Le 7 citazioni dell’intellettuale bohèmien

In un’epoca in cui si leggono sempre meno libri, ma se ne scrivono di più, citare non subisce la crisi. Se da una parte ci sono quelli che ti sbattono una frase di Baudelaire o di Hemingway per un motivo dall’altra ci sono quelli che al posto dei libri usano aforismario.it o il Tumblr di una ragazzina particolarmente maledetta. Non ne uscirete vivi da una conversazione del genere ma, se non altro, sarete preparati. Quello che vogliamo dirvi, con un filo di sarcasmo (tranne per Baricco), è che uccidete due volte i mostri che citate se lo fate per fare gli alternativi.

#1 Ubriacatevi. Baudelaire è sempre in cima alle citazioni, non tanto perché sia solo bravo, ma perché chi lo cita sa di guadagnare quell’aura maledetta e da viveur parigino che non stona mai, soprattutto dentro al cardigan. Li riconosci da subito perché nonostante elogino il vino sono sempre quelli messi peggio:

Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi. E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno: “È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare. (Lo Spleen di Parigi)


#2 Qualsiasi frase di Baricco
. Internet ne è pieno quindi non c’è nemmeno bisogno di leggerselo per intero. Se Fabio Volo è troppo da menopausa e Moccia da adolescenti, Baricco è abbastanza Renziano per apparire diverso. Una frase di un suo libro è come un disco dei Joy Divsion, così tanto mainstream da non sembrarlo, o così umanamente accettato che nessuno ci fa più caso:

#3 Jim Morrison. Un poeta pure lui che ha fatto una brutta fine e per questo divenuto geniale. Non essendoci suoi libri ogni tanto mi chiedo da dove escano questi aforismi ma l’intellettuale bohèmien ricerca l’essenza delle parole, poco importa se attribuite alla persona giusta o meno, l’importante è che risultino efficaci alle orecchie di chi lo ascolta. Come per Baricco non importa quale citazione si utilizzi, ognuna ha con sé la propria filosofia:

#4 Il Bukowskiano / dissoluto. Preda di un invasamento Chinaskiano, dopo essersi imbattuto in Barfly trovato su Youtube inizia a decantare poesie e a fumare sigarette tossendo come un matto perché una tazza di Starbucks senza Bukowski non ha lo stesso sapore. Le poesie sono comunque da preferire ai romanzi, più incisive e più corte:

Non so quante bottiglie di birra | ho bevuto aspettando che le cose | migliorassero. | non so quanto vino e whisky | e birra | soprattutto birra | ho bevuto dopo aver | rotto con le donne – | aspettando lo squillo del telefono | aspettando il rumore dei passi, | e il telefono non squilla mai | se non molto più tardi | e i passi non arrivano mai | se non molto più tardi. (C. Bukowski – L’amore è un cane che va all’inferno)

#5 Lo scrittore incompreso. Essere bohèmien o intellettuali implica fare arte. E se non vi ha parlato ancora di quello che fa o del suo romanzo che sta per pubblicare su Amazon a 0.99 $ «Perché sono per la letteratura sociale», significa che lo sta per fare e, per farlo, utilizzerà Cioran o Camus:

 

#6 Il dandy. Oscar Wilde ci ha lasciato una grande eredità: il sarcasmo. Peccato che qualcuno non si accorga che citandolo, spesso, altro non si fa che autoironizzarsi in maniera sontuosa e si rischiano gli schiaffi. Ma chi lo cita, di solito, vuole mostrare arguzia e velocità di pensiero, oltre che ad una spiccata cultura vittoriana. Oscar Wilde è, inevitabilmente, con le sue frasi rapide e dirette l’evergreen di questa classifica:

 

#7 Il pacifista/sognatore/rivoluzionario. Citare Ernesto Guevara, Gandhi, Martin Luther King e portare la maschera di V for Vendetta è, di certo, un gran vantaggio. Ti permette nello stesso tempo di mostrarti interessato, pieno di vita e non razzista. Se poi credi che Memphis ’68 sia l’anno di nascita dell’attore Riccardo Fortunati o che Gandhi fosse magro perché il primo vegano della storia, forse due conti prima di tatuarselo sulla schiena me li farei:

Alla fine questa lista non ha concluso nulla, i folli citatori ci saranno sempre e continueranno per la loro strada, l’unica soluzione è aprire un sito di aforismi e sperare che qualcuno si metterà a leggere un po’ rendendoci tutti più ricchi. Se qualcuno per caso si sentisse offeso la prenda in maniera wildeana e si ricordi che: «Che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli». E, beninteso, tutti usiamo queste frasi, ed è un bene per la letteratura, perché magari qualcuno sarà curioso e cambierà il mondo. Chi scrive non è escluso da questo discorso.

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