Loro, Noi e Lui: nel film di Sorrentino l’allegoria di un paese

Con il 10 Maggio arriva in sala Loro 2: seconda e ultima parte del nuovo film di Paolo Sorrentino, nato per indagare il mistero, il fascino e forse perfino l’anima dell’uomo noto col nome di Silvio Berlusconi. Ma non chiamatelo film politico: l’ardita parabola di Sorrentino non ha alcuna pretesa di analisi storica. Piuttosto, obiettivo del cineasta napoletano era costruire un affresco complesso, che lasciasse ampio margine a digressioni, allegorie e quella variopinta corte di amici, galoppini e saltimbanchi che circondano l’imprenditore che ha fatto di se stesso “un paradiso in carne e ossa”. E se mistero è la parola chiave, è altrettanto chiara l’intenzione si Sorrentino: “cinema e letteratura sono gli ultimi avamposti della comprensione” – ha risposto alle immancabili critiche emerse nel corso della conferenza stampa romana, rivendicando un’idea di cinema che non giudica e non condanna, ma sceglie la tenerezza come “tono rivoluzionario”.

Al netto di qualunque considerazione, non c’è dubbio che Sorrentino sia un autore indomito, nonché provvisto di notevole coraggio: se la divisione del lungometraggio in due capitoli l’ha automaticamente escluso dal Festival di Cannes (a differenza di Matteo Garrone, attualmente in concorso con Dogman), la scelta di non rappresentare Berlusconi come “male assoluto” avrà certo scontentato chi aspettava una variante surreale de Il caimano di Nanni Moretti (2006).

Disagio, pochezza, solitudine e un profondo, inarrestabile terrore dell’oblio e la vecchiaia sono le sensazioni che sembrano guidare tutti i personaggi del film. In realtà, Loro 1 rappresenta una sorta di lunga introduzione: protagonista assoluto dei primi 60 minuti è infatti Sergio Morra (Riccardo Scamarcio), figura chiaramente ispirata a Gianpaolo Tarantini, spregiudicato arrampicatore di provincia, capace d’intuire che la via più diretta per arrivare a Berlusconi è riunire in epiche feste le migliori escort sul mercato. La prima parte di Loro diventa così un tetro succedersi di balletti, sessioni di sesso e (letteralmente) un pioggia di ecstasy e cocaina.

Altre figure chiave, la cui identità è un mix di riferimenti reali e deformazioni grottesca: Kira (Kasia Smutniak), variazione di Sabina Began, anche detta l’“ape regina” dei party berlusconiani, legata al Presidente da un sofferto sentimento d’amore, Cupa Caiafa (Anna Bonaiuto), che ricorda decisamente Daniela Santanché, e poi Santino Recchia (Fabrizio Bentivoglio): il personaggio che più ha scatenato la fantasia dei rotocalchi, già che recita poesie come Sandro Bondi, indossa camicie vistose come Roberto Formigoni, ma mira alla leadership del Centro-Destra come (forse) in quegli anni il segretario Angelino Alfano.

Se la prima parte del film (che non ha convinto buona parte di pubblico e critica) sembra indulgere eccessivamente sullo scenario, la seconda parte è tutta per Lui: Silvio Berlusconi. Toni Servillo apre Loro 2 con una sequenza da vero mattatore: nella parte di Silvio e il suo doppio, Ennio Doris (Presidente di Banca Mediolanum e prediletto tra i gli epigoni), Servillo è una perfetta marionetta da Teatro dei Pupi, che agita braccia e mani con eloquenza e precisione, portandoci finalmente al vivo del film, ovvero la storia del “più grande venditore d’Italia”.

Il film inizia nel 2006, quando Berlusconi si trova suo malgrado all’opposizione per poche migliaia di voti: dall’intuizione di sedurre i 6 senatori che determineranno la caduta del governo, vedremo il Presidente ferito superare ansie, depressione e la tristezza per la fine del matrimonio con Veronica (che in Loro 1 aveva cercato di riconquistare), ma anche perdere progressivamente interesse per il potere, mentre avanza l’armata di giovanette e soubrettine.

Oltre all’incredibile cast di attori (tutti folgoranti, dalle comparse a un Toni Servillo in stato di grazia, affiancato da una eccellente Elena Sofia Ricci nella parte di Veronica Lario), con Loro 2 Sorrentino realizza un film davvero efficace: non serve condanna né giudizio, infatti, laddove la tristezza della realtà supera anche la più sfrenata immaginazione. Un’immagine su tutte: il sorriso smagliante di Berlusconi in visita tra le macerie dell’Aquila, devastata dal terremoto del 6 Aprile 2009.

Certo, la divisione in due parti non convince del tutto, tanto che sembra ormai ufficiale un nuovo montaggio per la distribuzione all’estero (e molti spettatori potrebbero scegliere di vedere direttamente Loro 2, senza passare dalla sua ricca introduzione). La sceneggiatura risulta sbilanciata in modo quasi stridente: i protagonisti di Loro 1 nella seconda parte quasi scompaiono, liquidati con poche battute, mentre la stessa struttura del film, che prima indulge su digressioni oniriche, con l’immancabile passaggio di animali mitici, pecore e rinoceronti, diventa improvvisamente più concreta, serrata, arrivando seriamente al cuore del personaggio.

Anche questa volta, Sorrentino si conferma un autore che non accetta limiti né compromessi, senza la minima preoccupazione di compiacere il pubblico, meno che mai la stampa cinematografica. A loro volta, gli spettatori si divideranno nelle consuete, inconciliabili fazioni: da un lato chi resta sedotto da un cinema estetizzante, complesso e sontuoso, dall’altro chi trova auto-compiaciute e irritanti le sue derive anti-narrative. Di certo, Loro di Paolo Sorrentino è il nuovo esempio di un cinema che non potrà mai lasciarci indifferenti, confermando lo stile unico di un cineasta che non teme gli abissi dello squallore umano, ostinatamente in bilico tra provocazione e tenerezza, reale e grottesco, fantasia e Storia.

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