L’Orso – La domenica EP

Voto: 6,5/10

Milano Centrale: 17.05. È l’ultima corsa che porta in provincia, a casa. Un’altra settimana è trascorsa e fortunatamente è un sabato lontano dai fumi dell’alcool, ancora una volta il fegato ritorna in patria, sano e salvo. Tirate un sospiro di sollievo, mamma e papà! La post-adolescenza di vostro figlio è scandita da voci metalliche, da corse contro il tempo, da molti più ritardi che anticipi, ma in fondo non gliene frega niente a nessuno di tutto ciò. È relativo. Così come è relativo che la domenica stia con voi oppure in quella casetta presa in affitto, che tanto gliela pagate sempre voi, mamma e papà! Un occhio della testa per giunta!

L’Orso ci ha raccontato una storia come tante, nulla di speciale a dirla tutta. Ma ha voluto farlo a modo suo. In tre Ep ha sviscerato una vita, un perpetuo camminare altrove, lontano, sempre di più. Ma oggi è “La Domenica”, il mondo rallenta, fino a fermarsi quasi. I paesaggi di pianura scorrono veloci lungo il finestrino appannato, fuori fa freddo, ma gli alberi stanno mettendo su i primi germogli, i monti brulli diventano litorali infiniti e i litorali infiniti ritornano ad essere monti brulli. Dalla metropoli alla provincia con furore, nulla è cambiato, non si può essere cittadini di una terra non propria. L’etichetta di ragazzo di campagna non si stacca con due lavaggi, è necessario tempo. È necessario abbandonare quello sguardo torvo misto a pietre, a legna e a fil di ferro che si smarrisce nello smog, nel caos.

E quando “Tornando a Casa” la nostalgia permea ogni cosa è come se il cuore salisse in gola, è come se i ricordi d’infanzia fossero ologrammi vividi, trasposizioni di un futuro non tanto distante. Quegli insegnamenti di chi ora non c’è più valgono più di mille dobloni, barba bianca e due occhi buoni, acquosi, in cui tuffarsi ed immergersi senza timore, un viso che nessuna gomma può cancellare. Penso che se avessi preso più tempo per ascoltarti in silenzio ora avrei più racconti per lei, avrei più paesaggi per lei, avrei più sogni miei. Un coro dalle voci sussurrate, quasi per non far rumore, per non distogliere da  quei campanellini e sassofoni che trascinano lentamente in un’altra epoca, fino al dormiveglia.

Ma è “Con i chilometri contro” che il ragazzo di provincia rimpiange di non essere nato vicino a lei, che potresti essere proprio tu, bella moretta di città, che intanto ormai, tu vivi all’estero e da un po’ non mi chiedi più come sto. È un amore impossibile, difficile, a cui nessuno si lascerebbe andare facilmente, ma se ami, ami, c’è poco da fare. Macinare distanze continentali, qualsiasi cosa per lei, lei che non dice mai niente, che ha quell’aria un po’ trascurata, ma ha un non so chè di divino insito in sè. Ti proteggerò dalle notti insonni, dalla sociopatia di tutti questi giorni, ti spiegherò i sentimenti che ripiegherò nella stanza con te.

Ma bando alle ciance, se scoppia l’ “Estate” ogni malinconia viene spazzata via. In duetto con la rivelazione rapper del bresciano, Edipo, L’Orso non si contiene più. Il ritmo è frenetico, scazzi a mille su un viaggio che non s’ha da fare, che la meta è pure Gatteo Mare magari dai nonni di Cisco. Evviva!

Una ballata da mettere in macchina al massimo del volume, finestrini abbassati e l’aria fra i capelli. È un paese per vecchi e per giovani arresi, io rimango al bar con gli occhiali da sole e il  cuore che dorme da mesi, ma ho amici pazienti e sabbia nelle scarpe per ridere di una serata orrenda in cui c’è coda e piove nei cocktail. Ancora le stesse situazioni vissute e rivissute centinaia di volte, aspettative frantumate e calpestate, ma non importa se la compagnia è buona.

In quella casa di campagna, vicino ad un caminetto sempre acceso, i bambini del vicinato giocano a fare “L’Astronauta”. Non sono passati molti anni, giusto tre lustri, ma quel sogno è ancora alimentato dalle stesse paure, dalla stessa speranza di farcela, di riuscire a essere qualcuno in questo mondo, o se non in questo perlomeno da qualche altra parte.  Quando da bambino ho deciso fare l’astronauta non avevo lo spessore per diventare calciatore e quando ho tirato quel rigore contro il sole ho capito che era l’unico modo per riavere quel pallone.

Ma sono facili da eliminare le reminescenze, infanzia e adolescenza, adolescenza e maturità alla Domenica si mescolano come i pezzi di un puzzle da formare. “Di chi ti ricordi per ridere? Di chi ti ricordi per sorridere?” Forse L’Orso non ha mai smesso di credere in Babbo Natale, forse L’Orso è ancora un po’ bambino soprattutto nel momento in cui i pensieri della sua dolce metà sono gli stessi suoi. Vivere attendendo treni che non partiranno o che arriveranno in ritardo, scambiandosi baci e sguardi di mare, lontani dai giudizi di tutti, ma non da quelle cene di famiglia che porteranno indietro nel tempo un’intera vita.

L’Orso è così, imprevedibile tra melodie pop e silenzi raffinati, in piccoli slanci di batteria e di pianole giocattolo mantiene la sua linea guida. Se aveva cominciato in sordina appena un anno fa con “L’adolescente” , si è fatto amare velocemente dal pubblico con “La Provincia” e l’attesa per questa “La Domenica” era tantissima proprio per la fantastica ed idilliaca spensieratezza narrata, dove anche le ceramiche dei nonni riprendono vita e si mettono a ballare valzer dolcissimi.

Tracklist:

  1. Tornando a casa
  2. Con i chilometri
  3. Estate
  4. L’astronauta
  5. Di chi ricordi
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