Lu mare, lu sule, l’elettronica | Fuck Normality Festival

Bisogna riconoscerlo: quest’estate nel nostro amato Salento stiamo trovando eventi di grande spessore che ci stanno stupendo sempre di più. Ovviamente si tratta di festival che si svolgono da diversi anni, ma in questo 2016 la qualità dei nomi presenti nelle varie line up è cresciuta notevolmente: il 4 agosto c’è stato il Rockinday con Il Teatro degli Orrori e i Moustache Prawn, tre giovani brindisini in grande ascesa che hanno anche partecipato allo Sziget lo scorso anno; il 10 a Guagnano ha avuto luogo il Contronatura Festival con artisti del calibro di Cairobi o Cosmo e dal 16 al 18 luglio a San Cataldo abbiamo assistito al Sud Est Indipendenteche ha ospitato un totale di 13 nomi tra cui Ministri, Tre Allegri Ragazzi Morti e Niagara e che domani si concluderà con Peter Hook & The Light. Nella lista non cito di proposito lo Yep! svoltosi a Melpignano l’8 e il 9 agosto come punizione per aver ospitato I Cani e Calcutta, anche se coloro che hanno un buon orecchio ma ci sono andati costretti dalle proprie ragazze quanto meno si saranno potuti consolare con i live di La Municipal e Inude, questi ultimi che sono stati anche all’Awanda Indie Fest di Chiatona (28 e 29 luglio) insieme a La Municipal, Moustache Prawn, Terzo Piano, Leland Did It e altri ancora.

Insomma, si può dire che in questi mesi nel tacco della nostra penisola c’è stato e c’è tutt’ora da divertirsi. Personalmente, tra luglio e i primi di agosto ho potuto assistere alla seconda data dell’Awanda e alle prime due del Sud Est, mancando ad una terza serata ricca di musica elettronica con Niagara, ElektroJezus, Lim, Giorgio Tuma e Heidi for President. Per questo motivo, una nottata piena di tastiere e console mi mancava, quindi il Fuck Normality forse è stato proprio ciò di cui musicalmente avevo bisogno. Succede però che, come spesso capita, nel pomeriggio che precede l’evento il grande ospite della serata Slow Magic posta uno stato su Facebook in cui si dichiara “malato” e si scusa per non poter esserci alla festa. Il messaggio spiazza un po’ tutti e in modo particolare ovviamente lo staff del Fuck Normality, ma ci si riprende subito pensando allo spettacolo che in ogni caso ci sarà tra poche ore con o senza Slow Magic.

Arrivo al Sudestudio di Guagnano verso le 22, tenendo conto che sull’evento Facebook c’è scritto che il festival sarebbe iniziato a quell’ora, ma non è tutto pronto e si aspetta ancora un po’. Nell’attesa faccio conoscenza con alcuni ragazzi trovati lì, tutti un po’ delusi dal mancato arrivo di Slow Magic ma allo stesso tempo impazienti di iniziare a divertirsi.

Si parte poco prima di mezzanotte con il live del giovane leccese Catalano, che nel giro di un anno è già arrivato a suonare in uno dei migliori festival italiani di musica elettronica indipendente: l’esibizione dura non più di tre quarti d’ora ma è ricca di emozioni e ci inizia a far muovere quanto basta per non avvertire minimamente il freddo. La festa prosegue con Matilde Davoli, un’altra giovane promessa che dopo il suo primo album I’m calling you from my dreams dell’anno scorso è spesso considerata una delle migliori proposte femminili in Italia. Rimango abbastanza sorpreso nel vedere basso, chitarra e batteria sul palco, ma mi sorprendo ancora di più quando lei e la sua band salgono sul palco e vedo alla batteria Simone Prudenzano del “trio disco-punk” A Morte l’Amore, che ho gradito molto al Sud Est Indipendente. Il live è sicuramente l’unico un po’ più rockeggiante rispetto agli altri, e con quel dream pop mai banale o noioso Matilde Davoli ci da una grossa carica di energia facendo proseguire il nostro riscaldamento corporale già avviato molto bene da Catalano, anche se ammette di essere un po’ stanca a causa delle pochissime ore di sonno degli ultimi giorni.

Una volta entrati definitivamente in clima festival è finalmente il turno del grande ospite: direttamente da Venezia arriva Yakamoto Kotzuga, una delle maggiori rivelazioni dell’elettronica italiana attuale che nel giro di soli tre anni ha già raggiunto alte vette e grandi risultati. Vedendo diversi suoi video su Youtube mi sono fatto un’idea personale sul suo conto, notando nelle sue melodie una sorta di voglia di fuggire dalla realtà, una quasi disperata ricerca di altri mondi in cui rifugiarsi che solo con la musica si possono scoprire. Il live, però, non mi offre le stesse emozioni provate guardando i suoi video: mi da l’impressione di un artista molto meno astratto di quanto pensassi e di più facile ascolto, e con ciò ricevo ancora una volta l’ovvia conferma che vivere un live di un artista è parecchio diverso dal vederlo via Youtube o in televisione. In ogni caso il concerto, durato più di un’ora, ci manda in visibilio e si conclude con una vera e propria standing ovation al veneziano, con una forte voglia generale di andare a prendere qualcosa da bere che crea una grossa calca di gente davanti ai banconi dello Staff.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre sto cercando ancora di ritirare il mio amato Vodka Lemon, tocca già al quarto ospite della festa: stavolta non si tratta di un live ma di un dj set, quello di Populous. Prima di esprimere il mio giudizio sulla performance premetto che ho già visto alcuni suoi spezzoni di live sul web e mi è sembrato davvero niente male. Succede però che quel dj set non mi colpisce sotto alcun aspetto, si rivela una vera delusione non solo per me ma anche per i miei nuovi amici conosciuti al festival: a tratti sembra di stare in una scena di un diciottesimo americano con piscina e tanta tamarreria, una sensazione davvero strana tenendo conto soprattutto delle alte aspettative che avevo su quell’artista, con la speranza di poter assistere ad un suo live in futuro.

Tuttavia Populous abbandona il palco tra gli applausi della gente, e successivamente è il turno dell’ultimo live del festival, quello di Machweo: dopo lo show di Kotzuga è chiaro che non ci si aspetta un altro live di quel livello, ma il classe 92 ci regala un gran bello spettacolo che sembra coinvolgere tutti e deludere nessuno, con la sua elettronica per niente esagerata ma moderata al punto giusto.

Finito il live di Machweo (è gia notte fonda) restano gli ultimi due dj set: il primo è quello di Okee Ru, che come Populous ha già partecipato al festival negli anni precedenti, e il grande calore del pubblico nei suoi confronti sembra dimostrare il suo forte legame col Fuck Normality. Il dj set dura più di un’ora e ci porta fino alle 4, ma è con il successivo, quello di Æmris, che arriviamo all’alba e a vedere finalmente le prime luci. Il classe 96 non sfigura per nulla, ci fa ballare come se fossimo ancora all’inizio e ci porta con sé fino alla fine della festa.

Sono ormai passate anche le 6 e torno a casa con gli unici desideri di ingozzarmi di cornetti al bar vicino casa e di buttarmi sul mio letto, con la consapevolezza di aver soddisfatto anche il mio desiderio di totale elettronica in una notte indimenticabile e ben lontana dalla routine quotidiana. Ogni tanto mandare la normalità a farsi fottere può fare più che bene.

                                                                      Fotografie di Federica Danzi.    

 

 

 

 

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