New Order – Lost Sirens

Voto: 7/10

Erano pomeriggi di gennaio proprio come questi, qualche anno in meno sulle spalle e un freddo umido che s’infiltrava nelle ossa. Tra il naso e la bocca il respiro si faceva pesante, mentre gli occhi lacrimavano per lo sforzo di averli tenuti aperti contro le continue raffiche di vento. Da una parte il mare, le ombre scure dei giorni che si facevano notte e dall’altra un paio d’avvolgenti occhi bruni che brillavano come fari nelle tenebre. La radio della macchina era a volumi esageratamente alti e mi stupisco di non aver mai avuto mal di testa durante tutti quei viaggi. Temptation si alternava a Blue Monday e se non sentivamo tutto Substance (Disc 1) per decine di volte di fila non eravamo abbastanza soddisfatti. A mia discolpa devo dire, però, che ho scoperto i New Order solo negli ultimi quattro anni, perchè prima ero di quell’idea decisamente adolescenziale – ma non in tutti i casi errata – che la morte di un membro all’interno di un gruppo portasse via con sè anche la sintonia artistica tra i rimanenti. Dopo il suicidio di Ian Curtis, a Bernard Sumner, Peter Hook e Stephen Morris non restava che sciogliere i Joy Division, ma quello che hanno saputo fare è stato reinventarsi e togliersi le vesti del lutto per onorare la scomparsa dell’amico, a differenza di molte altre band che, prive di forza e coraggio, non si sono mai più rimesse in discussione.

I New Order non sarebbero nati se l’impegno dei tre componenti non fosse stato uguale da parte di ognuno: o tutti o nessuno sembra essere stato il motto che li ha convinti a non demordere. E così ha avuto inizio una delle più belle avventure musicali degli ultimi trent’anni che ha saputo rivoluzionare non solo la new-wave, ma anche l’elettronica. Si sa, le belle favole non durano per sempre e dopo essersi sciolti definitivamente nel 2007, pareva che il lieto fine proprio non ci sarebbe stato, ma da qualche anno aveva preso piede la voce che qualcosa sarebbe cambiato all’interno della formazione di partenza: quindi con o senza Peter Hook – ormai anima individualista del gruppo – c’era l’intenzione di ricominciare. E così all’alba del 14 gennaio 2013 è stato pubblicato il nono album dei New Order, Lost Sirens, ovviamente senza chiamare l’amico Peter che avrebbe interrotto i giochi tra avvocati e guazzabugli. Andateli a capire voi gli artisti, ci si conosce e si va (quasi) d’amore e (quasi) d’accordo per un’intera vita e poi da un giorno all’altro ci si comincia a tirare i piatti addosso.

Comunque tornando all’album, il pacchetto fatto e finito c’era già dal 2005, anno di uscita di Waiting For The Sirens’ Call e gli otto brani contenuti in Lost Sirens non sono che degli outtakes del precedente lavoro, quindi quello che viene da pensare in questi i casi è: ci stanno propinando gli scarti del pranzo di Natale proprio come a Santo Stefano? Ma io ero felice come una bambina nel Paese dei Balocchi e ad un primo ascolto mi aspettavo almeno che le tracce fossero tutte inedite, invece Hellbent ad esempio mi era parecchio familiare. A voi capire l’inghippo.

I New Order sono uno di quei gruppi da riscoprire ciclicamente, che portano a quella condizione di primo innamoramento che nessuno di noi vorrebbe dimenticare. Sulle note di Recoil incontrarsi per la prima volta tra la folla, fissarsi e poi tirare dritto, senza battere ciglio e salutando l’estate che se ne va, alzare il volume di Californian Grass e scoprire di non essersi mai persi e con Sugarcane apprezzare i difetti reciproci. Svegliarsi al mattino e sapere di non essere morti, mentre Shake It Up scuote le membra ancora intirizzite dal sonno, rallentare il flusso dei propri pensieri su I Told You So ed avere finalmente la consapevolezza che qualcosa è cambiato, I’ve got a Feeling inspiegabilmente, ma non è dato capire, basta seguire la scia degli eventi. In sottofondo Hellbent e avvicinarsi, dandosi il bacio più lungo del mondo sotto una delicata pioggerellina autunnale e sentire che nulla potrebbe avere maggiore importanza, proteggersi e promettersi solennemente “I’ll Stay with You  finchè non te ne andrai, stella del mare”.

I New Order forse non torneranno mai, e per i più sfegatati non rimane che continuare a cullarsi in quell’unico primo amore e riviverlo tutte le volte che vogliono.

Tracklist:

  1. I’ll stay with you
  2. Sugarcane
  3. Recoil
  4. Californian Grass
  5. Hellbent
  6. Shake It Up
  7. I’ve Got A Feelig
  8. I Told You So
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