Luister: i volti della musica raccontati senza filtri

Con l’avvento dei social network anche il modo di raccontarsi di fronte a un obiettivo è innegabilmente cambiato. Sembra più facile e alla portata di ognuno condividere un post o una foto, ma non tutti i contenuti compiono lo stesso identico viaggio. Per non parlare dei gusti del pubblico, diversificati per fasce d’età e per interessi. Il caso di Luister è, però, in grado di mettere d’accordo persone molto diverse tra loro. Si tratta del progetto fotografico di Giacomo Favilla e di Aimone Bonucci che hanno deciso di utilizzare Facebook e Instagram per dare non soltanto un volto, ma anche una voce ai protagonisti della loro gallery. Scopriamo insieme agli ideatori di quest’esperimento sociale il ruolo della musica come filo conduttore per i loro scatti.

Giacomo Favilla e Aimone Bonucci

Com’è nato Luister? E quali sono i riferimenti a cui vi siete ispirati per avviare questo progetto?

Luister è nato per strada, durante una sessione di scatti per Turistica, il nostro primo progetto di street photography, dove andiamo a fotografare usi e costumi dei turisti che vengono a visitare l’Italia. Parlando con loro, abbiamo notato che spesso la musica è un argomento che salta fuori per rompere il ghiaccio tra noi e loro, i protagonisti delle nostre fotografie. È da questo che ci siamo decisi di fare un racconto per immagini che andasse ad indagare i rapporti che hanno le persone con il mondo della musica, fare dei ritratti, sì, ma con lo scopo di sapere che cosa scorre dentro le loro cuffie, qual è la colonna sonora della giornata che stanno vivendo e se un album, un gruppo, un concerto ha lasciato una qualche traccia nel loro cuore e nella loro memoria. Per avviare questo progetto non ci siamo ispirati a qualcosa in particolare, non lo abbiamo fatto di certo per creare qualcosa di nuovo, dato che siamo immersi in blog che fotografano la gente per fini documentaristici o stilistici, basti pensare a Humans of New York, il profilo di Le 21ème e così via, abbiamo solo avuto voglia di dare un senso che caratterizzi questa sorta di album sociale, ovvero la musica.

Scorrendo la vostra gallery su Instagram, vediamo volti che raccontano storie diverse non soltanto attraverso le parole, ma già a partire dall’espressione e dall’abbigliamento che indossano possiamo cogliere molto di loro. Entrando a contatto ogni giorno con tante persone, percepite nei vostri confronti maggiore curiosità e apertura o più scetticismo e indifferenza?

Ogni volto è sempre una storia unica, ma a volte la fotografia non è sufficiente a raccontare tutto. È per questo che la lettura di un ritratto con una storia musicale associata riesce a stabilire un contatto maggiore con chi osserva, basti pensare che ormai siamo abituati alla consultazione delle immagini sui social network con la modalità di scroll down all’infinito: una foto con un breve racconto associato ha un potere empatico più forte rispetto ad una che non ce l’ha. Se una persona fotografata per Luister ci incuriosisce, e quest’ultima cita una band o un genere musicale caro a chi la sta guardando in quel momento, ecco che avviene il momento di intesa, brevissimo, un’emozione vera, che supera il digitale. Le persone che incontriamo sono aperte a farsi fotografare, ma è proprio la musica che li convince. Un ritratto fine a se stesso ha molto meno appeal di uno che ha il fine di raccontare qualcosa che non si vede sulla pelle, ma ne fa innegabilmente parte: la passione musicale.

Che tipo di rapporto avete con il mondo della musica e quale importanza credete possano avere i social network, in particolare un’applicazione come Instagram che ha fatto arrivare la fotografia alla portata di (quasi) tutti, nel veicolare la musica e i suoi protagonisti?

Aimone è stato un musicista per passione e un dj per una decina di anni, Giacomo ha lavorato molto come videomaker e fotografo per band o musicisti, ed entrambi siamo divoratori di ogni genere musicale, curiosissimi di scoprire sempre qualche band nuova e mai stanchi di ascoltare i classici che hanno fatto la nostra storia. Non possiamo vivere senza anche perché crediamo che ogni attività della giornata possa avere la sua giusta colonna sonora. I social network sono uno strumento potente che se ben sfruttato può veicolare dei messaggi verso un pubblico davvero vasto, e parlare di musica secondo noi, non è mai abbastanza. Abbiamo ricevuto dei messaggi da parte di alcuni ragazzi che, nella lettura del tag di una band, citata nel testo della persona ritratta, hanno fatto una nuova scoperta musicale. Questo è bellissimo per noi, aver creato una connessione con un gruppo musicale attraverso una fotografia.

Dove trovate i soggetti per le fotografie che scattate e quali sono i canoni da rispettare in questa ricerca?

Li troviamo per strada, può essere un incontro casuale oppure andiamo ad un concerto di un musicista per fotografarlo. Preferiamo andare ad ascoltare artisti che non conosciamo, così da farci coinvolgere di più nella scoperta, ma cerchiamo anche di non farci scappare i musicisti più affermati. Li scegliamo in maniera del tutto arbitraria, la cosa importante è che il volto, ma anche il costume, siano un messaggio forte che possa arrivare già con la fotografia, così da essere un buon mix in relazione con la storia della persona ritratta.


Secondo voi gli italiani sono un popolo che preferisce ascoltare o fare musica?

Secondo noi gli italiani sono un popolo creativo ed è facile trovare in un ascoltatore un trascorso da musicista, ma crediamo che ci sia più gente che ascolta, rispetto a chi la musica la produce. Il saper leggere e riconoscere le note è un aspetto importante per la comprensione di una canzone, ma crediamo che il cuore sia più che sufficiente per entrare in contatto con la musica.

Quali sono le aspettative e gli obiettivi principali di Luister?

Siamo rispettivamente un fotografo e videomaker (Giacomo Favilla) e un Art Director pubblicitario (Aimone Bonucci), viviamo questo progetto come un qualcosa che si arricchisce settimana dopo settimana, un po’ come i progetti di comunicazione a cui siamo legati per il lavoro che facciamo, vorremmo arrivare a raccontare un intero panorama musicale italiano fatto di ascoltatori e musicisti, senza darci una data di scadenza. Però un obiettivo nel cassetto, in effetti, ce l’abbiamo: fotografare Gigi D’Agostino.

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