Spiritualized – And Nothing Hurt

Non è facile essere Jason Pierce, l’uomo dall’anima rock e cosmonauta, sopravvissuto alla droga e a una chemioterapia. E non è facile smarcarsi da dischi come Ladies And Gentlemen We Are Floating In Space – soprattutto se quel disco è entrato pure prepotente dentro un certo immaginario cinematografico grazie al film di Gondry, Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Lo scorso anno gli Spiritualized hanno celebrato il ventennale di Ladies And Gentlemen, ma è ovvio che un talento come quello di Pierce e soci non potesse di certo accontentarsi di un anniversario. E così ecco un nuovo disco: And Nothing Hurt sembra volerci ricordare la maestria creativa di J Spaceman. Non si tratta di un banale “riempitivo” nella discografia del gruppo: gli Spirtualized si dimostrano in forma splendida, rievocando le loro atmosfere spaziali, e facendo riverberare rock con blues psichedelici e incalzanti come The Morning Afer (pezzo che ha una coda in cui perdersi). Il nuovo album degli Spiritualized ci sospende: ancora una volta la loro musica fa staccare i piedi da terra, e ci porta in viaggio nello spazio. L’effetto è doppiamente dolce e amaro: com’è la vita poi, di fondo. Del resto nel titolo c’è un messaggio di speranza quando Jason ci annuncia che niente fa male – e ce lo ripete fino alla fine del disco in Sail On Through, in un sali-scendi emozionale di suoni che ci avvolgono come dentro una bambagia. A sentirlo – questo disco – ci sentiamo protetti dentro questo breve sogno sonoro in nove tracce.

In un’intervista al New York Times, Pierce ha confidato l’effetto che voleva dare a questo nuovo album su cui ha lavorato per anni – tra pause e deviazioni: voleva qualcosa che suonasse come se fosse uscito fuori dagli studi della Columbia, ma trasmesso da un satellite nello spazio, direttamente dal cielo. Sebbene si dimostri scettico nella riuscita dell’intenzione, basterebbe lasciar suonare la prima traccia del disco – A Perfect Miracle – per capire che in realtà l’effetto sospensione riesce. Oltre a rievocare – spiritualmente – il famoso disco del 1997, sembra proprio che il pezzo venga fuori dal cielo lassù: ecco che ci sorprendiamo a essere sospesi ancora una volta nel rock spaziale e sognante di Pierce, l’ukulele è magico insieme ai suoni che si incastrano perfettamente per dare l’effetto di una vecchia registrazione negli studi Columbia trasmessa dall’altro-mondo. Il testo, persino il testo, che apparentemente potrebbe suonare come un’innocua canzone d’amore, è in realtà a doppio taglio e dimensione: la darling a cui si rivolge Pierce, è pregata di spostarsi un po’. Di mezzo ci sono le ossessioni di tutti i giorni, e i mostri: il miracolo perfetto è rimandato, oppure solo vagheggiato. Si tratta pure di una ballata onirica, che disintegra ogni tentativo di classificare la musica degli Spiritualized. Inclassificabile – a tratti beatlesiana – è pure I’m You Man, una delle tracce che hanno anticipato l’uscita dell’intero album. Qui invece la ballata contiene un messaggio più positivo, le chitarre sono più dure: una promessa per il futuro decantata sotto forma di confessione. Se vi aspettavate le confessioni di un 52enne comune però, cambiate disco: qui si parla di conflitti privati irrisolti, e che probabilmente non si risolveranno mai. Anche se niente fa male, proprio perché niente fa male, allora tutto è confuso lì fuori.

Commovente Let’s Dance, che non è certo la versione di Bowie che ci invitava sfrenatamente a danzare su piste da ballo anni Ottanta. Sembra piuttosto una preghiera per salvarsi, quella di Pierce: danziamo sì, ma con tutti i sogni addosso e le speranze infrante. E la consapevolezza che la vita può andare a puttane facilmente. Che si può incontrare la droga sul proprio percorso, una chemioterapia, la malattia, l’amore, e la stanchezza di vivere: ma ci sarà sempre un angolo di salvezza per tutti noi. Quell’angolo per J Spaceman è sempre stata la musica. E noi lo ringraziamo che continui a tirar fuori dischi, nonostante ogni volta prometta che sarà l’ultima. Incontreremo così picchi di buonumore come On The Sunshine, e discese giù come Damaged (entrambe le tracce contengono però sfumature: nessun pezzo è a una dimensione nel mondo-Spiritualized; e allora Damaged sa pure rialzarsi, diventare immaginifica e dolorosa, cullare e schiaffeggiare insieme). And Nothing Hurt è un bel viaggio, dove gli Spiritualized non lasciano niente al caso. Ogni suono è studiato, il gruppo si è preso cura del disco e ne ha fatto un concept sul fluttuare continuo che è la vita. Nove ballate che vi faranno a pezzi, ma vi inviteranno anche a sognare.

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