ripetere per produrre effetti drammatici di facile presa. Cosa c’entra tutto questo con la notizia sconvolgente che gli Elii si sciolgono per sempre? C’entra, perché quello che Baricco non è riuscito a riprodurre in letteratura, lo hanno fatto Elio e le storie tese in musica.

La meraviglia di scegliere “Di fronte all’inestricabile incoerenza del mondo […], di portare fino in fondo un programma, ristretto, sì, ma intero, intatto, irriducibile. […] di organizzare tutta la sua vita intorno a un progetto unico la cui necessità arbitraria non avrebbe avuto uno scopo diverso da sé”. Bisogna avere orecchio per fare certe cose e capire che il divertissement è una cosa serissima. Saltare da un genere all’altro: una sorpresa dietro l’altra, una citazione in fila all’altra senza l’ansia di esser presi sul serio. Frank Zappa ci era riuscito, ma gente così è rara e preziosissima. Classica, opera, jazz, rock, metal, pop, soul, disco. Il samba! “E all’improvviso parte una canzone tipo Goran Bregovic”.

L’ultimo concerto annunciato per il 21 dicembre prossimo a Milano, poi si sciolgono “per sempre”. La classe si riconosce dal sapere qual è il momento per uscire di scena. Sono tempi per youtuber, questi: vero, di botto ci ritroviamo invecchiati ma anche consapevoli della fortuna di aver potuto assistere ai loro concerti.

Conoscenza enciclopedica della musica felicemente sprecata, scale su scale, virtuosisimi, cambi di registro continui gettati come perle ai porci in un calderone di ironia mai scontata. “Riuscite a immaginare qualcosa di più nobile?” chiederebbe Baricco per poi precipitare in un silenzio grato e commosso prima della pubblicità.

Ci hanno avvisati quando la musica balcanica ci aveva rotto il cazzo e nemmeno ce n’eravamo accorti ancora, ci hanno insegnato a pretendere di piantarla con questi bonghi non siamo mica in Africa, mentre ogni pallonaro da manuale diventava nostro cuggino e i tatuaggi tatuaggetti “d’improvviso hai bisogno di un tatuaggetto”. Hanno ricondotto la moda a un ricatto di ricchioni, l’essere donna oggi a un avvicendarsi di sport estremi nei cinque giorni di tristezza, gli amici schiavi dell’amor a servi della gleba e l’adolescenza a una tragedia di brufoli e amarissima aranciata. Hanno sbeffeggiato come in una missione la banalità, la mancanza di idee e di professionalità. E soprattutto, non ci hanno mai annoiati.

 

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