L’uomo che ispirò il piano Jazz | Louis Moreau Gottschalk

C’è questo luogo comune che viene usato a volte scherzosamente a volte in modo più serio e dai toni dispregiativi: il Jazz è l’unica forma d’arte originale americana. A noi Europei piace, ‘giustamente’, burlarci dell’apparente carenza di storia e di forme d’arte originali degli americani, è un modo per rinvigorire il mai sazio sentimento d’orgoglio verso il nostro sterminato patrimonio artistico. Allo stesso modo non possiamo esimerci dall’ammettere che il jazz è la forma musicale più rivoluzionaria ed importante che sia comparsa dal XX secolo ad oggi. Quando però il jazz non era ancora nato, come se la passavano i musicisti americani, come erano giudicati, cosa suonavano? Una risposta a tutte queste domande la troviamo in un certo senso nella vita e nell’opera eccezionali del pianista e compositore Louis Moreau Gottschalk.

Gottschalk nasce a New Orleans l’8 Maggio del 1829, figlio di un ebreo inglese e di una creola bianca proveniente da Haiti, con la nonna materna invece originaria di Santo Domingo. Sì esatto New Orleans, proprio la città dalla quale qualche decennio più tardi partirà la rivoluzione musicale alla quale accennavamo sopra, la città ancora oggi più europea e culturalmente stimolante (soprattutto dal punto di vista musicale) di tutti gli Stati Uniti. Essendo nato nel ’29, Gottschalk vivrà la sua giovinezza e la sua formazione musicale nel pieno periodo musicale romantico, influenzato, com’è ovvio per chi nasce a New Orleans, soprattutto dalla scuola francese. Fin da piccolissimo si rivela un vero e proprio prodigio, esordendo in concerto ad appena undici anni d’età e venendo esposto a tantissimi suoni e culture diverse. Il padre ne intuisce presto il potenziale e decide quindi di mandarlo a studiare al conservatorio di Parigi, dove abbiamo la prima testimonianza delle difficoltà degli americani in Europa in quei tempi: il bambino viene rifiutato senza neanche esser ascoltato, esclusivamente in base alla sua nazionalità. Il direttore della classe di pianoforte Pierre Zimmermann lo liquidò commentando che «l’America è solo un Paese di macchine a vapore». Nonostante ciò Louis rimase nella capitale parigina a studiare con diversi insegnanti privati, non tardando a far notare il suo eccezionale talento di virtuoso esecutore quando nel 1845 si esibì nel suo primo concerto nella capitale francese, suonando tra l’altro il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in mi minore di Chopin, con lo stesso autore presente fra il pubblico che gli fece i più vivi complimenti e gli predisse una carriera da re dei pianisti; in quegli anni poi, ulteriori personalità di primo piano come Lizst e Berlioz si aggiungevano alla schiera di suoi ammiratori e sostenitori.

 

Estimatrici in delirio a un’esibizione di Lizst.

 

Nonostante tutto ciò, l’ambiente romantico parigino non si sposava bene con le idee del primo musicista americano che sarebbe riuscito sfondare in Europa. Le idiosincrasie dei suoi colleghi virtuosi, l’adulazione riservata a ciascuno di loro e, di conseguenza, anche a se stesso lo mettevano a disagio, e gli sembrava avessero poco a che fare con la Musica, con la m maiuscola come la intendeva lui. Nonostante quindi l’essersi affermato come esecutore, giovanissimo, al pari dei maggiori virtuosi della sua epoca, dopo circa undici anni di lontananza Louis torna a casa. Nel 1853 è quindi in America, ma dopo aver vissuto a lungo in Europa lo shock culturale è fortissimo: forse è proprio per questo che l’anno seguente passa un lungo periodo a Cuba, viaggiando anche per il resto del Sud America che comincia ad interessarlo sempre di più. Sarà forse un’affezione dovuta al legame d’infanzia e a suoni e ritmi che sono stati presenti nella sua vita fin dalla più tenera età, fatto sta che Gottschalk comincia ad introdurre nelle sue composizioni, soprattutto quelle pianistiche, sempre più elementi innovativi, trovando un’inedita commistione di caratteristiche romantiche e sudamericane. Dopo un viaggio a Porto Rico compone uno dei suoi pezzi più famosi, Souvenir De Porto Rico, non il solo ad utilizzare il pretesto compositivo del ‘souvenir‘, che caratterizzeranno brani legati ai suoi viaggi.

 

 

Come d’uso nel secolo del romanticismo le sue composizioni sono prevalentemente per solo piano, lo strumento principe del XIX secolo, nonostante molte siano andate purtroppo perdute. Nel suo stile ci sono i grandi dell’epoca, soprattutto i già citati Chopin e Lizst, in cui si avverte l’educazione classica ricevuta da bambino a Parigi, ma a partire dal suo ritorno in America e soprattutto dai suoi viaggi c’è una forza presente nel suo tocco, una vitalità nel gioco fra mano destra e sinistra che non appartengono allo stile della sua epoca, ma vengono direttamente dalle tradizioni delle terre di sua madre e sua nonna. Un approccio muscolare allo strumento, in pieno stile americano e che ha fatto sì che Gottschalk sia stato individuato come un precursore del pianoforte jazz e soprattutto ragtime. È utile, a questo punto, fare una piccola comparazione fra due brani.

 

 

Il brano di Scott Joplin è probabilmente fra i più famosi pezzi pianistici del ragtime, ed in generale fra i motivi più conosciuti ed imparati ancora oggi. Le caratteristiche principali del genere sono ben note: tempo sincopato, totale indipendenza delle due mani, con la sinistra che fornisce un basso continuo e regolare, mentre la destra ci suona il tema (o i temi) e le sue variazioni.

 

Ci sono degli elementi che appaiono evidentemente in comune con Le banjo. Il ritmo sincopato prima di tutto, ma anche l’azione delle mani: nonostante il virtuosismo romantico di Gottschalk a volte prenda il sopravvento è chiaro come la mani spesso risultino impegnate nello stesso lavoro di sopra, con la differenza che qui i motivi sono molti di più e la loro elaborazione, come detto, è alimentata da un talento virtuoso fuori dal comune, oltre che da una formazione classica. Si riconosce però, in un certo modo, un’intenzione ed un’intensità se non comuni sicuramente molto vicine, oltre ad una matrice musicale perfettamente creola, tipicamente neworleansiana.
È bene notare che Gottschalk fu anche compositore di alcuni lavori orchestrali, per la maggior parte perfettamente in linea con il gusto romantico, ma con alcune, fondamentali, eccezioni. Una su tutte la sua prima e più famosa sinfonia, Nuit Des Tropiques, divisa in due movimenti dai nomi eloquenti: Noche en los tropicos e Festa Criolla. Quest’ultimo, soprattutto, è ancora una volta un’eccezionale sintesi e superamento di romanticismo e tradizione sudamericana, in una composizione piena di gioia e romanticismo, sensualità e ritmi travolgenti, con delle percussioni esplosive ed esotiche alternate a momenti più riflessivi. Capolavori di questo tipo anticiperanno quelli di altri compositori come Gherwshin.

 

 

Arrivato a poco più di trent’anni Louis Gottschalk è quindi riconosciuto come il più grande musicista di tutti gli Stati Uniti, grazie anche ad un’etica del lavoro ferrea che lo portò a viaggiare moltissimo ed a esibirsi in un numero impressionante di concerti. Quest’idillio ebbe una brusca interruzione nel 1865 a causa di uno scandalo riguardante una relazione con una studentessa dell’Oakland Female Seminatory che lo costrinse ad imbarcarsi in quello che si sarebbe rilevato il suo ultimo e più trionfale tour. Ovviamente Louis Moreau non pensò neanche per un momento di tornare in Europa, ma si imbarcò in una definitiva tournée del Sud America che lo vide trionfante in ogni esibizione, soprattutto in Brasile, a Rio de Janeiro. È qui che, durante un’esibizione nel 1869, poco dopo aver finito di suonare uno dei suo ultimi capolavori pianistici Morte!, Gottschalk collassa sul palco a causa della febbre gialla, morendo tre settimane dopo nella sua camera d’albergo ad appena quarant’anni d’età.

 

La vita e la parabola artistica di Louis Moreau Gottschalk sono incredibili per una grandissima quantità di motivi. Come già detto fu il primo pianista americano a riscuotere un successo internazionale, riuscendoci sia aderendo ai canoni imperanti all’epoca, sia modificandoli, stando contemporaneamente dentro e fuori la società musicale e borghese del XIX secolo. Nonostante sia stato un innovatore, un musicista in anticipo sulla sua epoca, riscosse comunque grandissimo successo anche e soprattutto mentre era ancora in vita, e non come spesso accade solo in modo postumo. Anzi forse non si ricordano abbastanza le sue intuizioni, la sua genialità virtuosa e compositiva che anticipò di decenni la nascita de «l’unica forma d’arte originale americana».

 

Exit mobile version