Le proteste per le due date di Nick Cave in Israele

Vi avevamo già raccontato la mole di proteste che avevano scatenato i Radiohead per il loro concerto in Israele lo scorso luglio. In prima linea Roger Waters, che aveva pubblicamente criticato il gruppo per la scelta di suonare in Israele. E c’era anche una petizione firmata da diversi artisti (oltre a Waters c’erano i nomi di Thurston Moore e Tunde Adebimpe dei TV On The Radio) per chiedere a Yorke e soci di annullare il concerto.

La storia si ripete con Nick Cave, che ha due date a Tel Aviv il prossimo 19 e 20 Novembre. Torna la petizione che chiede a Cave di fare marcia indietro: a firmarla Waters, Moore e Adebimpe, ma anche registi come Ken Loach e Mike Leigh. Per i firmatari della petizione ogni perfomance in Israele è un simbolo di accettazione dello status quo nella situazione israelo-palestinese.

In realtà nelle scorse giornate anche un gruppo di cittadini israeliani aveva indirizzato una lettera al cantautore australiano per invitarlo a boicottare la politica israeliana di oppressione e apartheid nei confronti dei palestinesi.

Lo scorso Luglio Thom Yorke aveva risposto alle proteste così:  “Non ci piace Netanyahu più di quanto ci piaccia Trump: eppure suoniamo lo stesso negli Stati Uniti” – decidendo di suonare comunque in Israele.

Per ora aspettiamo Nick Cave in Italia: a inizio Novembre il suo tour attraversa il paese. Fa niente se anche qui la politica non è un granché.

 

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