L’insostenibile leggerezza delle parole di Trump

Qualche mese fa, quando la corsa alle primarie era ancora ricca di colpi di scena e intrisa di incognite, abbiamo spiegato quali fossero le ragioni del successo politico di un personaggio così discutibile come Donald Trump.

Oggi, che sappiamo per certo che il suddetto sarà il candidato Repubblicano alle presidenziali, abbiamo deciso di esplorare la sua efficiente strategia di comunicazione.

Cominciamo col dire che il suo segreto è: “dire ciò che pensa”. O meglio, dimenticare le formalità nel discorso politico e rivolgersi al popolo americano utilizzando espressioni della gente comune. Per cui benvenuta la volgarità, servita in un cocktail di insulti rivolti ai Messicani, i Cinesi, gli immigrati, i musulmani, le donne o Hillary Clinton (per approfondire, il New York Times ha redatto la lista delle 233 Persone, Cose e Posti insultati da Trump su Twitter).

Quindi, come già ribadito in questa sede, il gioco è a chi la spara più grossa perché vale sempre la regola del “purché se ne parli”, soprattutto dopo l’avvento dei social media. Ma, come spiega Slavoj Žižek, le provocazioni – come dimenticare il tweet-citazione di Mussolini – e le volgari esagerazioni hanno la precisa funzione di mascherare un programma politico ordinario, che paradossalmente riprende alcuni punti dell’operato Democratico. Donald Trump è tutto, fuorché un pericoloso outsider come ha lasciato intendere fino ad ora per raccogliere consensi da bravo populista. Il suo linguaggio “politicamente scorretto” gioca sulle frustrazioni e le insicurezze di quella parte di statunitensi bianchi che ha perso uno status sociale e privilegi a causa dello scenario globale in costante cambiamento. Le incitazioni all’odio e la xenofobia sono diventate strumenti di <<riscossione elettorale>>, ma quel che è peggio è che siano entrate a far parte dei vocabolari autorizzati dal buon senso comune. Come se non ci fosse più alcun pudore, espressioni come “farsela sotto”, “bagnarsi i pantaloni”, “io ce l’ho più grosso del tuo”, “farsi una sega” non suscitano più scandalo ed emarginazione diretta dal dibattito; al contrario, danno l’idea di rompere i tabù. La causa è, sempre secondo Žižek, attribuita alla rottura delle regole dell’etica che scandiscono la nostra vita sociale. La conseguenza è che il livello dei contenuti politici ne risulta di gran lunga inferiore rispetto a dieci anni fa e che questo tipo di comunicazione comincia a fare scuola tra gli omologhi europei (quanta tenerezza l’incontro tra Trump e Salvini a Filadelfia, non si capisce chi sia l’allievo e chi il maestro tra i due).

Incontro a Philadelphia tra i due leader

Attualmente né i mezzi di informazione né l’establishment americano sono riusciti a rompere l’incantesimo ma nessuno è riuscito a contraddire Donald Trump più di Donald Trump stesso: qui una raccolta di sue dichiarazioni (tratte da interviste, libri e tweet) con corrispettive auto-smentite degne di un vero bipolare.

P.S. In inglese, la parola Trump trova diverse traduzioni: briscola, scorreggia o, nella forma verbale, sconfiggere. Quale di queste sarà quella giusta?

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