Noel Gallagher’s High Flying Birds – Chasing Yesterday

Correva il 28 agosto 2009, quando a Parigi in una torrida giornata di fine estate Liam e Noel Gallagher, rispettivamente cuore e mente degli Oasis, dopo un’accesa lite distrussero non solo due chitarre, ma anche una delle band più significative del panorama musicale degli anni Novanta e di tutta la scena brit rock. Oggi, a quasi sei anni dal loro scioglimento, la stampa lancia false voci sull’ipotesi di un ricongiungimento artistico tra i due fratelli, mentre sembra che i fans più accaniti non prestino troppa attenzione verso questi rumours mendaci.

D’altronde, come dargli torto, in più di vent’anni di carriera i ragazzacci di Manchester ci hanno abituato a tante canzoni quante risse, perciò chi può davvero dire cosa combineranno in futuro? Sicuramente non noi, né tantomeno giornalisti o presentatori televisivi italiani, visto l’ultimo scambio di post e tweet al vetriolo tra Fabio Fazio e Noel Gallagher che — in seguito alla sua comparsata a Che Tempo Che Fa — ha voluto far sapere pubblicamente che mai si era tanto annoiato durante un’intervista. Ogni volta che l’ex cantante degli Oasis trova una nuova vittima su cui sputare veleno penso che senz’altro in una vita precedente dev’essere stato il piccolo protagonista de I vestiti nuovi dell’imperatore, la fiaba di Hans Christian Andersen, in cui solo un bambino in mezzo a una folla di adulti ha il coraggio di urlare “Il re è nudo!”.

Questo lungo preambolo per dire che dopo quattro anni dal primo omonimo esordio, Sir Noel Gallagher è tornato sulle scene insieme agli High Flying Birds per presentare Chasing Yesterday, l’atteso secondo album senza Liam. Pare che a nessuno sia potuta sfuggire la notizia, il chiasso mediatico ha come al solito anticipato i live. La domanda che, però, sorge spontanea è: l’avete ascoltato bene? Non valgono In the Heat of the Moment o Ballad of the Mighty I alla radio, mentre vi trovate imbottigliati nel traffico. O forse potrebbero bastare per farvi un’idea del percorso intrapreso da Noel e amici. L’esordio solista congelava la promessa di un nuovo inizio, mentre questo secondo passo avanti non fa che scioglierla inevitabilmente.

L’intuizione o meglio l’inganno ordito dallo scaltro Noel prevede che chiunque si avvicini a questo disco venga trascinato a forza nel 1994, per poi risalire il fiume controcorrente. Insomma, una bolgia dantesca dove i sette album degli Oasis riecheggiano uno dopo l’altro senza sosta. Riverman ha lo stesso giro di Wonderwall, l’infinita serie di “na na na” di In the Heat of the Moment ci riporta ad All Around the World, mentre The Girl With X-Ray Eyes sembra uscita direttamente da The Masterplan. Eppure sull’energica schitarrata iniziale di Lock All the Doors cambia la solfa. Si tratta di un pezzo dei primi anni Novanta, che probabilmente Noel si sarà tenuto per sé, anziché condividerlo con gli altri membri degli Oasis in un garage alla periferia di Manchester.

L’attitudine rock che richiama al pogo è più forte dell’incredibile sofferenza che Noel fa provare al suo pubblico, rimestando con vigore gli anni migliori dei suoi lavori e dei suoi ascolti. Brani come The Dying of Light o The Right Stuff dimostrano proprio che le influenze dei grandi maestri del rock hanno insegnato molto a questo giovane di quasi cinquant’anni. Gli onnipresenti Beatles, David Bowie, Eric Clapton e un briciolo di psichedelia dei Pink Floyd, come un po’ di new wave e il trip hop dei primi Morcheeba, quanto blues e l’hard rock dei Led Zeppelin, eccoli tutti qui riuniti in queste dieci capsule sonore.

Noel Gallagher è fatto così: un minuto prima sei pronto a tirargli un pugno in pieno petto e quello dopo non puoi che digrignare i denti e pensare a quanto sia geniale e furbo. Chasing Yesterday è creato per depistare ed è un album che fa male, così a noi salmoni indifesi non rimane altro che lasciarsi sfiorare dalla nostalgia.

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