Slowthai: punk energico e rap diretto e rabbioso

Parole di Chiara Di Chio, Fotografie di Alise Blandini

“Rinascere sempre”: ecco cosa è accaduto di certo ieri, 30 giugno, nell’hinterland milanese, al Circolo Magnolia di Segrate. Noi che c’eravamo lo sappiamo, chi non c’era può immaginarlo. Come non rinascere se a calcare il palco del Magnolia, nell’unica data disponibile in Italia, in un caldo giovedì sera, che sa di venerdì, è Slowthai! Classe ’94, il più irriverente e controverso rapper britannico, Slowthai, pseudonimo di Tyron Kaymone Frampton, arriva finalmente nel nostro Paese, per incendiare gli animi con “Tyron”, il suo ultimo album uscito il 12 febbraio 2021 per Method Records. In apertura 18K e Kasto.

Foto Alise Blandini

Sono le 22.15 o giù di lì, il sole è calato sì, ma l’afa è ancora insidiosa, le zanzare anche. È importante? No, noi siamo già tutti in visibilio e “super polleggioni” ed ecco che si parte con Everyone, send your thoughts to slowthai. Fuck knows where he is but god bless the boy. “Enemy”, il singolo di slowthai, prodotto da slowthai con samo & kwes darko, è il primo brano in scaletta e sono subito Good Vibes. “Cancelled”, “45 Smoke”, “Dead”, “I Tried” si susseguono mettendo subito in risalto lo stile eclettico e variegato del nostro rapper. Si passa dal punk più energico al rap diretto e rabbioso ad una visuale più intimistica e contemplativa. Attenzione, il nostro rapper è a petto nudo, si libera dagli sfarzi e dallo status di rapper, e butta fuori un’energia super contagiosa.

Le tematiche affrontate sono forti, importanti, complicate, politiche e la musica non fa altro che evidenziarle in maniera dirompente. Le contraddizioni dell’artista non vengono per nulla nascoste, al contrario sono esaltate, diventandone quasi la sua cifra stilistica. Le sue parole “sputate” fuori, la sua attitude infuocata, la sua forza magnetica, è tutto quello che viene fuori nei primi pezzi, intensi e di certo poco rassicuranti.

Foto Alise Blandini

Ma se queste tracce non lasciano spazio a dubbio alcuno sul perché il nostro artista sia stato consacrato come una delle voci più interessanti del rap britannico, senza peli sulla lingua, da metà a fine concerto, a partire da Psycho e passando per ADHD, Inglorius, TN Biscuits, feels good (un sacco good!) la sua rabbia seduttiva lascia il posto a suoni più intimistici, quasi ascetici, e in un attimo veniamo tutti trasportati in una dimensione altra, più introspettiva, profonda, raccolta.

Ma non ci si può abituare troppo, la capacità di Slowthai di diversificare il suo mondo musicale anche in un concerto di un’ora e mezza è sempre presente, alti e bassi (che son sempre alti!) si alternano in un flusso continuo dove non c’è tempo per rilassarsi, ma solo per scaldarsi.

Foto Alise Blandini

E infatti restiamo ben caldi fino alla fine. “Barbie Girl” degli Aqua chiude il concerto, sì, sì, proprio loro gli Aqua! Ci scateniamo tutti, proprio tutti, sulle note di un pezzo metà anni ’90, Slowthai sta per uscire di scena e noi? No, noi no, non ce la facciamo ad andar via, restiamo ancora un po’ lì, sotto palco, sotto il cielo estivo milanese, con la musica e i testi di Slowhtai ben impressi nella mente e nel cuore. Grazie Slowthai, ti vogliamo bene e ci auguriamo di rivederti presto!


 

 

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