Rhye, celebrare la bellezza è un atto d’amore

Che Mike Milosh, mente e superstite del progetto Rhye, fosse un artista incline alla cura maniacale dei dettagli è cosa piuttosto nota, ma che potesse varcare i propri limiti con la sorprendente naturalezza che si evince dal nuovo album Home non era certo cosa scontata. Già l’accostamento della sua voce, androgina, eterea e seducente, a quella di Sade o The XX è un dato di fatto e non più solo un timido azzardo, se poi aggiungiamo il personalissimo point of view da puro esteta nella rappresentazione della propria musica, ne vien fuori un artista insolito e ancor più interessante.

Se dal debut album Woman (2013) al secondo Blood (2018) Milosh fece trascorrere ben cinque anni, per l’ep Spirit e il nuovo gioiello Home è stato decisamente più continuo e prolifico. Registrato tra il Revival At The Complex di Los Angeles e lo studio casalingo del musicista e produttore di origine canadese, Home è uscito il 22 Gennaio per Loma Vista Recordings ed è stato mixato da Alan Moulder, sound engineer di spicco già a lavoro con Nine Inch Nails, Killers e Depeche Mode.

Anticipato dai singoli Beautiful, Helpless e Black Rain, usciti a breve distanza l’uno dall’altro, Home è un disco che celebra la bellezza, quella vera, da cercare nei dettagli, nell’amore più puro, nei porti sicuri, nello scambio di energia, nella gioia di essere, semplicemente, vivi.

Sarà l’aver preso casa sulle colline di Los Angeles poco prima della pandemia, con la sua musa Genevieve Medow-Jenkins, ad aver ispirato la quiete del disco, ma la pace “domestica” delle nuove canzoni è realmente palpabile. Milosh ha vissuto il lockdown e l’isolamento alla ricerca della bellezza come antidoto allo stress e come unica grazia salvifica. È la stessa bellezza che si può trovare nella vita, nella musica, nell’arte o in noi stessi. Poco importa in cosa essa risieda, ciò che conta è inseguirla e farla propria.

Home è un disco in cui niente è lasciato al caso, segue piuttosto l’ardua strada del concept centrando in pieno l’obiettivo. Il gioco di immagini e suoni riesce alla perfezione e traccia le coordinate di un viaggio sensoriale e spirituale che accoglie l’ascoltatore fin dall’ouverture. Una scelta stilistica magari premeditata, in linea con un’ipotetica comfort zone, ma piacevole nel risultato finale.

Tredici tracce minimal ed eleganti, evocative e a tratti sognanti sono ulteriore prova di un indubbio talento che viene fuori un po’ alla volta, album dopo album. Synth, archi, beat, drum machine, morbidi arpeggi di chitarra acustica ed ipnotiche linee di basso sono gli ingredienti di sonorità elettroniche, soul, downtempo, slow funk, lounge, indie pop. Un disco in pieno sensual mood, per intenderci, che spezza la continuità in favore di nuovi orizzonti sonori.

Il sofisticato slinky funk di Beautiful, il soulful disco pop e l’r&b di Helpless e Black Rain, le splendide minimal ballads Fire e Holy, l’equilibrio tra delicatezza e dancefloor di Sweet Revenge, il background jazz di Safeword, le ruvide incursioni elettriche di Hold You Down, gli affascinanti riverberi dell’emotive ballad Need A Lover, la quiete e la tempesta nel bass-groove di Come In Closer, i gracili sussurri di My Heart Bleeds, i celestiali cori del Danish National Girls ‘Choir nell’intro e outro del disco (scelta folle ed azzeccata), dalla cui bellezza si resta letteralmente sopraffatti.

Home è un disco audace e ambizioso, in cui il perfetto equilibrio tra suoni acustici e sintetici e l’intimismo del songwriting regala un piccolo angolo di pace, un rifugio, qualcosa che si avvicina proprio al concetto di “casa”.


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