Liam Gallagher e il fantasma di Lennon

Il Dakota Building è un edificio neo-gotico di dieci piani che sorge a Manhattan, affacciato su Central Park. Si porta dietro svariate vicende legate ai tanti personaggi famosi che ci hanno vissuto, inclusa qualche storia di avvistamenti di fantasmi, ma due avvenimenti in particolare lo hanno fissato nell’immaginario collettivo: il film di Roman Polański, Rosemary’s Baby e l’assassinio di John Lennon per mano del fanatico Mark David Chapman proprio all’ingresso della maestosa costruzione. Sinistri presagi per chi si avvicina o solo leggende? La storia raccontata da Polański ha a che fare col diavolo ed è su pellicola, quella di Lennon con la morte, ed è dannatamente reale. John e Yoko vanno ad abitare al settimo piano del Dakota nel 1973. I fantasmi, così come le ossessioni non hanno vincoli temporali o geografici, viaggiano costantemente nello spazio e nel tempo senza barriere e calendari. I Beatles, e Lennon in particolare, sono presenti costantemente nei pensieri di tantissimi musicisti che provano a ripercorrerne le orme cosi come di tanti fan che continuano a sognarli rasentando l’ossessione, nonostante siano passati tanti anni dalla beatlemania.

In questa strana storia ci sono anche gli Oasis. Ci sono Liam e Noel, i fratelli Gallagher, che a Manchester sono cresciuti idolatrando i Fab Four, e John soprattutto. Liam in particolare sostiene di avere “contatti” con il fantasma di Lennon da quando ha diciassette anni. Spesso ripete: “Se Lennon credeva di essere Dio, io credo di essere Lennon”. Incuriosita dalle dichiarazioni, Yoko Ono invita Liam nella sua residenza newyorkese, al Dakota, per dargli modo di visitare i luoghi che furono del musicista di Liverpool. Forse anche perché lei stessa è convinta di aver visto in quelle mura, qualche volta, il fantasma del suo compagno. A un certo punto della visita, il più giovane dei Gallagher avverte “strane sensazioni” che lo spingono ad andare via e abbandonare velocemente la colazione con Yoko e la 72esima strada. Questo episodio è solo uno tra quelli capitati a Liam, perché pare che Lennon si sia anche palesato una notte ai piedi del suo letto, convincendo il musicista inglese che si tratti di una presenza costante al suo fianco, inquietante si, ma di cui non ha paura, anzi, tutto ciò lo aiuta a scrivere meglio le sue canzoni. D’altra parte non è l’unico a raccontare questa storia.

L’ex moglie del pugile Mike Tyson, l’attrice Robin Givens, dice di aver sentito la voce di un uomo cantare nel suo appartamento californiano, mentre era da sola in casa. L’appartamento in questione, acquistato dalla donna, è quello in cui ha vissuto John, a Los Angeles, ai tempi “dell’esilio volontario”, del “lost weekend”, quando si allontanò per qualche tempo da Yoko per perdersi tra alcool e rock’nroll, circondandosi per una quindicina di mesi (oltre che di May Pang, dal punto di vista sentimentale, pare con lo zampino proprio di Yoko Ono) di compagni di sbronze più o meno noti, come il cantautore Harry Nilsson, i fidati Ringo, Mal Evans e Klaus Voorman (bassista e amico conosciuto ai tempi di Amburgo nonchè autore della copertina di Revolver), fino al folle batterista degli Who, Keith Moon. In quel periodo riemerse il violento teddy boy del passato, pronto a fare a botte con tutti nei vicoli di Liverpool e di Amburgo. Il “week end perduto” si protrae fino al 1975, quando John viene riaccolto da Yoko a New York.

Gli occhialini tondi e il caschetto non sono gli unici indizi che avvicinano gli Oasis ai Beatles, tratteggiandone questa ossessione. Il batterista degli Oasis è Zack Starkey, il figlio di Ringo, e Liam ha spesso condiviso il palco con Dhani, il figlio di George Harrison. I legami ci sono anche con le canzoni. In “I’m Outta time” il vocalist degli Oasis, non solo cerca di cantare alla maniera di John, ma usa inserti originali della sua voce. Altri richiami e similitudini ci sono tra “High Horse Lady” che ricorda “Give Peace a Chance”, e “Falling D” ispirata dalla psichedelica “Tomorrow Never Knows”, traccia finale di Revolver. La canzone preferita di Liam non fa parte della discografia dei Fab Four, ma del Lennon solista, quello del Dakota, quello dell’ultimo album Double Fantasy, ed è Beatiful Boy, dedicata al figlio Sean, avuto da Yoko. L’ossessione di Liam non è mai finita, e in attesa di nuovi sviluppi ricordiamo che ha coinvolto in questa sua fissazione anche suo figlio, al quale forse non ha dato il nome John ritenendolo troppo comune, e per non lasciare dubbi ha scelto di chiamarlo direttamente Lennon.

Exit mobile version