Paolo Benvegnù @ Teatrino comunale

6 Gennaio 2012

Teatrino Comunale, Eboli


L’inizio di un anno nuovo è un momento disorientante. Si è a metà strada tra la voglia si sperimentare cose nuove e quella di rinnovare le poche certezze che, a fatica, continuiamo a tenerci stretti. La musica, il talento e la poetica di Paolo Benvegnù sono una di quelle certezze. Una scelta un po’ facile per iniziare l’anno, ma necessaria. Non è la prima volta che assisto al tour di presentazione di “Hermann”, pertanto spero che la scaletta vari abbastanza dall’ultima volta che l’ho visto dal vivo, qualche mese fa. A far da cornice all’evento il teatrino comunale di Eboli (che di teatro non ha proprio granchè). Si tratta di uno spazio riadattato, senza sedie, con pochi fronzoli e tanto freddo. Ad aprire il live ci sono i Grammophone, gruppo ebolitano che propone un indie rock contaminato da variazioni noise.

Poco dopo le 23:00 tocca a Paolo: sale sul palco impettito nella sua giacca stretta, con l’immancabile cravatta a stringergli il collo. I musicisti (formazione ridotta a solo basso, batteria e chitarra) imbracciano gli strumenti e si inizia subito con Il mare verticale, un classico per scaldare l’ambiente e il pubblico che si raccoglie e ascolta attento, impossibile fare altrimenti. Hermann avanza e si palesa in tutto il suo splendore nelle successive Love is talking, Moses e Io ho visto. E’ passato quasi un anno dalla sua nascita, ma l’uomo è maturato e si è fatto conoscere, impossibile non avvertirne le parole fin sotto la pelle, non cantarle, non sentirle proprie quelle grandi verità, espresse con la sua consueta disarmante semplicità che colpiscono e, talvolta, finiscono per far male. Il set intervalla i pezzi nuovi con ripescaggi dal passato da Cerchi nell’acqua a E’ solo un sogno, passando per le sempre intense Il sentimento delle cose e La schiena. Il suono è forte e compatto, la band in forma come sempre, precisa e potente. Peccato solo che l’acustica del teatro faccia un po’ troppo disperdere la voce di Paolo. Ma le emozioni arrivano lo stesso ed è difficile non ritrovarsi a tremare durante storie come Johnnie and Jane. Il primo bis regala una Catherine da pelle d’oca ed una viscerale e tesa Suggestionabili, che, da sola, vale l’intero concerto. Quando passa lei e Il mare è bellissimo chiudono l’encore. Ma non è ancora finita, si risale sul palco per un ultimo saluto: il doveroso “tributo” agli Scisma, con Rosemary Plexiglas e Troppo poco intelligente dilatata, come di consueto, da Alejandro di Lady Gaga, Roadhouse Blues dei Doors e una tanto spettacolare quanto inaspettata Back in Black degli AC/DC, che fa capire che l’estenzione vocale di Benvegnù riesce anche a strillare al pari di un Brian Johnson qualunque. Il live termina e nell’aria si respira un certo spirito di sazietà.

Sfido chiunque a non essersi ritrovato in una frase, in una nota o in un semplice passaggio di questo concerto. Probabilmente è proprio questa la forza del cantautore toscano: sbatterci in faccia quello che abbiamo sotto gli occhi e che non riusciamo a descrivere, farci vedere la realtà come attraverso i suoi occhi, che, quando canta, sono così simili ai nostri. E la sua band lo trasporta in questo viaggio, enfatizzando l’essenza delle sue liriche, invadendo chi ascolta con il suo suono grosso e profondo.

Ancora una volta, sentitamente grazie.


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