Dove c’è cultura, c’è resistenza: la solidarietà per i luoghi a rischio chiusura

La pandemia ha spento tanto e anche la musica, mettendo a dura prova la resistenza dei presidi culturali. Che sia per le spese che continuano a esserci nonostante siano vuoti o, come per lo SPAZIO211 di Torino, svaligiato dai ladri che hanno approfittato del silenzio del lockdown, sono molte le difficoltà degli storici luoghi della cultura. Non sono solo locali, sia chiaro, e non stiamo parlando di puro intrattenimento. Sono coloro che non si sono arresi a playlist di sottofondo e credono nell’arte originale. Angoli dove trascorrervi anche solo un pomeriggio è un’esperienza. Che hanno il duplice compito di rifugio e di vivaio per quei giovani che ammirano il palco ma non sanno da che parte andare per arrivarci.

È proprio la loro presenza chiave sul territorio, quell’essere una fuga dalla quotidianità per tutti, presenti spettatori e futuri artisti, che ancora una volta li premia. Perché, come ripetono decine e decine di commenti nelle varie campagne di raccolte fondi “non vi lasceremo soli”. E più che una promessa sa di avvertimento. Come sta succedendo. Con migliaia di persone che stanno abbattendo la distanza imposta dal momento di emergenza. E quella sociale che inizia a essere temuta. Unendo le forze per esserci: vicini, seppur lontani, in attesa di ripartire insieme e pronti a farlo già ora con un piccolo aiuto, che sia emotivo o economico.

Come per lo SPAZIO211, per cui in centinaia si sono mobilitati dopo che è stato saccheggiato. Ci sono gli Zen Circus, che hanno venduto all’asta le magliette indossate nel video “Appesi alla luna”. I Linea 77 che hanno messo a disposizione la strumentazione per ricostruire la sala prove. Tantissimi artisti torinesi e no che hanno donato dischi, gadget e fotografie che sono stati battuti su Facebook. Ma anche Matteo, un residente del quartiere, che si è presentato con un amplificatore: “Ora serve più a voi”. 

Nel quartiere torinese Barriera di Milano, SPAZIO211 è un simbolo di resistenza con la sua pluridecennale vita in un settore dove sopravvivere è purtroppo la regola ma ha subito due furti subito prima di Capodanno. I ladri hanno portato via la strumentazione, per un valore di qualche decina di migliaia di euro, oltre a danneggiare la struttura. Una triste notizia che ha fatto il giro di Torino, del Piemonte e dell’Italia, tornando però sotto forma di solidarietà. Dall’ombra della Mole, infatti, è partita una raccolta fondi su Produzioni dal Basso, con il sostegno anche dei locali torinesi ma la risposta è arrivata da ovunque. Trasformandosi in un’asta benifica. E in pochi giorni 700 coppie di mani hanno raccolto oltre 20mila euro. 

The Dream Syndicate, Spazio 211 (2017) – Foto Alessia Naccarato

«Siamo spiazzati da questo affetto, sono iniziative nate spontaneamente da amici e da quanti ci conoscono che non ci danno solo la forza di ripartire ma anche per migliorare e investire sul futuro. Più che l’aspetto economico, è quello umano che sorprendendoci ci spinge a reagire», spiega Andrea Terzuolo, presidente dell’associazione Spazi Culturali che ha in gestione il “presidio” di via Cigna. Lo dice festeggiando la prima notte in cui potrà tornare a dormire a casa, dopo settimane a darsi il cambio per monitorare il locale. «Più che il furto è la situazione contingente. Non so se in un altro periodo ci sarebbe stata questa partecipazione e credo ci sarebbe stata per tutte le realtà come la nostra – ammette -. C’è la voglia di tornare a un’aggregazione sana. Tanto che la stessa scena, frastagliata da sempre ora si è unita con un intento unico».

Il furto è ancora una brutta ferita ma la speranza che sta nascendo da tutto questo è un ottimo cicatrizzante. «Nella sfortuna si stanno unendo artisti, pubblico e realtà culturali e camminano nella stessa direzione. Quella non della mera fruizione ma della produzione culturale». Quella delle porte aperte e delle persone che vanno per trascorrere una serata o un pomeriggio che sia per provare, cercare consigli o anche solo qualcuno da conoscere aiutati dal potere disinibitorio della birra. In quel luogo di bellezza, come si legge nel crowdfunding per Spazio211 “che ha contribuito a fare di tanti di noi delle persone facendoci da “casa” quando nelle nostre non si riusciva a stare, un luogo in cui Torino ha saputo coagulare tutte le sue anime sotterranee, vitali, sognatrici, originali, potendo fare cose in cui crediamo per sentirci vivi”. 

E l’obiettivo è sentirsi ancora così vivi. Perché se il covid ha spento  gli assembramenti sotto ai palchi, non vale per la voglia di tornarci e di proteggerne la forza dei ricordi. Ora, almeno per quanto riguarda Spazio211 l’obiettivo è tornare in primavera ma si sa che fare programmi non è il forte di questo periodo. E proprio perché «non sia solo un ricordo» che anche l’Associazione Coopuf Iniziative Culturali di Varese lancia una raccolta fondi per i suoi locali, tra cui le note Cantine Coopuf. Dopo un «anno intenso, difficile, anzi, diciamocela tutta, orribile» chiedono a gran voce «supporto, non solo economico».

Nel 2020 il luogo di aggregazione artistico e sociale è rimasto quasi sempre chiuso e gli sforzi fatti non sembrano essere stati sufficienti. Le porte serrate infatti hanno contribuito a creare «un deficit economico che mette a rischio la riapertura e soprattutto la qualità della proposta. Quindi chiediamo a tutti coloro interessati affinché le Cantine Coopuf ritornino a pulsare, di sostenerci, anche moralmente». Chiedono aiuto tramite Produzioni dal Basso ma assicurano che «con il vostro aiuto riusciremo a rimanere in piedi».

Quel sostegno che tanti stanno dimostrando al Magazzino sul Po. Il circolo Arci ai Murazzi, sempre a Torino è un vero punto di riferimento per la sua poliedricità artistica, e nonostante questo «non è la prima volta che Noi Magazzinieri siamo messi alla prova, ci è successo in innumerevoli circostanze nel corso degli anni». Ma come le altre volte sono pronti a combattere, perché il “Magazzino è resistenza”». Sui social c’è la loro campagna “Who are you?” dove molti stanno contribuendo inviando ricordi, non tutti raccontabili come è giusto che sia per un posto che è più di un locale di intrattenimento.

«Ne è emerso un messaggio univoco: il Magazzino, prima di essere tutto il resto, è una grande famiglia. E’ Casa, è il posto dove andare anche da soli sapendo che non si sarà mai soli, è il posto per la gente della notte. È il posto in cui tutt* sono i benvenuti, è l’unico porto sicuro rimasto a Torino». E per non rinunciarci, perché nessuno vuole farlo, tanti stanno dando una mano. Acquistando gadget tramite il crowdfunding su Produzioni dal basso come shopping bag o t-shirt. O, e va per la maggiore, scrivere il proprio nome su una mattonella del bagno, il luogo che, è facile ipotizzare, racchiude molti di quei (per lo più bei) ricordi indicibili.

E sono le mani di tanti che stanno spingendo i ragazzi dell’Hydro, circolo Arci nato negli spazi di Cittadellarte a Biella, a non rassegnarsi. Questo dopo che un’alluvione a inizio ottobre ha travolto e devastato il locale. Ma ne sono certi «i muri cadono, noi restiamo in piedi». Così su Produzioni dal basso c’è la possibilità di aiutare l’associazione Better Places, a ricostuire quel che era «un luogo plurale e democratico che nella nostra comunità, e molto oltre i suoi confini fisici, ha significato cultura, contemporaneità, libertà di espressione, cura per le relazioni umane. Adesso siamo senza una casa fisica, ma pieni di voglia di rimetterci al lavoro per aprire un nuovo spazio nel più breve tempo possibile» E farlo divenendo parte del “muro di donatori” su cui ci saranno tutti i nomi. Lanciandosi insieme in un’impresa «piena di coraggio, immaginazione, forza dirompente della comunità». 

Una comunità che va oltre la musica e le serate. Ma è una comunità di aggregazione. E se dal Nord al Sud, le realtà in difficoltà ci sono e purtroppo si moltiplicano con i giorni che trascorrono a porte chiuse, è destinata a moltiplicarsi anche la voglia di ognuno di non star fermi a guardare. Ma ribellarsi. Se non con la protesta, almeno con la forza di dire: ci siamo e continueremo ad esserci. Ben oltre le chiusure, ben oltre la pandemia. 

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