Sons Of Kemet: questa lotta nera è danza!

Black To The Future è il quarto album dei Sons Of Kemet, uscito a maggio via Impulse! Records, a tre anni dal precedente Your Queen Is A Reptile. Jazz meets afrofuturism è ciò che si legge sulle pagine social della band, una sintesi del loro universo sonoro corretta ma forse riduttiva considerando la continua sperimentazione divenuta ormai un marchio di fabbrica.

Black To The Future rispetta questa costante e conferma lo stato di grazia di Shabaka Hutchings (The Comet Is Coming, Shabaka & The Ancestors) e del progetto a cui è indissolubilmente più legato. Definito il padrino della scena nu jazz inglese, il sassofonista, clarinettista e filosofo Hutchings è sicuramente una delle figure più interessanti del panorama musicale degli ultimi dieci anni. Rivoluzionario e poliedrico come pochi, si destreggia abilmente fra avanguardia e tradizione, forte delle sue radici divise tra le Barbados e il Regno Unito. Uniche ed entusiasmanti le performance dal vivo che ne hanno fatto un nome di punta dei maggiori festival internazionali, con i suoi vari progetti.

 

L’identità nera, il significato della lotta per il black power e il desiderio di un cambiamento radicale sono i temi cardine del disco, come la riflessione sul razzismo e sul movimento Black Lives Matter, l’importanza della spiritualità, della memoria storica, delle opere rivoluzionarie di Stokely Carmichael, Angela Davis e Marimba Ani, fondamentali per comprendere l’idea di una visione africana globale libera dall’imperialismo occidentale.

Non la pretesa di fornire risposte o alternative, ma il bisogno di riflettere e concentrare le energie in questa direzione con l’auspicio che in un futuro non così lontano le cose cambino davvero. Il disco, nelle parole di Hutchings, è un poema sonoro frutto di rabbia, frustrazione e voglia di guarigione.

“Questa lotta nera è danza”, recita un verso di Black, “lasciate che i neri esistano, lasciateci in pace”. Questa è una chiave di lettura del disco fondamentale, per capire lo stato d’animo che c’è dietro l’album.

Nato on the road e durante le jam in studio, Black To The Future è stato poi ultimato da Hutchings nella sua casa durante il lockdown. È un disco robusto, di forte impatto politico e musicale, tanto da strizzare l’occhio ad Alabama di John Coltrane e ad Attica Blues di Archie Shepp.

 

È un jazz senza confini che sa mescolarsi con afrofuturism, calypso, dub ed improvvisazione. Jazz non necessariamente per i classici amanti del genere, jazz che rompe gli schemi, jazz che diventa unconventional e forse per questo piace anche di più.

Black To The Future è un disco dinamico e coinvolgente, attraversa più stati emotivi e a tratti disorienta (in positivo, chiaramente). Ad accompagnare Hutchings, la band composta da Theon Cross (tuba), Edward Wakili-Hick (percussioni) e Tom Skinner (percussioni). Mai così tanti ospiti come in questo album, dalla poetessa di Philadelphia Moor Mother al compositore jazz di Chicago Angel Bat Dawid, dal rapper britannico Kojey Radical alla cantautrice Lianne La Havas, dal guru del grime D Double E al sassofonista britannico Steve Williamson e al poeta Joshua Idehen.

 

In questo nuovo album convivono il cosmo-jazz di To Never Forget The Source, la travolgente poesia rap di Moor Mother Pick Up Your Burning Cross, lo spoken word di Joshua Idehen che apre e chiude il disco con le commoventi Field Negus e Black (ispirate dall’omicidio di George Floyd), il rap di Kojey Radical e la voce di Lianne La Havas nel singolo Hustle, la strumentale In Remembrance Of Those Fallen, la musica caraibica di Think Of Home. Hutchings e soci non si fanno mancare davvero nulla, esplorano e sperimentano tra istinto ed eccellente bravura tecnica e compositiva.

C’è poi quel groove afro-caraibico, che col jazz, l’ensamble di fiati e l’elettronica da vita a ricche tessiture ritmiche, ora ballabili ora leggere.

Black To The Future è un disco fortemente espressivo e meravigliosamente black, corale e radicale, senza mezze misure, che invita alla ribellione con un occhio al passato e uno al futuro, e riscrive gli orizzonti sonori con inesauribile amore per la musica.


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