Soviet Soviet @ Forte Fanfulla, Roma

Quest’anno i Soviet Soviet ci hanno regalato una delle più sorprendenti produzioni made in Italy degli ultimi anni. Fate, il loro primo album, di cui vi parliamo qui, ha rappresentato il frutto di anni di lavoro e chilometri, nei quali i tre pesaresi hanno caparbiamente portato avanti un percorso musicale personale e originale, che poco ha a che vedere con quello che la maltrattata musica indipendente riesce a far affiorare in Italia. Un percorso che ha il suo fulcro nella dimensione live. Dal 2008 ad oggi il numero di palchi calpestati in Italia, ma ancor di più nel resto d’Europa fino agli Stati Uniti, è difficilmente stimabile e hanno fatto da gruppo spalla a band cult come gli A place to bury strangers e più recentemente ai PIL. Che dire, tanto di cappello.

Con questi presupposti e soprattutto dopo aver assaporato il sapore acre e intenso di Fate, la data romana di presentazione dell’album diventa irrinunciabile. Sul piccolo e polveroso palco del Forte Fanfulla i Soviet Soviet arrivano ad ora tarda, attaccano i jack, salutano, ringraziano e in un lampo scatenano una tromba d’aria sonora che irrompe nella piccola platea, prendendo qualunque cosa si trovi lì in quel momento. La scaletta è composta principalmente dalle tracce di Fate, che portano in tour da poche settimane. Sebbene supportati dall’approssimativa acustica del locale, i tre portano sul palco una performance straordinariamente intensa e profonda. La piccola sala live si riempie letteralmente del loro sound che dal vivo viene fuori in tutta la sua raffinata ruvidezza. 1990, Introspective Trip, Gone Fast, No lessons, Ecstasy si spogliano della cupa purezza del suono dell’album per mostrarsi nella loro rude e intensa carnalità. I tre sul palco mostrano una complicità che sembra raccontare i chilometri percorsi e le ore passate a montare e smontare gli strumenti sui palchi di mille diverse latitudini, trainati soltanto da una voglia incandescente di musica.

I circa sessanta minuti del concerto lasciano intontiti tutti i presenti, i Soviet dal canto loro, salutano e ringraziano infinite volte il pubblico e chi li ha aiutati e supportati nella loro lunga e tortuosa avventura, e lo fanno con lo spirito puro e modesto di chi ama quello che fa, che sta facendo e che spera con tutto il cuore di continuare a fare. Dal canto mio non posso che augurarmi che la loro storia sia solo all’ inizio, perché quello che questo gruppo ha da dire è qualcosa di estremamente bello.

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