RED LIGHTS – il paranormale ad Hollywood non passa mai di moda

Partiamo dal presupposto che Red Lights è un film che si lascia guardare, senza infamia e senza lode; non immaginatevi scene eccessivamente paurose o impressionanti, perché così come la trama/morale vuole in qualche modo dare più peso a ciò che può credere la mente umana che non piuttosto ai reali fenomeni paranormali, così pare di avere un quadro abbastanza ben definito di ciò che sta accadendo e accadrà già dopo qualche minuto, e anche il finale che dovrebbe sorprendere in realtà conferma l’unica possibile svolta immaginata.

La regia è del giovane Rodrigo Cortes che dopo Buried si è lasciato incantare dalle sirene hollywoodiane dando agli studios proprio la pellicola che desideravano con una storia scritta direttamente da lui: la dottoressa Margaret Matheson è una ricercatrice e studiosa di fenomeni paranormali, o meglio di fenomeni che agli occhi dell’opinione pubblica vengono definiti paranormali ma lei è convinta che ognuno degli individui che mostra queste doti, usi trucchi ben precisi con l’aiuto di complici giocando sulla facile impressionabilità delle persone. Aiutata da un collaboratore con proprietà da sensitivo, Tom Buckley, la dottoressa riesce a smascherare con facilità numerosi casi di finti fenomeni paranormali, guaritori, cacciatori di fantasmi, ma nel suo passato c’è un’ombra di dolore e di risentimento che torna ad inquietarla quando il più famoso sensitivo d’America, il cieco Simon Silver, riappare in tv e su un palcoscenico dopo un’assenza di 30 anni. La dottoressa, fervida avversaria di Silver dagli inizi della sua carriera, non vorrebbe altro che smascherarlo eppure c’è il passato a frenarla e ad incuterle un timore che non ha mai mostrato al cospetto di nessuno, ma il suo collaboratore Tom, ignaro dei motivi che la inducono a tentennare dinanzi a quel caso, la spinge a non farsi scappare l’occasione di mettere finalmente alla berlina la reputazione di quel falso sensitivo.  Lo scontro tra i due scettici per professione e Simon Silver porterà a conseguenze che nessuno di loro avrebbe potuto immaginare.

A disposizione di Cortes è stato messo un cast di grande livello con Robert De Niro nella parte del cieco sensitivo, inquietante in alcune scene ma lontanissimo dai suoi standard interpretativi che lo hanno reso uno dei migliori attori dell’era moderna, ma che nelle interpretazioni più recenti ha lasciato non poco a desiderare forse non aiutato nemmeno da infelici scelte di pellicole a cui partecipare. Brava ed incisiva come sempre Sigourney Weaver che nel ruolo della dottoressa Matheson ricalca un po’ le orme della psicologa criminale interpretata in Copycat; nei panni del collaboratore della dottoressa c’è Cillian Murphy, uno degli attori più in auge negli ultimi anni soprattutto perché è parte integrante del gruppo di fedelissimi del regista Christopher Nolan, ma vanta partecipazioni ad opere di Danny Boyle, Ken Loach ed Antony Minghella, sempre e comunque da comprimario però e fino ad ora infatti il suo cruccio maggiore pare non essere riuscito a trovare il ruolo da protagonista che gli faccia fare il passo definitivo da promessa ad attore consacrato.

Red Lights è una sorta di thriller psicologico che però conserva la tensione grazie principalmente all’ambito paranormale e a qualche effetto speciale; il meccanismo narrativo è di livello appena sufficiente e gli elementi psicologici vengono sacrificati a vantaggio della spettacolarizzazione dei fenomeni e delle situazioni rese alla stregua di un horror. Come al solito il lancio promozionale esagera in definizioni che sarebbe il caso di evitare e difatti non date nessun credito alla frase che la produzione/distribuzione americana ha inserito sulla locandina, “il Sesto Senso di quest’anno”, perché i due film sono universi narrativi e cinematografici lontani anni luce.

 Rodrigo Cortes è un regista spagnolo di buone qualità come dimostrato in Buried ma anche nell’esordio poco conosciuto Concursante, ma è ancora acerbo e non vorrei che il salto prematuro nel cinema a stelle e strisce lo portasse a sedersi su allori non ancora conquistati.

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