Phoenix – Ti Amo

C’è stato un lungo periodo circa tre anni fa in cui per me i Phoenix erano come una droga quotidiana, un ricchissimo tesoro che conoscevo solo io e che non volevo assolutamente condividere con nessuno. Probabilmente è stato l’unico caso di band che per un po’ di tempo non ho voluto sputtanare a chi mi era attorno perché la vedevo quasi come una mia proprietà, non sentivo alcun bisogno di dire al mio compagno di banco frasi del tipo “Oh senti un po’ sta band, fammi sapere che ne pensi”, cosa che invece succedeva spesso per qualsiasi altra nuova scoperta musicale del momento.

I primi incontri con i Phoenix risalgono alle soundtrack di Fifa e Pes ’11, dove c’erano rispettivamente 1901 Armistice, due singoli estratti da quel capolavoro chiamato Wolfgang Amadeus Phoenix che ancora oggi mi mette i brividi. Forse è proprio a causa dell’enorme importanza e significato di questo disco che l’uscita di Bankrupt! nel 2013 deluse parecchio le aspettative, penso anche solo al radicale passaggio dalle chitarre accattivanti di Lasso o della stessa 1901 all’abuso di tastiere e synth di Entertainment, Chloroform e Trying To Be Cool. Ma il reale problema di quell’album non era certo l’eccessiva elettronica, bensì l’enorme quantità di hype che si era venuto a creare dopo un lavoro come il precedente.

Ho atteso per anni questo sesto disco proprio perché curioso di scoprire cosa avrebbero sfornato i quattro francesi senza tutto quel fiato sul collo e con una maggiore rilassatezza. Già con il primo assaggio J-Boy ci hanno fatto capire di aver intrapreso una nuova strada e le dichiarazioni nelle interviste riguardo l’ispirazione italo-dance sono state decisamente rassicuranti.

Le buone sensazioni sono poi aumentate ulteriormente con le prime parole in italiano presenti nel secondo estratto Ti Amo, una title-track che se messa a confronto con quella del disco precedente già ci mostra una piccola crescita qualitativa rispetto a quattro anni fa. C’è da dire che già nel 2013 in alcune interviste i Phoenix parlavano di questa nuova commistione tra inglese, francese ed italiano che chiamavano “Gelato”, probabilmente proprio quel “melted gelato” che Thomas Mars intona in questa canzone.

Ora che Ti Amo è uscito per intero possiamo finalmente riscontrare l’enorme distacco dalle ambigue sonorità asiatiche di Bankrupt! nel modo più chiaro e completo: pezzi come Tuttifrutti o Fleur De Lys ci fanno veramente entrare in quel clima da disco estiva italiana che ci era stato anticipato, soprattutto per quanto riguarda quei fantastici giri di basso di un Deck D’Arcy ispirato quasi ai livelli di tormentoni un po’ meno recenti come If I Ever Feel Better Too Young. Il ritornello di Fior Di Latte è probabilmente la parte più piacevole dell’album (anche se già ce l’avevano un po’ spoilerata in uno dei tanti mini-video postati sulla loro pagina Facebook), ma la fase del disco che mi ha colpito maggiormente è proprio quella conclusiva con gli ultimi due brani Via Veneto e Telefono, in cui Mars canta addirittura intere strofe o comunque periodi di senso compiuto in un italiano quasi accettabile.

Degne di nota sono anche le tracce collocate nella parte centrale come Lovelife e Role Model che, pur non contenendo nessun adorabile vocabolo italiano, colpiscono tantissimo da un punto di vista prettamente strumentale, soprattutto la seconda con quel riff di chitarra nel bridge che per un attimo ci fa tornare in mente il sound del loro insuperabile quarto lavoro.

Tutto sommato si può dire che questa volta i parigini abbiano abbondantemente soddisfatto le aspettative con un ottimo disco che amalgama molto bene l’uso di chitarre e tastiere senza eccedere da nessuna delle due parti e che qualitativamente parlando fa tornare la band agli alti livelli di qualche anno fa. Finalmente possiamo tirare un lunghissimo respiro di sollievo liberandoci da quell’incubo di un Bankrupt! parte 2 che forse avrebbe causato non solo il fallimento ma addirittura la fine di questa band.


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