Quello che la condanna non dice.

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Non si vedevano italiani gioire così tanto dal Mondiale 2006, anche nelle stanze più piccole, nelle case a cui arriva a malapena tv e internet, la notizia è arrivata. Abbiamo vissuto abbastanza per vedere colui che ha segnato la vita italiana degli ultimi vent’anni, perché a segnare la storia ce ne vuole di più, condannato almeno in un processo. E quei quattro anni suonano come una vittoria ma che, alla fine, è una mezza sconfitta. Perché la condanna di quell’incubo è giudiziaria, non politica. La politica non ha sconfitto Berlusconi, tanto meno l’hanno fatto i cittadini, che hanno continuato a votarlo ma che, da domani, non lo ammetteranno più, perché un pregiudicato non è qualcosa che esce volentieri sulle lingue in piazza del mercato, in uno strano clima da dopoguerra.

Un po’ alla Reagan è tramontato anche il simbolo del sogno italiano, quello che ci diceva che l’Italia è bella e con un sorriso tutto passerà, che fare festini non è un male perché si è tutti umani e che se ti fai la tua dentista alla fine non c’è nulla di male se le trovi un posto nella tua azienda. Perché, in realtà, di Berlusconi ce ne sono tanti altri e un virus non lo annienti tagliandogli la testa o con una puntura in un caldo pomeriggio estivo e, lo sappiamo, l’italiano dimentica in fretta ed è pronto a muoversi al primo segno di pathos, lo è stato per Andreotti, lo sarà per Berlusconi.

Berlusconi è condannato e, un po’, c’è da gioire comunque, perché la giustizia ogni tanto si sveglia e ti fa capire che non è vero che alcuni sono più uguali di altri, perché, forse, alla fine di ogni abisso c’è una luce, ma poi non è mai detto e dobbiamo ricordarcene. Dobbiamo ricordare che patti di governo sono stati fatti, che governi hanno la fiducia di un pregiudicato, come se si trattasse di una questione di giudici e non, prima ancora, di morale. Ma il potere logora chi ce l’ha e la fame viene mangiando, diceva pure mio nonno.

Ad essere condannato non è, per questo, solo Berlusconi ma quelli che dal suo sistema si sono fatti mangiare, scolorire e lobotomizzare. Perché Berlusconi lo siamo un po’ tutti, che lo si voglia o meno, quelli che in piazza lo difendono come quelli che esultano perché ha finalmente perso. Perché tra i tanti mali Berlusconi era quello più abbattibile e solo una punta, mentre in fondo ci sono sempre quelli che non si fanno mai beccare. E c’è un brindisi da fare stasera, sì, ma lasciatevi quel gusto amaro della mezza vittoria, perché la vittoria, quella vera, è ancora lontana. Ma, da domani, qualcosa in più in cui credere c’è, ed è che anche i re possono cadere, ma non finiscono in prigione.

E se qualcosa l’avete capito, davanti alle affermazioni: «Necessario ricalcolare l’interdizione» o «Entro ottobre dovrà scegliere se servizi sociali o domiciliari» tremate un po’, perché l’idra ancora non è caduta.

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