La resilienza del Locus Festival

Ti accorgi che qualcosa è cambiato quando all’ingresso della Masseria Ferragnano – una delle principali ambientazioni del Locus Festival Limited Edition – ti chiedono nome, cognome e numero di telefono. Non sai ancora cosa aspettarti quando varchi il controllo di sicurezza e del biglietto, non credevi saremmo tornati così in fretta ad andare ai concerti, questo sì. Eppure ti ritrovi al palco e sembra quasi tutto come prima. Poi vedi i posti a sedere segnalati e maledici nel frattempo quelli che vanno in discoteca, esenti chissà perché da qualsiasi forma di distanziamento sociale (update: fino al 16 agosto).

Hai passato tutta l’estate per questo momento: hai rivisto i tuoi amici “del nord” (a cui non sai come far capire che vorresti abbracciarli ma forse è meglio di no), siete andati al mare, avete mangiato tutti i piatti tipici di casa che vi sono mancati durante la quarantena, resta solo la ciliegina del Locus Festival sulla torta.

Foto Enrica Falco

Ebbene, alla fine ce l’avete fatta e avete avuto quello che stavate cercando: una rassegna musicale, in mezzo ai trulli della Valle D’Itria, che mescola jazz, blues, elettronica, soul, world music, locale e internazionale. E allora puoi sopportare la mascherina e le sedie segnalate, se c’è la musica, un bicchiere di chardonnay fresco e un panino (sì, la felicità).

Sold out sono stati tutti gli eventi e non deve essere stato facile scommettere sulla riuscita di questa edizione viste le condizioni di incertezza a livello globale. Ma il cartellone ha offerto ancora una volta grandi soddisfazioni: Vinicio Capossela, Calibro 35, Niccolò Fabi, The Comet is Coming, Lorenzo Senni, Fatoumata Diawara con l’Orchestra della Magna Grecia, Michael League e Bill Laurance sono stati i nomi di garanzia. Poi ci sono stati Ghemon, Dimartino, Colapesce e Napoli Segreta, che hanno convinto definitivamente i dodicimila spettatori che hanno partecipato.

Ghemon, foto di Enrica Falco

«It’s basically been an eating vacation» ha esordito sul palco Michael League, parlando del loro tour in Italia. La performance con l’Orchestra della Magna Grecia diretta da Gianna Fratta è stata magica e coronata dalla, seppur breve, presenza di Fatoumata Diawara come special guest. Nei suoi ritmi africani, è stato difficile restare a ballare da seduti. Infatti, lo è stato per la maggior parte dei concerti, sia nelle atmosfere soul-hip hop di Ghemon sia durante i deliri psichedelici dei The Comet Is Coming o il funk di Napoli Segreta. Insomma, una vera e propria prova di pazienza per quelli a cui piace il pogo sotto palco.

Foto Enrica Falco

A fare da cornice, come sempre, il centro storico di Locorotondo, nel quale si sono tenute le proiezioni dei film e i talk del Locus Focus; ma soprattutto dove è stata inaugurata, e resterà aperta fino al 23 agosto, la mostra “Sonica” di Guido Harari, uno dei più importanti fotografi musicali italiani, che ha ritratto tra i tanti: Cobain, Jeff Buckley, Robert Smith, Bowie, Lou Reed, De Andrè, ecc. ecc.

Le cummerse, i fiori nei vicoli, il “lungomare”: passeggiare in quello stesso centro storico, la cui piantina si ritrova nel logo del festival, ci ha fatto capire che lo spirito di alcuni luoghi riesce a resistere ai cambiamenti del tempo. L’augurio è che in questi strani e difficili mesi potremo sviluppare una forma di resilienza – e in questo il modello del Locus Festival Limited Edition sarà sicuramente d’esempio – nella quale tutti, dal pubblico agli operatori dello spettacolo agli artisti, potremo tornare presto alla nostra attività preferita: i concerti.

— tutte le foto sono di Enrica Falco


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