Sally Rooney, la giovane scrittrice che ha conquistato tutti

L’anno scorso una giovanissima scrittrice irlandese di nome Sally Rooney ha iniziato a prendersi sempre più spazio nelle librerie, sui nostri comodini, conquistando l’attenzione letteraria mondiale. Con il suo romanzo d’esordio, Parlarne tra amici, la sagoma di Sally Rooney si è fatta sempre più nitida fino a definirla come la portavoce letteraria della nuova generazione. Dopo lo spettacolare successo avuto con il primo romanzo – una storia d’amore e di relazioni extraconiugali tra una giovane donna e un uomo più grande – il timore che nient’altro avrebbe potuto eguagliare la perfezione narrativa raggiunta era forte. Ora Sally Rooney è finalmente tornata con il suo secondo romanzo, Persone Normali, che raccoglie i temi del libro precedente e li affronta più in profondità, a un livello in cui non servono eventi sconvolgenti per descrivere le mille sfaccettature che le relazioni umane comprendono.

Persone Normali racconta la relazione tra Marianne e Connell, una relazione che non nasce tra i banchi del liceo ma al di fuori, nascosta e lontana dagli occhi e dal giudizio dei coetanei. I mondi dei due ragazzi sembrano essere agli antipodi – economicamente agiata ma asociale e schiva a scuola lei, di umili origini ma benvoluto e popolare lui – e il loro rapporto sembra nascere sotto la pressione dei tranelli relazionali ma anche grazie alla loro assenza. Connell con Marianne sente di poter essere sé stesso, scoprire il sesso senza timore, Marianne grazie alla vicinanza di Connell prova a contemplare una specie di affetto che non comprenda violenza e subordinazione.

La trama di Persone Normali è meno sconvolgente rispetto a quella di Parlarne tra amici: nessuna relazione clandestina, nessun fatto che ribalta e scombussola le vite, Sally Rooney racconta di piccole cose ordinarie, di avvenimenti che suonano tragici solo all’interno delle vite dei diretti interessati. Il titolo di questo libro aderisce come un guanto alla trama che racconta: la prevedibilità e l’incomunicabilità delle persone, di noi e di chi ha sfiorato la nostra vita in passato, di chi abbiamo tenuto lontano e di quelli di cui non abbiamo capito le intenzioni. È un libro che parla di fraintendimenti, di ciò che non si è detto al momento opportuno e riaffiora mesi dopo, perdendo la sua efficacia; è un libro fatto di descrizioni, di gesti che vanno a vuoto, intenzioni che passano allo stato liquido e scorrono via.

Uno dei pilastri del romanzo è ciò che non viene detto per paura di esporsi e soprattutto per paura di ciò che penseranno gli altri: un pubblico che teniamo costantemente in considerazione, per il quale manteniamo segreti a costo della nostra stessa felicità; occhi che temiamo possano posarsi sui nostri corpi o sulle nostre relazioni che il più delle volte sono altrove. Rooney racconta di gesti schiacciati entro limiti e pressioni esterne, mozzati sul nascere, azioni che quando riescono a sfuggire da questa morsa invisibile ed esterna fanno sentire i personaggi persone diverse, che sfuggono da una certa normalità. Tra le righe di questo romanzo emerge più volte questo pensiero: siamo persone normali e dentro questa normalità è compreso il nostro fallimento, la delusione che diamo a noi stessi e agli altri e soprattutto la nostra subordinazione e la bugia dell’indipendenza.

Sally Rooney descrive senza giudizio e senza condanna come si possa entrare dentro un circolo vizioso fatto di sottomissione e violenza. Marianne fin da ragazzina riceva l’affetto da parte delle figure maschili – come il padre e il fratello – solo attraverso la violenza e l’umiliazione; nonostante la figura di Connell si relazioni a lei in maniera diversa la sua ricerca sentimentale sarà costantemente alterata e incline alla sottomissione.

Anche in questo caso Rooney sa raccontare un corto circuito molto diffuso con silente empatia, ricordando a chi incappa in questi dinamiche tossiche quanto sia normale rimanerci incastrati. Questo è senza dubbio il grande punto di forza di Sally Rooney e del romanzo: sa ricordarci quanto siamo normali, noi e le nostre torbide sfumature, il nostro bisogno dello sguardo altrui e le nostre debolezze.
Normali e quindi così comuni, normali e quindi così deboli.

a cura di Elisa Lipari

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