Love me do – 50 anni dopo

6 giugno 1962- Siamo agli Abbey Road Studios di Londra e George Martin ha da poco deciso di scritturare 4 sbarbatelli di Liverpool: i Beatles. Sebbene la sua prima reazione sia stata “sono piuttosto orribili”, fa loro firmare il contratto giocandosi il tutto per tutto in quella nebbiosa mattinata londinese. Così i ragazzi registrano il primo singolo : “Love me do”. Martin, però,  preferiva piuttosto “Ho do yuo do it?” considerandola più adatta al gruppo e candidata al successo, perciò in quella seduta i Beatles dovettero insistere a voler registrare anche il loro materiale e così Love Me Do finì su 15 nastri, con Pete Best alla batteria. La registrazione non andò granchè bene. Martin era convinto che si poteva  trarre qualcosa di buono dal gruppo, ma certo non più di qualche migliaio di copie prima che la band cadesse nel dimenticatoio e si sciogliesse, come succedeva nella musica pop del tempo. I Beatles erano un’incognita: non sapevano leggere la musica; la loro abilità nel suonare era tuttavia lodevole, ma egli doveva affinare i loro talenti nascosti.
Questo segnò l’inizio di una lunga relazione nella quale l’esperienza musicale di Martin aiutò a colmare il varco tra il talento grezzo e il suono che i Beatles volevano ottenere.

4 settembre 1962- Gli ”scarafaggi” ritornano agli Studios per registrare una seconda volta il pezzo, stavolta alla batteria vediamo Ringo Star e John Lennon all’armonica, rubata dal cantante in un negozio di Arnhem nel 1960, mentre si recava ad Amburgo. Quella sera Ringo non era in forma, e risentendo il nastro Martin concluse che il batterista era il punto debole del gruppo e che sarebbe stato necessario rifare la registrazione sostituendo Starr con un sessionman: Andy White. Così dopo una settimana, il quartetto si ritrovò in studio e lì Ringo scoprì con delusione che si sarebbe limitato a suonare il tamburello, e con questa formazione furono registrati 18 nastri del pezzo. Tuttavia la versione della seduta del 4 settembre non venne scartata, fu anzi pubblicata come il lato A del primo 45 giri del gruppo; la variante dell’11 costituisce invece il pezzo d’apertura del lato B dell’album. Pertanto la presenza o meno del tamburello permette a chi ascolta di comprendere quale delle due versioni si stia riproducendo.

5 ottobre 1962- Tra la nebbia di Londra non ancora aperta allo swingin’ disco esce (Love me do” lato A/ “P.s I love you” lato B) e raggiunge il diciassettesimo posto nelle classifiche di vendita del Regno Unito, ma a Liverpool venderà moltissimo. Una leggenda vuole che il successo di vendite a Liverpool fosse dovuto all’acquisto da parte di Brian Epstein, allora menager della band, di migliaia di copie del disco. La musica leggera popolare era già entrata in una nuova epoca che forse soltanto l’arrivo del web ha modificato nei lineamenti consegnandola al passato. I Beatles sono diventati un monumento del Novecento e in meno di otto anni non hanno cambiato il mondo, come fa comodo dire. Ne hanno più semplicemente, e ancor più prodigiosamente, creato uno nuovo. Senza volerlo, forse. E sicuramente senza immaginarne i contorni sociali, politici e persino didattici. Perciò a 50 anni dall’uscita del loro primo singolo è retorico parlare di Beatles per esaltarne qualche caratteristica sconosciuta perché una traccia di loro è in ciascuno di noi, uno dei pochi fenomeni del secolo breve destinati a non avere fine.

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