Protomartyr – Consolation EP

Assieme all’estate è arrivato un po’ in sordina un nuovo EP dei Protomartyr, la band di Joe Casey: uno tra i geni più strampalati e allo stesso tempo più acclamati del panorama rock contemporaneo. 15 minuti di musica, suddivisi in quattro brani condensati nell’EP Consolation: ovvero, una consolazione o almeno un pretesto per consolarsi. I Protomartys si ripiegano su se stessi, per togliersi ulteriori sassolini dalle scarpe, in seguito ad uno dei più riottosi e apprezzati album del 2017, Relatives in Descent – per intenderci quello con A Private Understanding in apertura.

C’è ancora tanta rabbia da sfogare, c’è ancora troppo da dire, quando tutto sta andando a rotoli. Ed è proprio nel degrado, nel marcio e nell’incertezza di questo nostro periodo storico che si collocano perfettamente i Protomartyr. Provano reagire a ciò che sta diventando il loro paese, ponendosi dubbi e mettendosi contro chi offre soluzioni troppo semplicistiche, cantando di Anacita – una città immaginaria non dissimile da uno scenario tipicamente americano.

Joe Casey ricorda una sorta di Dylan Dog musicale, un anti-eroe noir con la giacchetta, la sigaretta e quell’ironia amara e macabra di chi vive costantemente situazioni paradossali e inquietanti (paranormali nel caso del celeberrimo personaggio dei fumetti). Invece di mutanti, mostri e bestie infernali, si trova da uomo comune ad affrontare preoccupazioni, problemi, incertezze figlie del contesto americano in cui vive, attraverso un post-punk canonico ma farcito di particolarità e vezzi posti ad impreziosire i loro brani.

È nei dettagli che si esaltano anche Greg Ahee (chitarra), Alex Leonard (batteria) e Scott Davidson (basso), specialmente in questo EP dove continuando a sputare dissenso, attraverso marcette, chitarre distorte e riff ridondanti, ci ricordano come si sta in questo clima di tensione, con un tipo come The Donald a fare il presidente.

Si tratta di soli 4 brani, si aprono così i versi di Wait, in cui sono perfettamente sublimati i temi e lo stile preferito da questi 4 particolari personaggi: See a pair of fellas / Rolling down a hill / Punching the life out of each other / Glamour waves the air. 

Insieme a loro per questo EP, è stata assoldata Kelley Deal delle Breeders, band di cui sono diventato un super fan in quest’ultimo periodo. Mette la firma su due dei quattro brani presenti Wheel Of Fortune e You Always Win, riuscendo ad abbinarsi alla perfezione alla band – lei che di certo non ha avuto una vita tranquilla e rilassata, come canta nei suoi testi. Non aggiunge troppo a questo lavoro, ma il suo tocco si sente, anche per i classici fischi di microfono, molto alt-rock anni ’90 e marchio di fabbrica delle Breeders. I cori femminili, quasi dei lamenti tentano di addolcire e smorzare invano la voce di Casey, con un risultato intenso, espresso attraverso l’esasperazione dei vocalismi e delle distorsioni delle chitarre.

Punto forte di questa compagine è la poesia dei testi, una scrittura maledetta che anche in questa circostanza si interseca alla musica, creando un ottimo esempio di quello che deve essere il post-punk oggi, malinconico, a tratti greve, ma poetico e addirittura politico nel suo malessere. Non si è arrivati ai livelli altissimi di Relatives In Descent, ma sicuramente è una buona prova ed un pretesto per ricordarci anche stavolta che la resistenza non va in vacanza, nemmeno d’estate.

 

PS: sublimi questi versi di You Always Win :

The moon is a former friend who no longer lights the way

Through an ever thickening lens I see only frightening things

That’s if I see them at all against the yellow wall

You win again

 

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