Pitchfork ha stroncato James Blake, e lui non l’ha presa bene

Se c’è un disco che ha animatamente fatto discutere negli ultimi tempi si tratta di Assume Form di James Blake. Un disco atteso e carico di aspettative che, com’è naturale in questi casi, è riuscito a dividere tra grandi consensi e qualche delusione. La stroncatura d’onore però è quella di Pitchfork, difficile non notare quel 5.8 di voto che – di fatto – boccia il lavoro di Blake: Philipe Sheburne trova Blake eccessivamente ripiegato su stesso e sul proprio io, con il risultato che Assume Form venga definito “aggressively pastel“. (Gli ascoltatori non l’avevano presa bene, a giudicare dai commenti).

James Blake ha commentato su Twitter la stroncatura, evocando la mascolinità tossica di Pitchfork.

https://twitter.com/jamesblake/status/1087981941599678464

Il commento di Blake lascia intravedere una vecchia storia in sospeso tra Pitchfork e il musicista britannico, al momento dell’uscita del brano Don’t Miss It lo scorso anno, pezzo in cui Blake si era molto aperto in ogni sua fragilità (del resto la scorsa estate ha parlato anche della sua battaglia con la depressione). Nel raccontare tra le sue track il pezzo, Pitchfork aveva dato l’appellativo di sad boy a Blake, e il musicista non aveva gradito.

Sad boy poteva essere interpretata come un’espressione nociva e problematica per descrivere un uomo che parla apertamente dei suoi sentimenti – diceva Blake su Twitter, evocando il tema della depressione maschile e dei suicidi.

Insomma, tra Blake e Pitchfork al momento l’aria è frizzantina. Nell’attesa di nuovi sviluppi, qui sotto un brano da Assume Form.

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