Offlaga Disco Pax – Gioco di società

Voto: 7/10

Reggio Emilia chiama, il mondo risponde. Parte tutto da questa città inutilmente bella, questa città zitella, e qui si svolge un viaggio della durata di 42 minuti, il formato classico di un 33 giri. Si raccontano storie, come sempre, storie di quel piccolo mondo antico che è l’Emilia, di palazzi che ospitavano partiti che non esistono più, di ricordi di scuola, vecchi canti Ultras ereditati dalle canzoni popolari, cicatrici sulle sopracciglia e ciclismo estremo. In poche parole si parla della vita. La vita vista come gioco di società per l’appunto. Non c’è bisogno di scomodare l’attualità per essere attuali, non è necessario chiamare in causa i social network, le mode e gli hipsters per essere contemporanei. Ci si può rifugiare nel proprio mondo e risultare moderni, in un certo senso universali. Gli Offlaga Disco Pax questo lo hanno capito già da un po’, da quando “Socialismo Tascabile” li confermò come il nuovo fenomeno della musica italiana, con quel  loro modo di raccontare, su basi elettroniche dalle mille influenze, di un mondo che non esiste più ma in cui, guardandoci allo specchio, un po’ tutti ci ritroviamo, per esperienze o per osmosi.

Max Collini si conferma in queste nove tracce il narratore straordinario dei primi due album, che riesce e a dosare la sua sensibile ironia con storie che spesso di ironico, hanno davvero poco. La realtà, filtrata dai suoi occhi, ci appare sempre dotata di una misteriosa morale da scoprire. Gli anni della militanza nel ricordo di Palazzo Masdoni, lo storico concerto dei Police a Reggio nel 1980, svoltosi tra scontri con la polizia e molotov, visto dagli occhi dei ragazzini della scuola di fronte al palazzetto, costretti, anche questa volta,  ad andare a letto presto. E poi il racconto poetico dell’impresa del ciclista Johan Van der Velde, che rischiò l’assideramente durante la discesa del Gavia nel 1988, che si trasforma in un meraviglioso insegnamento di vita. L’ironia amara di Sequoia, storia di lotta sociale nell’età dell’adolescenza e il mestiere dell’agente immobiliare che diventa pericoloso nella suspence finale di A pagare e morire.

Manca probabilmente un po’ il mordente dei dischi precedenti, i brani appaiono più mosci e meno immediati, ma il vero punto di forza di questo “Gioco di società” è senza dubbio la parte musicale. Le elettroniche di Carretti e Fontanelli hanno la capacità di calzare a perfezione le storie, di avvolgere ed evidenziare le linee del racconto seguendone i guizzi emotivi e le prose descrittive in perfetto bilanciamento, basti pensare al groove in crescendo che, con aperture progressive, dipinge Piccola Storia Ultras, dai cori da stadio alla Libia di Gheddafi.
L’ennesimo affresco del nostro paese, un disco di parole e suoni, che ci lega alla nostra terra, senza minimamente preoccuparsi di scomodare la tradizione nazional-popolare. Per quello, si sa, abbiamo ancora Sanremo.

Tracklist:

  1. Introduzione
  2. Palazzo Masdoni
  3. Parlo da solo
  4. Respinti all’Uscio
  5. Piccola storia Ultras
  6. Sequoia
  7. Tulipani
  8. Desistenza
  9. A pagare e Morire
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