I Rolling Stones al Circo Massimo

Mick Jagger durante el concierto que ha n ofrecido The Rolling Stones en el Estadio olimpico de Barcelona. foto David Airob

E poi arriva la magia: un settantenne indemoniato che sale sul palco con la carica di un ventenne, e riscopri cos’è il carisma, e tutta la stanchezza e la fatica di una lunga giornata d’attesa evapora, e questo è uno di quei rituali sciamanici della musica di cui parlava Jim Morrison. Mick Jagger è un’icona della musica rock: arriva sul palco con una camicia nera e rossa, colori che dimostrano una certa simpatia per il diavolo. Cambierà camicia e giubbino più di quanto faccia qualunque donna prima di uscire la sera, perché Mick è un vanitoso, si esibisce per più di 70.000 persone sul palco (e sui maxischermi) del Circo Massimo di Roma, e vuole piacere. Potrebbe starsene comodamente a casa a godersi la fama, la tranquillità dei diritti delle sue canzoni, ma corre come un pazzo e balla e grida, così tanto che a un certo momento ti chiedi se non sia un sosia, come nella fantastica leggenda di Paul McCartney.

Se Mick Jagger a 70 anni è capace di essere giovane come un furetto o un piccolo diavolo, non puoi lamentarti per il sole cocente che probabilmente ti provocherà un’insolazione, o per la noia delle ore di attesa, in cui senti precisamente incalzare dentro di te tutti i minuti. Parte del pubblico è arrivato al Circo Massimo fin dall’apertura dei cancelli o poco dopo, e come in un rituale ha atteso le 21.50: bisognerebbe chiamarli pazzi, ma ci accontenteremo di definirli non curanti della disidratazione. Alcune considerazioni su come sopravvivere a un live da 70.000 persone in un posto dove se vuoi vedere qualcosa del palco devi arrivare prima del mixer, perché ormai lo sanno tutti che il Circo Massimo è stretto e lungo, e che non è proprio il tipo di posto che sceglieresti per farci suonare i Rolling Stones.

Jagger al ventisettesimo cambio

Porta con te dell’acqua ma non abbastanza da farti venire voglia di andare al bagno quando sei sotto palco. Perché poi perdi il posto, stretto nella morsa della folla, e non puoi bere con scioltezza, devi considerare che i bagni sono troppo lontani, e se vai via non riuscirai mai a tornare dov’eri. Porta con te un cappello per annullare di poco il sole, ma ricordati che potresti perderlo durante il concerto, e quindi scegline uno che non ti frega di perdere. Porta un asciugamano e la crema abbronzante: la stagione dei grandi concerti capita sempre d’estate, e se scongiuri il rischio della pioggia devi adeguarti all’altro lato del tempo, quello del sole caino che ti si butta sulla pelle senza perdonare. Dormi bene la notte prima del concerto, non fare la cazzata di dormire quattro ore, ché poi le gambe crollano, e se crollano poi sedersi a terra per riposarle cinque minuti è dura, una battaglia tra la folla, una visioni di piedi che potrebbero calpestarti da un momento all’altro. Impara a mandare a quel paese il prossimo che vuole scavalcarti a spallate perché deve andare avanti, più avanti di te, dopo che per ore hai cercato di avanzare brancolando. Non cadere nel trucco di pensare ma ne valeva la pena?, non era meglio andare a un altro concerto o su una spiaggia direttamente, perché poi vedi Keith Richards che ancora suona per due ore e passa sul palco e per una regola di reversibilità dell’età ce la devi fare anche tu. Dopo tutto questo potrai affrontare anche una colonscopia col sorriso sulla faccia beato. Forse è questo lo spirito del rock’n’roll? John Mayer, il chitarrista che apriva il concerto alle 20, non è mai stato atteso così spasmodicamente dalla folla, lui se ne rende conto e ci intrattiene per un’oretta con suoni acustici ed elettrici a turno.

Quel magnifico momento in cui sole tramontava dietro il palco

Sono partiti forte i Rolling Stones sul palco con Jumping Jack Flash, una rianimazione collettiva che ti mostra la potenza di una band che ha fatto la storia. Non è importante che tu abbia visto o meno dal vivo i Rolling Stones, è importante la capacità che storicamente hanno avuto di penetrare in tutte le cose: lo stile di Mick Jagger che diventa iconografia, così come poteva essere quella di Morrison o di Lennon, l’unico sopravvissuto di quella generazione, sopravvissuto alla morte, alla droga, al rock, e anche all’età pare. Quei dischi imperdibili che hanno creato un’immaginario fondamentale per il rock’n’roll, dalle copertine alle canzoni, tanto che anche se Satisfaction non è la tua canzone preferita la conoscono tutti a memoria (e infatti sarà parte di un magnifico encore, prima dei fuochi d’artificio che esplodono sopra al palco a salutare il pubblico). Quello che voglio dire è che Jagger è un animale, al di là delle critiche, uno show-man, tiene il palco in modo eccezionale, così eccezionale che anche se vedi un video del concerto dello scorso anno a Hyde Park ne comprendi la portenza: è cool, probabilmente fastidioso per quanto è vanitoso, per quante volte si cambia sul palco, ma non puoi minimamente rinnegare quel suo modo di cantare a 70 anni, ululare, gridare, incitare il pubblico, duettare con una donna su Gimme Shelter in passerella, e ballarci assieme, come se non fosse passato un giorno dal primo live. Quante persone resistono così alla prova del tempo?, e soprattutto quanto diventerà indimenticabile tutto questo per i posteri? E ancora, quanto hanno ispirato i Rolling Stones, quanto sono penetrati perfettamente in tutta la musica, con quel loro modo di rendere graffianti i suoni, di fare rock and roll assieme. Due mondi ipoteci, rock e roll, che probabilmente si incrociano in questa sintesi perfetta: Jagger che rockeggia, Richards che rolleggia. Sul palco non solo i soli a tenere il tempo del rock and roll: Ronnie Wood e Charlie Watts portano il ritmo, e l’ospitata a sorpresa di quel Mick Taylor che sostituì il tumultuoso Brian Jones è gradita dal pubblico.

E così a un certo momento tutto diventa storia: persino quel pezzo più recente della loro lunga discografia che è Streets of Love e che contro tutte le aspettative decidono di fare a Roma fa venire i brividi. Hanno ancora da dire e suonare gli Stones, il pubblico se ne accorge e ne è entusiasta, Jagger fa un sali-scendi dalla passerella, It’s only rock and roll, Tumbling Dice, qualunque pezzo sembra diventare storia. Anche perché la scelta finale di mettere in sequenza Gimme Shelter, Start me up, Sympathy for the Devil Brown Sugar è adrenalinica, per quanto in alcuni momenti a forza di incalzare sembrano stancarsi gli Stones, e rallentare un po’ il ritmo. I Rolling Stones alimenteranno sempre infinite code di polemiche, perché sono i Rolling Stones, a partire dalla diatriba più classica che li mette contro i Beatles, come se si dovesse scegliere per forza; ho sentito urlare una ragazza all’uscita di Jagger sul palco alla potenza stordente di quelle ragazze che urlavano per i Beatles. E forse oggi quelle urla le senti solo per qualcuno tipo Justin Bibier.

Dei giorni dopo restano i diversi strascichi di polemiche che si susseguono come un giro in passerella, tipo quella della location che era probabilmente sbagliata, ma chissà se non sia stata anche un’idea di Jagger e soci quella di esibirsi al centro dell’impero romano. Restano le polemiche tutte romane e comunali per la spazzatura che invade il Circo Massimo, anche se Marino ci ha tenuto a dire che è naturale e del resto anche i papaboys lasciano sporco a terra quando vanno a trovare il loro beniamino. E poi quella metropolitana che doveva restare aperta fino all’1,30 ma che già prima dell’1 si era data chiusa perché troppo affollata. E poi c’è un’altra polemica in arrivo da scongiurare: Jagger dal palco ha dato vincente l’Italia ai mondiali. Andiamo a vedere…

foto a cura di Salvatore Sannino

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