Mokadelic, dagli anni zero a Gomorra senza una parola

Il Festival della Divulgazione, che si è tenuto a Potenza, ha messo in scena diversi eventi tesi a rappresentare le diverse forme della comunicazione.

Nella serata dedicata al linguaggio musicale, si sono esibiti i Mokadelic, band romana che affida la propria comunicazione a tappeti sonori intensissimi, divenuta celebre per le colonne sonore fatte per film di registi affermati quali Salvatores o Sollima.

Al termine di un set che ha tenuto con il fiato sospeso la gremita platea del centro Cecilia di Tito (PZ), complici anche le bellissime proiezioni, li abbiamo raggiunti per scambiare quattro chiacchiere, sorseggiando Negroni (causa di non poche risate) comodamente seduti sui divanetti del Cecilia:

“Nel 2000 eravate un quartetto, i Moka, ed improvvisavate in una saletta a Pietralata…

…nel 2016 siete i Mokadelic, un quintetto fresco di album doppio, Chronicles, acclamato anche dal grande pubblico, dico una parolaccia, quello mainstream, per aver composto la colonna sonora di una delle serie TV di maggior successo (e dicono di maggior qualità) degli ultimi anni. Quanto è importante per voi il caffè?

(non se l’aspettavano)

Cercando su google il nome Mokadelic, tutti i risultati che non vi associano al cinema (sono la maggior parte), accostano il vostro nome al post-rock. Vi ci trovate in questa definizione?

Vi sentite di voler aggiungere qualcosa ai fiumi di parole che, tentando di definire ciò che è il post-rock, sono più spesso arrivati a descrivere ciò che non è? (secondo chi scrive una buona definizione del genere la si trova nell’immagine qui a sinistra, ndr)

…gli anni Zero.

Ecco, proprio in quegli anni zero di musica strumentale più o meno definibile come post-rock a Roma ne è passata parecchia. La si suonava molto in posti come il Circolo degli Artisti o l’Init dove sono passati anche i nomi internazionali più rappresentativi del genere. Come vi ha accolto la scena cittadina quando eravate agli esordi?

Ultimamente è stato ristampato il disco che per molti versi ha rappresentato una pietra miliare per il post-rock nostrano, Rise and Fall of Academic Drifting dei Giardini di Mirò. Quello era però la punta di un iceberg con la base ben più ampia, fatto di innumerevoli gruppi meno nominati, ma non per questo meno interessanti. Oltre voi mi vengono in mente i Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo o i Port Royal. Che fine ha fatto questa scena, voi ne avete notizia?

…si è dovuta reinventare.

Godspeed You! Black Emperor

Fate musica senza parole, come fate a scegliere il titolo per un brano?

…e voi magari poi la chiamate in un altro modo ancora.

Avete composto più colonne sonore che album, ma in fondo per la musica strumentale la differenza tra una soundtrack ed un disco è veramente minima, basta ascoltare cose come la vostra colonna sonora di Gomorra o di A.C.A.B. per citarne alcuni, ma anche l’ultimo Atomic dei Mogwai. Voi trovate che ci siano differenze nel percorso compositivo di una colonna sonora rispetto a quello di un album?

Avete trovato differenze lavorando con registi diversi o magari affinità quando vi siete trovati a lavorare nuovamente con lo stesso (vd. Sollima)?

Il Nobel per la Letteratura direi che proprio non possano assegnarvelo…

Ahimè l’hanno dato a Bob Dylan

…Con buona pace di Baricco.
Preferireste vincere un Grammy o un Oscar (o lo scudetto della Roma)?

Un disco, un libro, un film.

Questa non è mia ma è un grande classico: La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?

(risate)

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