Neverending Party | Cosmo all’Hiroshima Mon Amour, Torino

Foto a cura di Loris Brunello

L’autunno caldo dell’indie-pop italiano sta per concludersi e così anche il nostro viaggio tra le nuove proposte che quest’anno hanno fatto il loro ingresso nel mondo della musica e le vecchie conoscenze che con grande sorpresa di tutti continuano a scalare le classifiche, di cui vi abbiamo anche parlato nella nostra Top 15 degli album italiani. Come stabilire chi farà ancora parlare di sé nel 2017? Per testare le abilità di un artista non è necessario rivolgersi a un veggente, basta andare a un concerto, ascoltare i commenti del pubblico e annusare l’aria che tira a fine serata.

La dimensione live non è facilmente indossabile da chiunque, ma senza dubbio si tratta del biglietto da visita di Cosmo, la voce degli eporediesi Drink to Me, che in primavera è tornato con L’ultima festa, il suo secondo album solista dopo Disordine. Il tour cominciato quest’estate sta continuando senza sosta, tappa dopo tappa, a riempire i club italiani e a registrare il tutto esaurito. La data di stasera all’Hiroshima Mon Amour è un evento importante non solo perché è l’ennesimo sold out, ma soprattutto perché Marco Bianchi aka Cosmo qui a Torino è cresciuto ed è diventato grande.

Tornare a casa è la prova più temuta da ogni musicista, ma anche quella più attesa. In questa notta di smog e foschia ci sono tutti: gli amici di sempre, le compagnie che si sono sciolte e quelle che resistono alla fine dell’università, all’estero e alle relazioni, ma c’è anche una nuova generazione di ascoltatori preparati quanto scatenati. Non manca nessuno. Quando arriviamo Titta è alla consolle che scalda il dancefloor con un djset minimale ed elettrizzante. I piedi sono caldi, pronti a diventare roventi mentre le luci si abbassano fino a scomparire, inghiottite dal buio.

Chiamato a gran voce, Cosmo sale sul palco accompagnato dai batteristi Matteo Boscolo e Roberto Grosso Sategna, le braccia instancabili che durante ogni concerto di questo tour plasmano il ritmo su cui ballare. Non abbiamo neanche il tempo di capire quello che sta per accadere quando di fronte a noi si accendono alcune barre così luminose da ferire la vista. Cazzate è un ordigno che ci investe lasciandoci senza fiato, un frastuono che allevia da ogni turbamento le sinapsi del cervello, un motore che pompa più forte il sangue in tutto il corpo. L’ultima festa è cassa dritta, sudore e guardare l’alba dopo una notte senza sonno. È vietato crogiolarsi nella malinconia anche sulle note di Regata 70, mentre sono autorizzate le effusioni e i limoni in pista quando arriva il momento di Dicembre e di Impossibile.

La folla è diventata un unico grande essere antropomorfo che ondeggia e che si apre soltanto per fare spazio a Cosmo che si lancia sotto il palco per intonare Le voci, la canzone dentro la canzone, il loop che non si schioda dalla nostra testa. L’ultima festa trasforma le nostre emozioni personali in sentimenti collettivi e permette di ritrovare le campionature dei ricordi lontani. Cosmo ha un’esasperata, ma autentica voglia di divertirsi ed è capace di comunicarlo a chiunque, anche ai muri del locale. Tra lui e il pubblico non c’è, infatti, nessuna barriera, L’ultima festa è una reale invasione di palco che coinvolge chiunque voglia guardare il concerto da una prospettiva diversa.

La nazione che ha sempre dato troppa importanza ai testi questa sera sta ballando sopra e dentro il Disordine e sta lentamente ricordando per cosa è stata creata la musica. Marco Bianchi è l’animatore dei villaggi che abbiamo sempre desiderato. La sua energia sanguigna è liberatoria a tal punto da commuoverci mentre ci rendiamo conto che Un lunedì di festa e Le cose più rare sono gli ultimi brani di questa strabiliante festa. Adesso sono chiari i nostri propositi per il 2017. Più concerti come questo. Più coriandoli attaccati tra i capelli e il cuscino. Più leggerezza e cuore gonfio.

Exit mobile version