L’insostenibile peso di essere Bravissima

Tra le prime parole che solitamente associamo allo sport – quando riusciamo ad analizzarlo concretamente, lontano dai termini retorici e favolistici – ci sono sofferenza e sacrificio. Opere che sono ormai dei cult, su tutte Open di Agassi, ci hanno però abituato al racconto del sacrificio sportivo in prima persona: quello dell’atleta che finalmente si libera dei pesi, fisici e psicologici, ai quali è stato sottoposto per tutta la carriera, e che nemmeno il nutrito palmares di trofei ha potuto interamente cancellare. Ma nessuno aveva raccontato la sofferenza e il sacrificio dell’altro: dell’accompagnatore, di chi deve sostenere l’atleta, o futuro atleta, senza peraltro comprendere appieno le ragioni di questa abnegazione ai limiti dell’umano. Le sofferenze e i sacrifici, quindi, delle migliaia di genitori dei cosiddetti enfants prodige, le “promesse” dello sport. Nessuno, fino a Bravissima di Paola Moretti, edito da 66thand2nd.

La copertina di “Bravissima”, edito da 66thand2nd

Protagonista di Bravissima è Antonella, che incontriamo in una fase della sua vita in cui asseconda le scelte che altri hanno preso per lei. In virtù della carriera del marito ha infatti accettato il trasferimento da Milano a Feudi Marina, nel Centro-Sud. Mentre tenta di riorganizzare la sua vita in questo nuovo contesto, la figlia Teodora scopre invece una profonda passione per la ginnastica ritmica. Quello che inizialmente sembrava un hobby, finalizzato più che altro a creare nuove amicizie alla bambina, si trasformerà ben presto in un’attività totalizzante, non appena a Teodora si prospetterà il passaggio dal dilettantismo all’agonismo. Il rapporto madre – figlia, già naturalmente predisposto a tensioni crescenti al limitare dell’adolescenza, dovrà quindi sormontare un nuovo ostacolo: l’incomprensione tra una bambina-soldatino totalmente dedita allo sport e una “profana” che questa dedizione non riesce a comprenderla e sposarla fino in fondo.

 

Paola Moretti ha composto un esordio assolutamente convincente, inserendosi con una prospettiva inedita nel filone del romanzo sportivo. Perché dello sport riconosce il lato problematico della passione che sfocia in ossessione. L’ossessione, peraltro, di una bambina di appena dieci anni, e quindi tanto più irrazionale e incomprensibile ad un adulto. Moretti decide di dare voce alla massa di coloro che “non ce l’hanno fatta”, che non sono arrivati, la cui vita è stata quindi per anni costellata da sacrifici rivelatisi poi vani. O forse solo apparentemente vani. Perché se la ginnastica ritmica ha allontanato madre e figlia, sarà proprio l’evolversi della storia e della carriera di Teodora a riavvicinarle, in un legame più forte di prima.

L’autrice Paola Moretti. Suoi racconti sono comparsi su riviste letterarie italiane e straniere. È autrice del podcast
PHENOMENA – audiobiografie impossibili.
“Bravissima” è il suo primo romanzo.

Il vero merito di Paola Moretti è però un altro. Ossia aver soddisfatto quello che dovrebbe essere il primo requisito della letteratura, anche se ormai viene spesso trascurato: raccontare una storia bella, appassionante e coinvolgente, che semplicemente (ma quanto è difficile ottenere questa semplicità!) si fa leggere tutta d’un fiato. Ed ha il merito di averlo fatto da esordiente con una scrittura autentica e personale. In un momento storico in cui prevale la tendenza americaneggiante delle frasi drasticamente brevi, fulmineamente spezzettate, la scrittrice stende invece la sua prosa con un gusto e un’ampiezza che al lettore fanno emettere un sospiro di soddisfazione. D’altronde anche la scrittura, come lo sport, richiede sacrificio e abnegazione. E come per la giovane ginnasta Teodora, anche per l’autrice il primo commento che sorge spontaneo è: bravissima.

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